Economia

Olio Igp Marche

È stata pubblicata sulla Gazzetta Ufficiale dell’Ue la domanda di registrazione dell’attestazione di origine. Ora finalmente si prospetta la nuova tendenza, con l’obiettivo di valorizzare tutto il territorio regionale. La reputazione dell’olio «Marche» è antichissima e si è mantenuta tale fino ai giorni nostri. Molti i riferimenti storici

Olio Officina

Olio Igp Marche

Un altro passo importante è stato fatto. Sulla Gazzetta Ufficiale dell’UE, la n. C 474 del 17 dicembre 2016, è stata pubblicata, a norma dell’articolo 50, paragrafo 2, lettera a), del regolamento (UE) n. 1151/2012, del Parlamento europeo e del Consiglio sui regimi di qualità dei prodotti agricoli e alimentari, la domanda di registrazione nel settore degli oli di oliva vergini della denominazione “Marche”.

L’Igp Marche è caratterizzato da un fruttato medio, verde, amaro medio, piccante medio, con piccole oscillazioni verso l’intenso o verso il leggero, legate a parametri agronomici/tecnologici e all’annata; il fruttato è caratterizzato da note erbacee fresche accompagnate da un tipico sentore di erba talora accompagnato/sostituito da sentori di mandorla e/o carciofo in funzione della componente varietale prevalente.

Le varietà che concorrono in maniera predominante all’Indicazione Geografica Protetta «Marche» sono 12 di cui 10 autoctone. Le autoctone sono le seguenti: Ascolana tenera, Carboncella, Coroncina, Mignola, Orbetana, Piantone di Falerone, Piantone di Mogliano, Raggia/Raggiola, Rosciola dei Colli Esini e Sargano di Fermo. Le altre 2 varietà – Frantoio e Leccino – sono di utilizzo consuetudinario essendo entrambe presenti sul territorio da circa un secolo poiché diffusesi a seguito delle forti gelate del 1905, 1929 e 1956 per via della loro resistenza al freddo oltre che per le buone caratteristiche di produttività. Le 12 varietà sopra indicate devono essere presenti negli oliveti, da sole o congiuntamente, per un minimo dell’85 %. Sono ammesse altre varietà fino a un massimo del 15 %.

La zona di produzione dell’Indicazione Geografica Protetta «Marche» comprende una lunga serie di Comuni il cui territorio risulta olivato e idoneo per ottenere produzioni con le caratteristiche qualitative previste.

La reputazione dell’olio «Marche» è antichissima e si è mantenuta fino ai giorni nostri. I riferimenti storici più antichi si riferiscono all’olio «di Marca» o «de Marchia» mentre negli ultimi due secoli si è diffusa maggiormente la declinazione plurale olio «Marche» riferita al nome della Regione che compare definitivamente nel decreto di annes­ sione allo Stato italiano del 1860.

Troviamo menzione dell’olio Marche e della sua qualità nel periodo delle Signorie. Nel 1228 le navi marchigiane che approdavano sulla riva del Po a Ferrara dovevano pagare un pedaggio, «il ripatico», consistente in 25 libbre di olio al quale veniva conferito un valore superiore a quello di altre regioni. Ciò è confermato dai capitolari dell’Arte dei «Ternieri» di Venezia, redatti nel 1263 nei quali è sancito che «l’olio de Marchia» doveva essere separato dalle altre produzioni similari per rivenderlo ad un prezzo superiore in virtù del suo colore e sapore.

L’olio Marche veniva venduto anche ai commercianti fiorentini; nel 1347 i lanaioli di Firenze hanno importato dalle Marche ben 2 500 orci di olio di oliva. Questa esportazione verso le altre regioni è continuata fino alla metà del 1600. Infine, è del febbraio del 1828 la lettera del grande poeta marchigiano Giacomo Leopardi che segnala al padre come «l’olio della Marca» fosse famoso anche fuori della Regione.

Questa antichissima reputazione è restata immutata nel corso dei secoli e oggi, più che mai, l’olio Marche viene ricercato e apprezzato in virtù delle sue caratteristiche. Ciò è dimostrato dai numerosi riconoscimenti ottenuti in campo nazionale e internazionale dalle aziende marchigiane negli ultimi anni (riconoscimento come miglior olio italiano da metodo tradizionale a presse da parte dell’Unione Mediterranea Assaggiatori Oli, World Culinary Cup all’Expogast, International Olive Oil Award di Zürich, Los Angeles County Fair, Der Feinschmecker, Due Olive Award di Slow Food, BioFach, AVPA di Paris, New York International Olive Oil Competition, Global Olive Oil Competition di Shangai, Copenhagen International Olive Oil Awards, Orciolo d’oro dell’Enohobby, Ercole Olivario).
A ciò si aggiunge la diffusione del nome, sia in commercio che nel linguaggio comune, che emerge da numerosi elementi oggettivi. Tra tutti, si evidenzia che digitando sui principali motori di ricerca le parole «olio Marche», si trovano migliaia di documenti, molti dei quali sono particolarmente significativi e testimoniano la diffusione del nome presso gli addetti ai lavori a partire dagli operatori economici.

Nel commercio la diffusione è stata limitata, negli ultimi anni, dalla regolamentazione europea sull’indicazione dell’origine (Reg CE 2815/98, Reg. CE 1019/2002 e Reg. UE 29/2012); ma nonostante ciò la richiesta del mercato ha indotto alcuni produttori ad utilizzare comunque il riferimento geografico olio Marche come dimostrano i numerosi provvedimenti sanzionatori del competente Dipartimento del ministero delle Politiche Agricole alimen­tari e forestali.

Questa elevata reputazione dell’olio Marche deriva senza dubbio dalle sue caratteristiche qualitative dovute a un insieme di fattori: pedoclimatici, tecnologici e socio-economici.
L’olio Marche è un prodotto riconoscibile, dal colore giallo-verde, dal fruttato tendenzialmente medio o medio-intenso. Nel complesso è un olio molto aromatico ed equilibrato nelle sensazioni gustative. La descrizione del profilo organolettico e sensoriale dell’olio «Marche», derivante da analisi effettuate su 259 campioni a partire dal 2009, è avvalorata dalla relazione tecnica elaborata dal capo panel dell’Assam (panel accreditato dal COI nel 2001 e ora autorizzato dal ministero delle politiche agricole, alimentari e forestali).

Un altro studio, effettuato dall’Istituto di Elaiotecnica di Pescara, volto ad evidenziare «Elementi di Caratterizzazione Interregionale», ha interessato centinaia di campioni di olio prodotto nel territorio marchigiano per i quali sono stati registrati gli spettri di 13C. L’analisi statistica delle intensità relative dei segnali 13C degli acidi grassi dei triglice­ridi è finalizzata alla identificazione di raggruppamenti di oli omogenei condizionati dall’areale geografico di pro­duzione. Su questa base scientifica lo studio ha accertato che, in confronto con altri oli provenienti dalle regioni Abruzzo e Puglia, gli oli provenienti dalla regione Marche formano «un raggruppamento distinto». Ciò è di ulteriore conferma della specificità dell’olio delle Marche derivante da proprie caratteristiche specifiche attribuibili all’intera­ zione tra ambiente geografico e territorio di produzione.

Dal punto di vista climatico, secondo la classificazione del Mennella che ha suddiviso l’Italia in 15 compartimenti climatici, le Marche, caratterizzate da un’isoterma annua compresa tra 15 ° e 16 °, rientrano nell’area 6 (Versante dell’Adriatico centrale).

La zona di produzione copre circa il 76 % della superficie regionale e consente di assicurare la sostenibilità econo­mica dell’IGP in quanto permette di disporre di una massa critica di prodotto, che seppure rappresenti una quota nell’ordine delle 0,5 %-0,7 % della produzione nazionale, può garantire una remunerazione soddisfacente agli agri­coltori, nel rispetto di uno dei principi fondamentali del Reg. (UE) 1151/2012.

La specificità del prodotto non presenta sensibili variazioni tra le diverse aree olivicole delle Marche in quanto la zona di produzione è abbastanza omogenea e va sottolineato che, alla produzione dell’olio «Marche», concorrono in massima parte varietà autoctone che si sono selezionate e radicate nel corso dei secoli.

La regione Marche è la regione adriatica più a nord in cui l’olivo rappresenta la principale coltura arborea. Ciò influisce sull’unicità del prodotto caratterizzato da una fluidità riconducibile alla minore sintesi dell’acidi grassi saturi, quali pal­mitico e linoleico, rispetto all’acido oleico e altri acidi insaturi. Tale composizione acidica lo avvicina più agli oli del Garda e della Liguria quali zone limite per la presenza della olivicoltura ed alla conseguente insaturazione della sostanza grassa date le condizioni climatiche semicontinentali.

Le temperature tendenzialmente poco elevate favori­scono inoltre la presenza dei polifenoli il cui contenuto è il più alto tra tutte le denominazioni italiane registrate (42 DOP e 1 IGP). Ad arricchire ulteriormente il profilo sensoriale dell’olio con sentori peculiari (erba, mandorla, car­ciofo) contribuiscono le varietà locali che nel corso dei secoli si sono adattate all’ambiente marchigiano.

Ulteriore elemento di specificità dell’olio Marche è il livello di acidità massima (0,4 %) che è il più basso in assoluto tra le denominazioni registrate. Questo parametro qualitativo riduce sensibilmente la variabilità dell’olio ottenuto nella zona di produzione delimitata.

Un altro fattore che concorre a caratterizzare la qualità dell’olio delle Marche è la particolare attenzione che tradi­zionalmente è stata sempre prestata nella fase di raccolta sia nella scelta del periodo ottimale sia nella modalità utilizzata. Nel tempo, è rimasta costante la modalità di raccogliere il frutto direttamente dalla pianta, brucandolo a mano o con l’ausilio di strumenti agevolatori – pratica, questa, attualmente più diffusa – o con sistemi meccanici che garantiscano l’integrità del frutto. Nelle Marche non è mai stata praticata la raccolta dell’oliva caduta a terra.

Anche la tecnologia di estrazione ha nelle Marche una lunga tradizione. Un censimento del 1910 in provincia di Ancona rileva 163 frantoi attivi, tra forza animale e forza motrice, tanto da far dedurre una capillare distribuzione di impianti in tutti i Comuni della regione interessati alla coltura dell’olivo. Nel 2000 sono operativi nella regione 165 frantoi. Tale dato consente di affermare che oggi, in ogni Comune ove è presente l’olivicoltura, è assicurato il servizio di spremitura delle olive data la capillare distribuzione degli impianti. Una vera e propria rete di frantoi che garantisce che la molitura avvenga in tempi rapidi mantenendo inalterata la qualità delle olive. La disponibilità di moderne tecnologie è dovuta anche alla presenza, nelle Marche, dell’azienda leader a livello mondiale nel settore della produzione di macchinari per l’industria olearia.

La foto di apertura è del prestigioso Frantoio Gabrielloni di Recanati

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