Economia

Olivagione 2015 nel basso Lazio

Come si prefigura la nuova raccolta delle olive in un’areale storicamente vocato all’olivicoltura? Da sopralluoghi effettuati nei campi olivati, i frutti risultano di buona qualità ma con quantità ridotte rispetto alla possibile capacità produttiva delle piante

Donato Galeone

Olivagione 2015 nel basso Lazio

E’ riconosciuto da molti consumatori, non solo italiani, che l’olio extra vergine di oliva prodotto nel basso Lazio di Ciociaria e nella Tuscia dell’alto Lazio è ottenuto da olivi secolari e incentivati in parte, all’inizio dell’800, anche dallo Stato Pontificio.

Sono olivi prevalentemente impiantati su terreni collinari esposti a sud-est che caratterizzano un tipico ecosistema agroforestale paesaggistico rurale del frusinate circondato e coperto da circa il 70 % dai monti Ernici, Lepini, Aurunci e Ausoni.

In questo contesto agroambientale di inestimabile valore naturalistico, da salvaguardare, vegetano su circa 20 mila ettari gli olivi di Ciociaria coltivati da oltre 30 mila piccoli produttori impegnati a curare particelle di terreno olivato mnimali tra 0,50 e 0,75 ettari, ottenendo un olio di alta qualità destinato sia all’autoconsumo ma anche alla vendita delle olive o del restante olio, di anno in anno, al migliore prezzo di mercato locale.

Sappiamo, come già annunciato da alcuni, che le previsioni della produzione 2015 di olio oscillerà in Italia tra le 300 e 330 mila tonnellate. Si stima, nel caso specifico, che Lazio e Toscana potranno contribuire con circa 12-14 mila tonnellate mentre appare sovrastimata – per la Ciociaria – una produzione di olive da raccogliere sulle 2.300.000 piante per ottenere – prevedendo una possibile resa 15-17 kg di olio/q.le di olive – circa 7.500 tonnellate di olio originato dalle olive della Provincia di Frosinone (stima tratta da un comunicato stampa Coldiretti Frosinone del 5 ottobre 2015).

Ad oggi è da confermare, solo previsionalmente, che dai sopralluoghi effettuati nei campi olivati, da Vallecorsa al basso Lazio e dalle Colline Pontine alla Tuscia viterbese, che le olive vegetanti sulle piante – rispetto alla disastrata annata 2014 – sono di buona qualità ma di quantità ridotta rispetto alla possibile capacità produttiva della pianta.

Le olive, favorite in quese ultime settimane dall’attesa piovosità, attendono di essere raccolte e trasportate, con cura, al più vicino frantoio, partecipando e chiedendo anche informazioni, oltre i costi dovuti al frantoiano, su tutte le fasi operative e innovative del processo di trasformazione delle olive, in resa di olio da conoscere e comunicarla anche al consumatore per orientarlo verso l’acquisto – mediante prezzo trasparente – di un olio certificato e classificato extra vergine ottenuto da olive italiane.

Un semplicissima esemplificazione che mi permetto definire “divulgativa”:

se da 100 kg di olive, quotate e pagate al migliore prezzo di mercato locale tra 50-55 euro /quintale e al frantoio spunta una resa tra 15-17 Kg di olio + il costo minimo della trasformazione di 0,10 euro kg di olive si può conteggiare un primo costo trasparente dell’olio:

€ 50,00 + 10,00= 60,00 € diviso 15 kg = 4,00 €/kg olio
€ 55,00 + 10,00= 65,00 € diviso 17 kg = 3,82 €/kg olio

Ma l’olio ottenuto deve essere trasportato e custodito a temperatura costante sotto azoto per una buona conservazione o si deve confezionare ed ecco un secondo costo aggiuntivo al primo:

€ 4,00 + 0,96 € (stoccaggio+confezionamento)= € 4,96
€ 3,82 + 0,96 € ( “ “ )= € 4,78

A questi costi basilari minimi – verificabili – si deve aggiungere un terzo costo medio Kg/olio di 0,05 €/kg per l’analisi fisico-chimica e organolettica (panel test) del prodotto.

Fermo restando, quindi, queste semplici indicazionii – che possono localmente variare in più o in meno – la esemplificazione evidenzia gli essenziali costi possibili ed effetttivi della materia primaria, di trasformazione, di stoccaggio e confezionamento dell’olio extra vergine di olive nella fase di franco luogo di partenza del prodotto, verso la vendita al consumatore – prevalentemente – tramite la Grande Distribuzone Organizzata.

Allora, massima attenzione, occhio alla etichettura per conoscere l’origine dell’olio, tenendo in conto i costi effettivi che superano i 5,00 €/kg (franco luogo di partenza) di un certificato olio extravergine di origine italiano che, peraltro e convenzionalmente, deve possedere specifiche caratteristiche analitiche che sono le seguenti:

– l’acidità lobera non deve essere superiore allo 0,4%
– i livelli di etilesteri devono essere massimi di 15 mg/kg
– livelli di perossidi devono esesre massimi di 10 meq/O2/kg

Annata olivicola 2015 buona – ripeto – ma con produzioni ridotte anche di olio italiano in un mercato mondiale, nazionale e locale – prevedibilmente – più che movimentato oltre che speculativo nella qualità e prezzo, tra la domanda che supera l’offerta mondiale di prodotto commercializzato, merceoligicamente, “olio extra vergine di oliva”.

Il Consumatore, a mio avviso, deve attivarsi per conoscere e ricercare l’autentico olio extra vergine laziale e italiano – giorno dopo giorno – mediante un rapporto fiduciario più diretto tra i responsabili delle “filiere locali” che sono i Produttori, i Frantoiani e Confezionatori singoli o associati territorialmente.

La foto di apertura, di Donato Galeone, ritrae un areale olivato terrazzato di Vallecorsa, in provincia di Frosinone

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