Economia

Olivagione 2016, nulla di buono?

Una contrazione generale del 45 per cento, in Italia. Oltre 257 mila tonnellate d'olio, sarebbe questa la prospettiva che ci attende. Le stime produttive elaborate dal Cno, il Consorzio nazionale degli olivicoltori, e dall'Unasco, l'Unione nazionale di associazioni coltivatori olivicoli, non prevedono, per la stagione 2016/2017, una campagna olearia felice. Avvalendosi dei propri tecnici, operativi capillarmente nei vari areali, è stato elaborato un quadro che non lascia adito a dubbi. In alcune regioni si arriva a un calo produttivo del 70 per cento

Olio Officina

Olivagione 2016, nulla di buono?

Ogni anno c’è sempre una grande attesa, e questa volta le stime di previsione per la campagna olearia 2016/17 non lasciano presagire nulla di buono. Il Consorzio Nazionale degli Olivicoltori (Cno) e l’Unione Nazionale di Associazioni Coltivatori Olivicoli (Unaasco), hanno elaborato i dati raccolti nelle diverse realtà olivicole nazionali dalla propria rete territoriale di tecnici e il risultato indica una produzione in netto calo rispetto alla campagna precedente, con una riduzione che supererebbe il 45% e che, nelle prossime settimane, fino al completamento della raccolta, potrebbe peggiorare, se le condizioni climatiche dovessero ostacolare le operazioni di raccolta e se le temperature, troppo miti, continueranno a favorire lo sviluppo di ulteriori generazioni di mosca.

La raccolta che sotto il profilo della maturazione avrebbe potuto attendere ancora qualche settimana, è stata in molti casi anticipata per tutelare la qualità del prodotto presente, visto che il monitoraggio della mosca olearia continua ad indicare un po’ ovunque un ampio superamento delle soglie di danno. I frantoi – sempre secondo quanto si apprende dalla nota congiunta di Cno e Unasco – hanno cominciato ad aprire già nella seconda metà di settembre e non solo nelle regioni, come la Sicilia, dove questa tempistica è prassi e sono ormai in piena attività un po’ ovunque.

Alla base di questo deludente risultato l’alternanza produttiva e un complesso di condizioni micro e macro climatiche sfavorevoli nel corso dell’annata che hanno influito negativamente sulle produzioni creando un contesto piovoso, fresco e umido, che ha stimolato lo sviluppo di parassiti e patogeni che sono risultati difficili se non impossibili, in alcuni casi, da controllare.

Ci si attendeva una annata così detta di scarica. Una prima indagine compiuta a luglio da Cno e Unasco aveva già evidenziato uno stato di carica degli oliveti decisamente contenuto rispetto alle piene potenzialità, come immediata conseguenza dell’abbondante produzione della campagna precedente.L’alternanza di produzione veniva additata dai tecnici quale principale responsabile del parziale stato di carica degli oliveti.In quel periodo di rilevazione, la fioritura veniva già segnalata come ostacolata da una primavera eccessivamente piovosa e risultava al di sotto delle aspettative, seguita da un’allegagione spesso scarsa. Le informazioni relative alle prime fasi della fruttificazione contribuivano a dipingere un quadro a tinte scure a causa degli attacchi precoci di mosca olearia che venivano già segnalati da più parti, insieme a quelli della tignola, troppo spesso sottovalutati dagli olivicoltori.

Sinteticamente, in generale ma con le dovute eccezioni, la primavera umida e piovosa ha influenzato negativamente la fioritura e l’allegagione, e su tali premesse si sono innestati problemi parassitari, in particolare, i ripetuti attacchi di mosca. La difesa non è stata e continua a non essere facile e se in regime di produzione convenzionale, attraverso monitoraggi e trattamenti larvicidi, si cerca di limitare i danni nel caso delle produzioni biologiche, risulta certamente più difficile difendersi dalla forte pressione esercitata dal parassita.

Le cose sono andate peggiorando nel prosieguo della stagione con l’intensificarsi di attacchi parassitari che in alcuni casi sono risultati impossibili da contenere, con particolare danno nelle aziende a conduzione biologica. In molti casi, particolarmente nelle piccole aziende, a fronte di una produzione limitata e in parte se non del tutto compromessa, i produttori potrebbero rinunciare a raccogliere, scelta non razionale sotto il profilo tecnico ma assolutamente comprensibile sotto quello dei costi. Si ritiene dunque che a consuntivo la produzione dell’annata 2016/17 potrebbe risultare ulteriormente ribassata.

È soprattutto il segno negativo della variazione percentuale nelle regioni meridionali maggiormente produttive che impatta fortemente sulla media nazionale. Calabria e Sicilia presentano produzioni più che dimezzate rispetto a quelle dell’anno precedente.

In Puglia (-40%), il calo produttivo è condizionato soprattutto dalle scarse produzioni attese in Salento. Le province di Foggia (-8%) e di Bari (-25%) pur presentando segno negativo si difendono rispetto alle province di Taranto e Brindisi e di Lecce. Anche in questo caso la qualità attesa subirà un calo imputabile a parassiti e patogeni.

In Calabria (-65%) risulta particolarmente penalizzata la provincia di Reggio Calabria particolarmente nell’areale della piana di Gioia Tauro e del versante tirrenico, seguita da quella di Catanzaro. Le province di Crotone e di Cosenza presentano mediamente un calo del 50% della produzione sebbene, anche in questo caso, ci siano degli areali dove le produzioni soffrono di meno come nel caso della collina interna crotonese e dell’areale ionico del cosentino dove ci sono le produzioni maggiori.

In Sicilia (-65%) il calo produttivo è stato definito pari a quello della campagna 2014/15, l’anno horribilis dell’olivicoltura italiana. Ai fattori già menzionati che hanno influito negativamente sulle produzioni attese si è aggiunto un lungo periodo siccitoso che ancora perdura. Inoltre, nella provincia di Catania, va segnalata un’ulteriore problematica sanitaria legata alla diffusione della lebbra dell’olivo.

Nel Lazio (-35%), sembrerebbe tenere la provincia di Viterbo dove il segno negativo si ferma al -15%, determinato soprattutto dalla siccità estiva che ha interrotto un andamento fino a quel momento favorevole delle condizioni meteorologiche. Sulle varietà più precoci rispetto alla caninese, varietà tipica della provincia, quali Leccino e Frantoio, gli attacchi di mosca sono stati severi e solo a consuntivo si potranno valutare a pieno i danni alle produzioni biologiche e a denominazione di origine protetta (Tuscia e Canino). La provincia di Rieti sembrerebbe invece raggiungere un calo medio del 40%, come le rimanenti province.

In Campania (-50%) la produzione oltre ad essere scarsa quantitativamente, si presenta particolarmente deludente sotto il profilo qualitativo in particolare nel Salernitano che è la provincia che maggiormente contribuisce alla produzione campana. Anche in questo caso gli attacchi di mosca e un’infestazione di lebbra senza precedenti hanno penalizzato la qualità e la quantità della produzione.

Sono però da segnalare ampie aree in cui la produzione sembra aver mantenuto o superato il livello dell’annata precedente. Al Centro Nord è il caso della Toscana (+2%) e dell’Umbria (+12%), uniche due regioni, oltre al Veneto (+1%), in tutto il Paese a presentare complessivamente un segno positivo. Come sempre le produzioni olivicole hanno un andamento non uniforme, a macchia di leopardo, e anche nell’ambito delle regioni con segno positivo si riscontrano areali dove il calo produttivo è stato sensibile. In Toscana, ad esempio, è il caso province di Grosseto, Livorno e Pisa.

L’Abruzzo (-50%) è un’altra regione a segno negativo, particolarmente penalizzata la provincia di Pescara. La primavera in parte fredda e piovosa e l’estate mite con temperature sempre al di sotto della media e discretamente piovosa, hanno portato ad una produzione mediamente bassa e ad un incremento delle attività di parassiti e patogeni. La tignola ha provocato una cascola delle drupe a fine agosto e successivamente la mosca, che già aveva iniziato a provocare danni, ha proseguito nella sua opera. I diversi interventi che la maggior parte delle aziende (convenzionali e a produzioni DOP) ha effettuato hanno contenuto ma solo in parte i danni e il susseguirsi di numerose generazioni ha comunque danneggiato le produzioni, a maggior ragione nelle aziende biologiche nelle quali gli interventi con i prodotti permessi non sono riusciti a fermare l’elevata infestazione di Bactrocera oleae.La Basilicata e il Molise condividono la sorte delle regioni a segno negativo e si assestano su percentuali di riduzione produttiva intorno al -50%.

In Sardegna (-70%), la produzione prevista si attesta attorno al 70% in meno rispetto alla scorsa campagna. Una situazione comunque disomogenea e distribuita a macchia di leopardo. Nella provincia di Orosei, rispetto allo scorso anno si registra un 40% in meno.

L’Umbria, presenta un segno positivo in entrambe le province, grazie alla varietà Moraiolo che ha mostrato un’ottima percentuale di allegagione e non sembra aver risentito delle avversità atmosferiche e parassitarie. Per questa regione si prevede una buona qualità anche per le produzioni biologiche e a denominazione di origine.

Le altre regioni del Centro Nord, come tutte quelle meridionali, presentano tutte segno negativo. La Liguria mostra un calo generalizzato con particolare sofferenza nella provincia di Imperia dove in alcuni areali si raggiunge il -65%.

Particolarmente colpite appaiono le Marche (-65%), in termini quantitativi, con produzioni più che dimezzate, e serie problematiche legate alla qualità. In tutta la regione sono segnalati attacchi intensi al punto da essere fuori controllo e compromettere interamente le produzioni soprattutto nelle aziende biologiche.

Date queste premesse, i mercati non potevano rimanere indifferenti. Dopo la fase stabile del periodo estivo, la quotazione media dell’extravergine nazionale è andata progressivamente incrementando, durante tutto il mese di settembre, passando da 4,13 €/kg (netto Iva) della fine di agosto agli attuali 4,4 €/kg, con un incremento del 6,54%. Le prospettive non confortanti di questa campagna che la fanno fin troppo assomigliare alla 2014/15, da molti indicata come una delle peggiori degli ultimi 80 anni, tendono ad incrementare il valore degli stock e spingono i prezzi al rialzo.

I prezzi dell’olio d’oliva italiano saranno comunque inevitabilmente influenzati oltre che da condizioni e circostanze locali e nazionali anche dai quantitativi prodotti negli altri paesi, del bacino del Mediterraneo. I Paesi per i quali si prevede una contrazione della produzione sono Grecia, Portogallo, Marocco e Tunisia, mentre per Spagna e Turchia le stime di produzione prevedono dei segni positivi rispetto alla scorsa campagna.

La presente nota è l’espressione diretta di una iniziativa congiunta che ha visto elaborare insieme, Cno e Unasco, i dati raccolti dai loro rispettivi tecnici. Sono previsioni che Olio Officina Magazine si limita a riportare tal quali, ringraziando in particolare Marco Magheri per tali dati. Anche la tabella riportata all’internod el testo è stata elaborata da Cno e Unasco. La foto di apertura, dell’azienda Bufalefi di Noto, riporta una classica scena di raccolta delle olive in Sicilia.

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