Economia

Perché l’Imu agricola è iniqua

Tre buoni motivi per cui l’imposta sui terreni è da considerare una imposizione inopportuna. E tre altri buoni motivi sul perché tale tassazione è da ritenere nel contempo ingiusta e perfino poco onesta. Colpire i beni strumentali, significa in fondo togliere l’ossigeno per respirare. La prima beffa è che non ci sarà il gettito previsto, in quanto le categorie interessate hanno le tasche vuote. La seconda e grande beffa è che alla fine, se sarà ritenuta incostituzionale, chi ha pagato non potrà pretendere restituzioni e chi non ha pagato la farà franca…

Felice Modica

Perché l’Imu agricola è iniqua

Nell’approssimarsi della infausta scadenza di giugno, ecco alcune sintetiche riflessioni da sottoporre al premier Renzi, che ieri sera in TV diceva: “abbiamo il compito di cambiare l’Italia: la cambieremo! Abbiamo il compito di non mollare: non molleremo!” Gli manca solo: “vincere, e vinceremo!” e la caricatura è perfetta…

Dunque, l’IMU Agricola è iniqua:

1) in quanto colpisce beni strumentali. I terreni agricoli servono all’agricoltore per lavorare. Sarebbe come se, al professionista, si tassasse il certificato di laurea;

2) perché l’applicazione di questa legge comporta una serie di disparità di trattamento, creando agricoltori di serie A e di serie B a parità di altitudine o tipologia del terreno, ma solo come conseguenza indiretta del fatto che il terreno in questione ricada o meno nel territorio di un comune montano o semimontano (elenchi tassativi Istat);

3) perché non tiene in alcun conto la qualifica di territorio svantaggiato, che non viene cancellata dall’ordinamento ma, in pratica, si svuota di contenuto.

L’IMU agricola è inopportuna perché:

1) colpisce la categoria degli agricoltori, già in crisi, con una patrimoniale che rischia di trasformarsi nel colpo alla nuca;

2) non darà il gettito previsto in quanto le categorie interessate non hanno la possibilità di pagarla;

3) inopportuna perché in un momento delicatissimo, durante il quale si registra un crescente interesse da parte di turisti nord europei e italiani continentali alla ricerca di un “buen retiro mediterraneo”, questo ulteriore balzello può avere la forza, anche psicologica, di rallentare, se non arrestare del tutto la positiva tendenza. Uno “statista” non può avere il respiro corto. Per definizione.

L’Imu sui terreni agricoli è inoltre un’imposizione che, nel più classico degli stili italici (altro che rottamazione…), scarica su altri le responsabilità di una irresponsabile gestione della cosa pubblica. Si tolgono 350 milioni ai Comuni e gli si dice di andarseli a prendere dagli agricoltori, che sarebbe come ordinare di sparare sulla Croce Rossa. Senza pensare che, oltretutto, anche gli incassi che faranno i Comuni – perfino il Comune di Noto, col suo vastissimo territorio, quarto per estensione in Italia – sono ipotetici ed estremamente improbabili. Alle enormi difficoltà di riscossione si sommerà infatti la “fine strategia” del Governo Renzi, che si propone di trattenere il gettito – anche l’intero gettito – fino al raggiungimento della cifra (questa sì cospicua) che ha deciso di tenere per sé. Ai Comuni, quindi andranno, se andranno, solo le briciole e l’impopolarità.

Non ci resta che sperare nella Giustizia Amministrativa, che si pronuncerà a Giugno. In tale occasione, si spera vengano accolte, almeno alcune fra le eccezioni di incostituzionalità sollevate dai ricorrenti (varie associazioni di Comuni), sia in materia fiscale che di uguaglianza fra i cittadini. In tal caso la questione sarà rimessa alla Corte Costituzionale e tutto verrà bloccato, almeno per i prossimi due anni. More italico, chi ha pagato non potrà pretendere restituzioni e chi non ha pagato la farà franca…

W Renzi, W l’Italia, Paese dal quale si dovrebbe fuggire ma nel quale, ormai a malincuore, continuiamo a fare il nostro dovere fino in fondo.

La foto di apertura è di Luigi Caricato

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