Economia

Ripensare l’etichettatura

La campagna di sensibilizzazione lanciata da Olio Officina - Etichetta olio: Visto, si stampi! - sta riscuotendo un grande consenso, segno che le imprese vivono uno stato di grande incertezza e tensione. Una bottiglia d’olio immessa in commercio non può tramutarsi in qualcosa di farraginoso e complicato al punto da ingenerare le più svariate e contraddittorie interpretazioni in chi deve esercitare i controlli a garanzia dei consumatori. Se ne parlerà a Olio Officina Festival

Alfonso Pascale

Ripensare l’etichettatura

Il tema lo avevamo trattato nell’edizione 2015 di Olio Officina festival. E avevamo anche atteso che qualcosa avvenisse, nel cuore dell’apparato burocratico, ma, si sa, la semplificazione in Italia `e sempre un’utopia. Così, anche nell’edizione 2017 del grande happening che si svolgerà a Milano dal 2 al 4 febbraio affronteremo il tema (leggi il programma QUI), ma questa volta con l’impegno a prendere le firme e cercare di agire concretamente. Non si sa mai.
Ecco allora una firma prestigiosa, lo storico dell’agricoltura Alfonso Pascale, con un suo intervento.
Per saperne di più, leggete anche QUI: Etichetta olio: Visto, si stampi!

Olio Officina ha lodevolmente lanciato una campagna di sensibilizzazione sul tema dell’etichettatura dell’olio d’oliva (QUI). Il fine è quello di ottenere una procedura semplificata per fare in modo che, da una parte, il produttore abbia la certezza di aver rispettato gli obblighi di legge e, dall’altra, il cittadino consumatore abbia la garanzia che i controlli funzionino in modo efficiente.


L’etichetta rappresenta il “biglietto da visita” di una bottiglia d’olio per mettere in condizione il consumatore di conoscere l’identità del prodotto, il suo livello di qualità e le indicazioni sulla provenienza.

È, dunque, paradossale che un atto così essenziale per favorire la fiducia nello scambio economico si sia trasformato nel suo contrario: un qualcosa di farraginoso e complicato al punto tale da provocare un senso di incertezza in chi lo deve compiere e ingenerare le più svariate e contraddittorie interpretazioni in chi deve esercitare i controlli a garanzia dei consumatori.

La fiducia ha bisogno di sincerità, univocità, collaborazione, responsabilità. Non si costruisce la fiducia alimentando inutili vessazioni, atteggiamenti discrezionali e odiosi pregiudizi nei confronti delle imprese, sia grandi che piccole. E soprattutto quando ad accentuarli è la pubblica amministrazione, agendo senz’anima, in modo burocratico e asettico.

Non si costruisce la fiducia insinuando il sospetto che tutti gli operatori economici siano di per sé disonesti. E che, quindi, non ci sia altro da fare che gravare le imprese di ogni specie di carico per poterle tormentare in continuazione.

L’economia non potrà mai decollare se non si liberano le attività produttive da questa mentalità ottusa, che serpeggia ancora indisturbata nella pubblica amministrazione.

Sia chiaro, la campagna di sensibilizzazione non ha il fine di modificare le normative con il rischio di ridurre le garanzie per i consumatori. Intende sollecitare soltanto un percorso semplice che permetta di tranquillizzare gli operatori, far rispettare le norme, consolidare la fiducia e salvaguardare i cittadini.

Qual è questo percorso? La proposta molto semplice è questa: s’individui in un solo ufficio dell’Icqrf l’autorità unica a cui far pervenire le etichette da autorizzare con un “visto si stampi”. Una volta ottenuta la validazione da parte di tale organismo, essa dovrà essere considerata incontestabile da parte di altri controllori. I quali naturalmente potranno accertare la piena osservanza di quanto disposto dalla autorizzazione ufficiale. Ma dovranno limitarsi a fare solo questo.

Come appare evidente, si tratta di una proposta di buon senso che tutti dovrebbero accogliere con sollievo. La buona politica è fatta di queste cose normali per fare in modo che vendere al pubblico una bottiglia etichettata diventi davvero un atto di fiducia. E questo può avvenire se lo scambio economico torna a fondarsi sulla semplicità e “intimità” di una relazione tra le istituzioni e le imprese che pone al centro la responsabilità reciproca.

Il senso dello Stato si alimenta di tale responsabilità in un rapporto biunivoco, fluido e solidale.

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