Economia

Serve agire, e serve farlo adesso. Tutele e politiche mirate per l’ortofrutta pugliese

Nel corso dell’intervista a Giacomo Suglia, presidente dell’Associazione produttori ed esportatori ortofrutticoli della Puglia, Apeo, si è discusso sui molti aspetti che compongono il settore. Pur contribuendo in modo determinante all’economia dell’intero Paese, non mancano le criticità alle quali occorre far fronte, soprattutto a quelle derivanti dai rincari energetici e dal conflitto russo-ucraino. Sono richiesti interventi da parte delle istituzioni a supporto di un comparto che restituisce numeri importanti sia a livello nazionale, sia mondiale

Roberto De Petro

Serve agire, e serve farlo adesso. Tutele e politiche mirate per l’ortofrutta pugliese

Tra i più importanti comparti dell’agricoltura pugliese, e italiana, quello ortofrutticolo sta attraversando notevoli difficoltà per la contrazione generalizzata della domanda per gli aumentati costi energetici per la scarsità di acqua, della mano d’opera, delle colture come quelle idroponiche, per non parlare poi delle serre che hanno visto la triplicazione del costo energetico con i prezzi schizzati alle stelle difronte ad una forte riduzione della domanda.

Aumento dei costi energetici, carburanti, acqua, manodopera, pedaggi autostradali. Intervista a Giacomo Suglia, presidente dell’Apeo, associazione produttori ed esportatori ortofrutticoli della Puglia e vice presidente nazionale di Fruit Imprese.

Partendo dai risultati di Fruit Logistica qual è, tra pandemia e guerra, lo stato di salute del comparto ortofrutticolo pugliese

«Finalmente dopo due anni ci siamo ritrovati nella fiera più importante a livello mondiale per l’ortofrutta. Grazie alla sensibilità della Regione Puglia, ci è stata data l’opportunità di presentarci con dieci stand, oltre a centinaia di operatori del settore in cui abbiamo potuto incontrare alcuni clienti e fornitori. Purtroppo non c’è stata l’affluenza degli ultimi anni, naturalmente a causa di fattori diversi, come la pandemia e la guerra tra Federazione Russa ed Ucraina. La nostra ortofrutta viaggia per il 70-80% nei canali della Gdo e la rimante parte nei mercati generali. Il tema predominante è stata la preoccupazione per il continuo aumento dei costi da parte dell’intera filiera, dal produttore alla distribuzione finale, considerando che il potere d’acquisto è in continua discesa con consumi sempre più lenti. I dati del 2021, comunque, hanno confermato un incremento delle produzioni e soprattutto delle esportazioni, che vedono il prodotto di eccellenza della Puglia, cioè l’uva da tavola, al secondo posto tra i prodotti più esportati con quasi 730 milioni € di controvalore (+1,21%). La Puglia contribuisce in maniera importante al saldo positivo della bilancia commerciale dell’ortofrutta italiana».

La prossima campagna, tra qualche settimana, è quella cerasicola. Come si presenta dal punto di vista produttivo e commerciale

«Questo stato di crisi ci preoccupa alla vigilia di arrivo di prodotti primaverili ed estivi come le ciliegie, di cui noi delle provincie di Bari e Barletta – Andria – Trani siamo i primi in Italia con una produzione di circa 50.000 tonnellate, oltre ad albicocche, pesche, angurie e dalla prima decade di luglio con l’uva da tavola, di cui siamo i primi produttori in Europa e tra i primi a livello mondiale. Da un punto di vista climatico la prospettiva è buona in quanto le temperature miti e ventilate stanno favorendo una buona impollinazione».

Anche se ci vuole ancora qualche mese, i produttori pugliesi pensano però alla campagna dell’uva da tavola che risulta più importante dal punto di vista economico e sociale. Mi pare ci siano novità produttive con un aumento delle superfici e delle cultivar, soprattutto Apirene

«La nostra produzione di uva da tavola è in linea con le esigenze dei consumatori mondiali perché possiamo offrire uva fresca per sei mesi, da luglio a dicembre. Abbiamo sia l’uva tradizionale, cioè uva con semi, e uva senza semi, Apirene, per questo diamo ai consumatori un ventaglio di varietà unico. In questi ultimi tre anni la quota delle uve seedless, Apirene, ha raggiunto il 50% dell’intera produzione pugliese, che registra il 70% dell’intera produzione italiana, ovvero circa otto milioni di quintali. Oltre a queste credenziali, siamo unici nell’avere il marchio di Igp Uva di Puglia, unico marchio comunitario che abbraccia l’intera produzione regionale di uva da tavola tradizionale in Puglia. Inoltre, non possiamo dimenticarci di avere un’importante produzione di ortaggi, agrumi e patate. A coronamento di tutto questo, a livello nazionale siamo il Paese con il più restrittivo disciplinare fitosanitario, e grazie alla professionalità dei nostri produttori siamo i più rispettosi e attenti all’ambiente. Purtroppo abbiamo un handicap notevole, cioè siamo il Paese con i costi più alti e una burocrazia eccessiva. A questo ora si aggiunge l’aumento dell’energia elettrica, con circa il 100%, e con il caro carburanti, aumentati del 30% oltre a pedaggi autostradali, visto che il 100% delle merci viaggia su gomma. Nonostante queste enormi difficoltà, le nostre pregiate produzioni ci fanno ben sperare in quanto i consumatori sono consapevoli delle qualità fitosanitarie, organolettiche e di rispetto ambientale».

E allora cosa chiedete alla politica e alle istituzioni

«Noi ci permettiamo di lanciare un appello alla politica e alle Istituzioni per trovare la maniera di ammortizzare una parte dei costi, magari intervenendo sulle accise sull’immediato, e sulla riduzione degli previdenziali e fiscali. Insomma, è come dire che lo Stato deve fare un investimento sulle imprese per non farle chiudere e così facendo si salva l’economia nazionale, la quiete sociale e i territori crescono. Ricordo che ogni attività che nasce e/o si consolida in qualsiasi territorio è ricchezza per l’intera comunità. L’eventuale “investimento” dello Stato sulle imprese si rende necessario per non perdere la nostra competitività. A causa della guerra in Europa, tutte le produzioni di livello medio-basso di provenienza dalla Grecia, Moldavia e altri paesi dell’Est Europa che prima andavano sul mercato Ucraino, Polacco e Bielorusso, ora si stanno riversando sul mercato dell’Europa Occidentale con progressivo abbassamento dei prezzi dovuto alla eccessiva offerta di produzioni. Ciò che è in atto è la legge di mercato, cioè il prezzo viene determinato dall’incrocio tra domanda ed offerta».

Si sente parlare della creazione di un Distretto produttivo di qualità dell’uva da tavola pugliese. Di che si tratta e di cosa si occuperà nello specifico

«L’intraprendenza delle aziende pugliesi si nota anche nelle costituzioni di marchi comunitari, come già detto dell’Igp Uva di Puglia, ma anche con nascite di Distretti produttivi. Infatti, si sta tentando di creare un Distretto Uva da Tavola, per avere aziende di alta professionalità, che non solo rappresentano il fiore all’occhiello del territorio, ma che lavorino per promuovere al meglio la propria produzione e valorizzare il proprio territorio. La Puglia è anche tra le prime regioni per il turismo, altra fonte di ricchezza per qualsiasi territorio che vuole sviluppare crescita economica, sociale e culturale».

Giacomo Suglia, Vice presidente Fruit Imprese e presidente Apeo

In apertura, foto di Olio Officina©

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