Economia

Storia della Xylella in Puglia

Mentre il batterio avanza inesorabilmente, non sono mancate nel corso degli anni le figuracce internazionali per come è stato gestito il fenomeno. Tra teorie assurde di alcuni “soggetti”, dopo molti mesi di grandi incertezze e incapacità istituzionali, dopo l'azzeramento del commissario straordinario e l’intervento a gamba tesa della Procura di Lecce, nella situazione attuale quello che già era un dramma ora è diventato non soltanto un disastro agricolo, ma anche sociale, ambientale, paesaggistico e culturale

Roberto De Petro

Storia della Xylella in Puglia

Era il 18 ottobre 2013 quando una e-mail di Antonio Guario, allora Dirigente dell’Osservatorio Fitopatologico Regionale, mi informava che per il lunedì successivo “è stato indetto un incontro presso questo ufficio con le istituzioni scientifiche e gli UPA per stabilire le procedure da adottare a seguito della presenza del “Complesso del disseccamento rapido degli olivi”. Considerata che nei territori limitrofi la pericolosità è elevata si ritiene necessaria la vostra partecipazione all’incontro”.

Il successivo 13 novembre altra e-mail di Antonio Guario, ex Dirigente dell’Osservatorio Fitopatologico Regionale, che recitava “si invia il programma di monitoraggio per la Xylella fastidiosa. Si pone l’urgenza di un rapido accordo contrattuale per avviare le attività che ritengo debbano essere messe in atto urgentemente dall’inizio della prossima settimana. Si prega pertanto di attivarsi e mettersi direttamente in contatto con ISMEA”.
Sì, con ISMEA, perché la Regione Puglia non aveva fondi per affrontare l’avvio delle attività di monitoraggio, prelievo e analisi dei campioni.

L’assessore regionale alle Risorse Agroalimentari Fabrizio Nardoni, con il suo predecessore Dario Stefano, era troppo impegnato in quel momento a promuovere il settore vitivinicolo ed enologico pugliese, specialmente con le elezioni alle porte, e quindi impossibilitato a reperire fondi.
Il reperimento delle provviste economiche avvenne dopo molti mesi ed era limitata al monitoraggio, prelievo e analisi di un certo numero di campioni.
Si andò avanti per un periodo solo in questa attività, brancolando nel buio circa le caratteristiche tecniche/fitopatologiche e la provenienza di questo batterio.

Dalla Costa Rica (importazione di alcune piante ornamentali di caffè infette), agli Usa (la Xylella è presente sulla vite da moltissimi anni), alle teorie assurde di “soggetti” alla Dan Brown che, pur di farsi pubblicità hanno “sparato cavolate” creando tesi di “qualche audace sperimentazione a provocare la catastrofe o ad un’operazione d’intelligence straniera” per danneggiare l’Italia e soprattutto il Salento”. Stendiamo un velo pietoso.
Così dopo molti mesi di grande incertezza e di incapacità delle Istituzioni regionali “fiancheggiate” dall’Università, dal CNR, dal CRSA e dallo IAMB, si arriva alla nomina di un Commissario Straordinario nella persona di Giuseppe Silletti, un commissariamento voluto dalle OO.PP. dalle cooperative e dai produttori olivicoli.

Subito dopo però è intervenuta a gamba tesa la Procura di Lecce, che blocca lo sradicamento degli ulivi, sequestrandoli, e denuncia una serie di “personaggi ed esperti” per diverse ipotesi di reato che vanno dalla diffusione di fitopatologia, falso ideologico, violazioni colpose delle disposizioni ambientali, deturpamento di bellezze naturali, turbativa violenta del possesso di cose immobili.
E’ una figuraccia internazionale per tutti: dal Ministero delle politiche agricole, alla comunità scientifica italiana, in particolare il CNR di Bari e l’Università di Bari e alla Regione Puglia.

Un pool di esperti della Procura di Lecce verifica tra le varie che i presupposti scientifici su cui si sono basate le decisioni prese dalla Regione Puglia e comunicate alla Ue, hanno riscontrato l’esistenza di ben 9 ceppi di Xylella fastidiosa, non uno solo, come affermato dai ricercatori del CNR.

I consulenti tecnici della Procura avanzano diverse ipotesi ma di certo si può affermare che diversi tipi di Xylella sono presenti da molti anni e da molto tempo prima rispetto a quando è stata comunicata la sua presenza alla Ue da parte dell’Istituto fitosanitario regionale, cioè il 15 ottobre 2013, cioè tre giorni prima della mia convocazione alla riunione regionale.

Silletti nel frattempo predispone due Piani che però naufragano miseramente; da una parte per il sabotaggio dei cittadini, che occupano i terreni bloccando le ruspe, invadono strade e ferrovie; dall’altra i numerosi ricorsi al Tar e i due ricorsi alla Corte di giustizia europea.
Di fatto quindi vengono a cadere i presupposti per chiedere l’emergenza e la calamità naturale, in base alle quali si sta già usufruendo di ingenti fondi pubblici, sia ministeriali sia europei. Si tratterebbe quindi di indebita percezione di finanziamenti ministeriali ed europei.
Tant’è che finisce la gestione commissariale e inizia quella ordinaria con tutta una serie di nomine di “tecnici ed esperti” e interventi regionali, peraltro che non sanno nulla di Xylella e poco coordinati ed efficaci, che complicano la situazione e ingenerano confusione, malumori, proteste e qualche intervento “spot” di alcune organizzazioni professionali agricole che praticano nel Salento, su pochi “fazzoletti” di terra, le “Buone Pratiche Agricole” invocate da più parti e, in provincia di Lecce, quasi mai fatte.

Il tempo trascorre invano per due anni tra qualche delibera regionale (non esaustiva), numerose riunioni (senza valide decisioni), alcune visite dell’autorità UE (che minacciano di mettere l’Italia sotto infrazione), e qualche protesta di olivicoltori salentini, mentre il batterio avanza inesorabilmente anche in alcune zone delle province di Brindisi e di Taranto.
E arriviamo ai giorni nostri con ancora manifestazioni di piazza, le sfilate dei trattori ed i sit-in di protesta e le divisioni tra olivicoltori: un gruppo si stacca dalle organizzazioni agricole e fonda il Comitato Olivicoltori Salentini senza partiti e bandiere.

“Le manifestazioni di protesta sono il sale della democrazia”, dice Vito Murrone, direttore Cia e coordinatore di Agrinsieme di Lecce, commentando la spaccatura tra gli olivicoltori, ricordando che “la Cia, insieme ad altre Organizzazioni professionali, da anni è stata impegnata con manifestazioni di piazza, convegni di livello nazionale, incontri a Lecce, a Bari e a Roma per manifestare l’estrema pericolosità di questa fitopatia”.

La Regione Puglia viene colpevolizzata per questa situazione, inadeguata ad arginare il diffondersi della Xylella e intervenire con una nuova strategia “senza dare risposte alle richieste del mondo agricolo”, incalza il direttore Murrone, più volte espresse con manifestazioni, incontri, riunioni e convegni nel corso degli ultimi anni, che però al momento non hanno prodotto per gli olivicoltori salentini alcun atto concreto.

“Siamo convinti – conclude Vito Murrone – che il disastro Xylella non sia solo un problema dell’agricoltura ma ormai dell’intera comunità salentina, per i riflessi che sta determinando sull’ambiente, il paesaggio e il territorio. Per tale motivo abbiamo chiesto una legge speciale che possa contrastare in maniera strutturale la desertificazione del territorio. Non si può combattere un’emergenza epocale, di cui ancora molti non hanno compreso la gravità, con norme ordinarie, come il D.L. 102/2004 e il Psr 2014/20”.

Le richieste e le minacce del Comitato Olivicoltori Salentini devono essere sembrate da non sottovalutare innanzitutto da parte dell’Assessore regionale Leonardo Di Gioia (del quale erano state chieste le dimissioni) per presentarsi in tutta fretta a Lecce durante la sfilata dei trattori per promettere di esaudire entro la fine del mese tutte le richieste degli olivicoltori, che peraltro alcune erano state già messe in cantiere: dichiarazione permanente dello stato di calamità naturale, sgravi fiscali e previdenziali, moratoria sui mutui bancari, un Psr dedicato espressamente al Salento, misure mirate per il rilancio del settore.
Ma perché questo fuoco concentrico sulla Regione Puglia dopo quasi quattro anni dalla prima segnalazione del batterio nel Salento?

Qualcuno dice che è colpa della politica iniziando dalla diatriba Renzi – Emiliano interna al Partito Democratico, che ha portato il Viceministro Teresa Bellanova (renziana) componente della segreteria nazionale del Pd nel corso di un incontro politico in provincia di Brindisi ad avere parole dure per il Governo regionale pugliese, ha chiesto un vertice urgente con il ministro Martina sull’emergenza Xylella e maggiore impegno dal Cnr nazionale nella ricerca scientifica per una soluzione all’epidemia.

Anche dall’opposizione stesse richieste per bocca dell’on. Rocco Palese (Forza Italia) vice presidente della Commissione Bilancio, che a conclusione in Aula della seduta ha espresso “condivisione e solidarietà alla giusta protesta espressa dagli olivicoltori salentini che manifestavano con i trattori a Lecce esasperati e abbandonati sia dal Governo che, soprattutto, dalla Regione Puglia”.
Per dovere di cronaca c’è da dire che la Regione Puglia (anche se molto, ma molto lentamente) aveva già messo in campo tutto quello che “ordinariamente” poteva: dal D.L. 102/2004, lo stato di calamità fino a tutto il 2017, al Psr 2014/20 e ai contributi sugli interessi dei mutui, oltre a sollecitare che la UE si esprima definitivamente nei prossimi giorni sul reimpianto.

Non sappiamo se entro la fine del mese di settembre la Regione Puglia completerà tutte le promesse fatte agli Olivicoltori Salentini, ma ci auguriamo che la politica non complichi ancora di più questa situazione perché la Xylella sta avanzando inesorabilmente verso nord e che il batterio nel Salento è diventato non solo un disastro agricolo, ma anche sociale, ambientale, paesaggistico e culturale.

La foto di apertura è di Luigi Caricato

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