Economia

Tante notizie dall’estero

Un elenco di 563 specie vegetali, individuate attraverso una nuova ricerca bibliografica e tramite le notifiche a Europhyt, cui lavora unteam dell’Efsa, il quale ha aggiornato la classificazione di patologie causate dalla Xyella fastidiosa. E poii risultati di uno studio sul ruolo positivo dell’olio nella riduzione del rischio di malattie cardiovascolari. I tappi antirabbocco per la ristorazione in Grecia, dove i locali che si sono adeguati pare siano ancora un’eccezione. Questo e altro nella rassegna stampa internazionale

Mariangela Molinari

Tante notizie dall’estero

L’Efsa, l’autorità europea per la sicurezza alimentare, ha pubblicato l’ultimo aggiornamento della sua banca dati di piante che fungono da ospiti di Xylella fastidiosa: un elenco di ben 563 specie vegetali, individuate attraverso una nuova ricerca bibliografica e tramite le notifiche a Europhyt, il servizio UE d’intercettazione fitosanitaria. Lo apprendiamo su Mercacei, dove leggiamo (QUI) che per 312 specie l’infezione è stata individuata da almeno due metodi di rilevazione.L’elenco include ora entrambe le specie dell’agente patogeno, X. fastidiosae X. taiwanensis, nonché informazioni su varietà vegetali resistenti o tolleranti al batterio.

La banca dati fornisce dunque evidenze scientifiche essenziali per scienziati e gestori del rischio ed è di ausilio soprattutto a questi ultimi per intraprendere azioni di sorveglianza e applicare misure fitosanitarie, come per esempio le ispezioni su piante destinate alla messa a dimora.

Il team di esperti dell’Efsa ha anche aggiornato la classificazione di patologie causate dalla X. fastidiosa, già parte integrante della sua valutazione completa dei rischi connessi al patogeno pubblicata nel 2015.

L’aggiornamento, infine, include le più attuali informazioni sulla biologia e la distribuzione del batterio dentro e fuori l’UE, nonché sulla presenza e distribuzione degli insetti vettori in Europa, oltre a dettagliate indicazioni sui focolai epidemici europei e sulle specie vegetali interessate.

Dalla salute delle piante a quella umana. Sempre su Mercacei leggiamo che un recente studio condotto dai ricercatori del Keenan Research Centre for Biomedical Science del St. Michael’s Hospital di Toronto ha dimostrato che il consumo di alimenti con un elevato contenuto di grassi insaturi, come per l’appunto l’olio di oliva (QUI), abbinati a un adeguato riposo notturno, creano una combinazione perfetta affinché una importane proteina, la ApoA-IV, giochi un ruolo positivo nella riduzione del rischio di malattie cardiovascolari.

Cambiamo argomento sulle pagine di Revista Almaceite, dove vengono riportate le stime (QUI) del Dipartimento di Studi Oleicoli del Centro di Eccellenza dell’Olio di Oliva di GEA (CEAO), secondo il quale nella campagna 2018-19 la produzione mondiale di olio di oliva dovrebbe arrivare a 3,1 milioni di tonnellate, vale a dire il 6% in meno dell’annata precedente.

Secondo lo studio, gli 11,8 milioni di ettari di uliveto ripartiti tra i cinque continenti dovrebbero dare circa 18,9 milioni di tonnellate di olive e l’unico tra i quattro grandi Paesi produttori a conoscere un incremento dovrebbe essere la Spagna, che tornerebbe così a coprire più della metà della produzione mondiale di olio di oliva, raggiungendo le 1.580.000 tonnellate grazie a un aumento della produzione del 26%. Dopo la Spagna, la Grecia dovrebbe aggiudicarsi il secondo posto, con 230mila tonnellate, nonostante un calo del 33% rispetto alla campagna precedente. La sorpresa arriva dalla Turchia, che con 220mila tonnellate (il 16,35% in meno rispetto alla scorsa annata) si aggiudicherà il terzo gradino del podio, relegando l’Italia alla quarta posizione, con una produzione di 200mila tonnellate, in calo del 50%. Buona quinta si classifica la Tunisia, con 165mila tonnellate (-40%), seguita dal Portogallo con 115mila tonnellate e dal Marocco, con le sue 110mila tonnellate.

Restando in tema di economia, Mercacei riporta l’ultimo bollettino di luglio e agosto del COI, il Consiglio oleicolo internazionale, in cui si sottolinea (QUI) come in UE l’import di olio di oliva sia cresciuto del 98%: allo scorso maggio, infatti, le importazioni di olio di oliva e di olio di sansa di oliva da Paesi extra Ue hanno raggiunto le 21.339 tonnellate, mentre nello stesso mese del 2017 erano a quota 6.587 tonnellate. Il Paese che più ha contribuito a questo aumento pare essere la Tunisia, dove la crescita dell’export è stata del 118%.

Passiamo in Grecia grazie a Olive Oil Times, che denuncia (QUI) come nonostante l’entrata in vigore lo scorso gennaio delle nuove regole antirabbocco per la ristorazione, i locali che si sono adeguati siano ancora un’eccezione. Sicuramente le oliere sono state bandite dalla maggior parte delle tavole ma applicare alla lettera le nuove regole che prevedono il servizio dell’olio al tavolo in bottiglie sigillate da aprirsi davanti al cliente in effetti non è semplice, considerati i costi che comporta. E non è facile nemmeno da far comprendere al cliente stesso, al quale l’olio viene messo in conto (a partire da 1 euro per 50 ml), con il risultato che l’ospite lo evita. Non era certo questo l’intento del provvedimento, che puntava in prima battuta a innalzare l’immagine dell’olio greco presso i consumatori, soprattutto i turisti: un obiettivo per il quale la ristorazione gioca un ruolo cruciale. Così, ci sono anche i ristoratori che hanno iniziato a non farlo pagare: una decisione non semplice considerati i tempi difficili che la Grecia sta attraversando, ma in questo caso pare che funzioni. I clienti, infatti, hanno cominciato a richiedere le bottigliette, a tutto vantaggio dell’oro liquido della Grecia e della sua promozione.

La foto di apertura è di Olio Officina

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