Economia

Una olivagione importante per l’olio da olive italiano in uno scenario di grandi incertezze

La guerra in Ucraina ha messo in agitazione il settore alimentare. Ismea ha registrato un aumento medio dei prezzi dell’extra vergine italiano di circa il 27%, mentre il maggiore competitor del settore, la Spagna, ha incontrato rialzi superiori, raggiungendo i 3,77 euro al chilo. Cosa succederà di qui in avanti? Come si comporteranno i consumatori? Intanto emerge un quadro chiaro e completo in cui versa l’intero settore agroalimentare che, nonostante le criticità attuali, non arretra

Olio Officina

Una olivagione importante per l’olio da olive italiano in uno scenario di grandi incertezze

Il settore agroalimentare italiano resiste nonostante le evidenti difficoltà che da due anni lo hanno pervaso: la crisi pandemica prima, l’aumento dei costi delle materie prime e rincaro energetico dopo.

Questo è quanto emerge dal Report Agrimercarti di Ismea, dopo un’attenta e curata analisi delle dinamiche e dei movimenti che hanno caratterizzato il comparto nel 2021.

Il Made in Italy viene riconosciuto all’estero come qualità e garanzia, così che ha raggiunto, nella fascia temporale presa in considerazione, il valore di 52 miliardi di euro, un record secondo l’Istituto.

Anche i consumi interni non hanno incontrato forti cambiamenti, se non un lieve calo, del -0,3%, per quanto concerne l’acquisto dei prodotti alimentari domestici.

Occorre, però, ricordare che i risultati ottenuti nel corso dell’annata precedente erano stati registrati alla luce di una situazione totalmente anomala, con la chiusura dei locali del canale HoReCa.

La riapertura di questi, come ristoranti e bar, secondo il Report, non ha fatto diminuire in modo significativo la spesa di cibo e bevande, che ha registrato un valore di circa 87,3 miliardi di euro.

Come accennato, l’aumento dei costi, in parte determinato dal conflitto russo-ucraino, grava sull’intero settore primario e, di riflesso, sull’industria alimentare.

La guerra in Ucraina ha peggiorato un quadro già compromesso dai rialzi avvenuti nell’ultimo trimestre del 2021, dove Ismea ha registrato un incremento generale del 15% sui prezzi relativi ai prodotti agricoli nazionali, all’interno dei quali rientrano i prodotti vegetali, con un aumento del 19,5%, e quelli zootecnici, con un rincaro del 10%.

Gli agricoltori e gli attori delle diverse filiere hanno dovuto fronteggiare i rincari provenienti dall’acquisto di concimi, con un costo aumentato del 27,4%, dei mangimi, che hanno registrato il 14,8% rispetto ai listini precedenti, e dei prodotti energetici, con un incremento del 19%.

Anche l’olio da olive ha registrato incrementi di portata rilevante, dovuti soprattutto a una produzione molto scarsa nel 2020, complici gli effetti del cambiamento climatico. Ismea ha registrato un aumento medio dei prezzi dell’extra vergine italiano di circa il 27%, mentre il maggiore competitor del settore, la Spagna, ha incontrato rialzi superiori, raggiungendo i 3,77 euro al chilo.

Questo rapporto non si registrava dal 2017, ricorda l’Istituto.

Un ridimensionamento dei listini, in Italia, si è riscontrato nell’autunno, a seguito delle prime stime produttive.

Nonostante queste fossero comunque inferiori a quanto ci si aspettasse, il dato finale ha riportato un aumento del 15% rispetto alla campagna precedente, così che la produzione interna di olio è stata registrata a 315mila tonnellate e i prezzi hanno quindi avuto un calo, soprattutto nel periodo di settembre e ottobre.

Questi due mesi hanno immobilizzato il lavoro degli imbottigliatori, che in attesa dell’olio nuovo avevano ingenti scorte di quello precedente, dove però, nel frattempo, i listini alla produzione avevano segnato alcuni ribassi.

Una più determinante flessione dei listini si è osservata alla fine di novembre, quando è stato immesso sul mercato l’olio pugliese, arrivato in ritardo rispetto al calendario di raccolta, segnala Ismea.

A dicembre, di riflesso a quanto spiegato, le quotazioni dell’Evo sono scese poco al di sopra dei quattro euro al chilo, mentre a ottobre si attestava il prezzo di 4,34 euro.

Il Coi, Consiglio Oleicolo Internazionale, ha restituito uno sguardo della produzione Comunitaria e extra-Ue.

Nel suo totale, la campagna 2021/2022, ha registrato una produzione pari a 3,1 milioni di tonnellate, dove la produzione europea si è conclusa con un calo del -3%: a causa della forte siccità che ha pervaso la Spagna, le aspettative di raccolta sono state ridimensionate, pari a 1,3 milioni di tonnellate, con un significativo diminuimento rispetto all’annata precedente, -7%.

Una situazione ancora più difficile si è riscontrata in Grecia, che vede una perdita del 14%, sempre secondo l’Osservatorio. Un dato molto positivo lo ha incontrato il Portogallo, con una crescita produttiva del 20%, tradotto in 120mila tonnellate di olio.

La Tunisia traina la produzione extra-Ue, segnando un aumento del 71% pari a 240mila tonnellate di prodotto.

Il settore è in forte aumento anche in Turchia e in Marocco, segnala il Coi, con aumenti rispettivi del 9% e del 25% rispetto all’anno precedente.

A subire un rallentamento, sono gli scambi internazionali in quanto a volume, e l’Italia si allinea a questa tendenza, con importazioni in flessione dell’11%.

La spesa, però, è cresciuta del 18%, dal valore di 1,64 miliardi di euro.

Anche l’export di quantità è diminuito, del 6%, registrando però un valore di 1,5 miliardi di euro, quindi un aumento del 5% su base annua.

Cliccando QUI è possibile scaricare il report Agrimercati del IV trimestre del 2021.

In apertura, foto di Olio Officina©

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