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A Vinitaly si guarderà al futuro del vino e dell’olio

Dal 2 al 5 aprile 2023, Verona accoglierà la cinquantacinquesima edizione della fiera internazionale dedicata al settore vitivinicolo con grande risalto anche al comparto oleario. La manifestazione vuole lanciare un segnale di ottimismo e dimostrare come si possa costruire un dialogo tra popoli e culture in prospettiva internazionale

Felice Modica

A Vinitaly si guarderà al futuro del vino e dell’olio

C’è un tempo profano e uno sacro. Senza scomodare l’ermeneutica storico-teologica di Mircea Eliade, sappiamo che il tempo profano è cronologico, quello sacro kairologico, ovvero opportuno, necessario…

Lungi da me la blasfemia, ma una manifestazione come Vinitaly, giunta alla 55esima edizione, dal 2 al 5 aprile 2023, – come senza falsa modestia scrivono gli organizzatori, “sinonimo di coinvolgimento dell’intera filiera vinicola globale” – al pari della storia, secerne sacralità. Risponde a una cadenza ciclica, è, non solo opportuna, ma addirittura necessaria…

A Parma, meravigliosa provincia italiana, dicono che non si muore veramente se non c’è la foto sulla Gazzetta di Parma, il quotidiano cittadino che è anche – con la sua fondazione risalente al 1728 – il giornale più antico d’Italia.

Così appare ancora Vinitaly per piccoli e medi produttori – grandi e grandissimi possono permettersi di battere anche nuove strade, sfidando l’eresia, poiché non temono scomuniche…

La fiera costa, Verona è cara e bellissima (ma chi la vede, se si sta in fiera…) e si trova perfino il modo di risvegliare uno spirito associativo di norma assopito nel meridione d’Italia, con consorzi e associazioni di scopo rivolti a intercettare ristori europei.

Tuttavia, andar si deve, quando si sia piccoli o medi.

In questo caso, il morettiano dilemma del “mi si nota di più se ci sono o se non ci sono?” non ammette tentennamenti. Esserci, esserci, esserci.

Per certificare la propria esistenza in vita. Magari con un bel foglio di pergamena, di quelli che i Maestri stampatori veronesi preparano come loro soli al mondo…

La sacralità di Vinitaly. L’immancabile incontro col “Papa dell’olio” (la definizione è di Pontiggia, mica mia!), il mio amatissimo oleologo (stavolta è sua, di Lui, intendo, e la riporta nientemeno la Treccani…) direttore Luigi Caricato, che mi ospita sulle sue pagine agricole profumate di olio buono e vino di classe, sempre più ricche, più belle, più numerose, più moderne. Come solo sanno fare gli antimodernisti geniali e caparbi…

Cinque giorni per eleggere Verona capitale mondiale del Vino, in cui si incontreranno produttori, buyer, giornalisti, clienti. Domanda e offerta, in una prospettiva internazionale utile a farci almeno intuire quanto sia grande e bello il mondo e, di contro, assurdi e crudeli i venti di guerra.

Che però ancora soffiano lasciando il campo insanguinato e pieno di orfani, qui in Europa, alle porte di casa. Un Vinitaly senza Russia perde un pezzo importante, ma è inevitabile.

Speriamo allora che la guerra finisca presto, sia fatta giustizia giusta e le ricostruzioni, con l’aiuto di tutti, avvengano in modo rapido ed efficace, avviando una nuova era di pace e prosperità. Il vino avrà tutte le carte in regola per essere uno fra gli ambasciatori privilegiati di una futura “età di Pericle…”

Sogni? Può darsi, ma meglio credere nell’Utopia, che piangersi addosso.
Conoscere, per deliberare, diceva Einaudi. Dovremmo tutti far tesoro di questa massima aurea, anche gli agricoltori e i produttori di vino e gli amanti del buon cibo e della cucina mediterranea.

Il mondo è bello perché è vario. Non si deve temere il confronto; l’incontro con l’altro, diverso da sé, può arricchirci, non terrorizzarci.

Una fiera internazionale costituisce in questo caso un’occasione straordinaria di concentrazione del mondo in uno spazio relativamente piccolo.

Il panorama mondiale del vino e dell’olio che si incontra per fare onestamente affari, trovare partner commerciali, confrontarsi con realtà diverse.

Ci stanno terrorizzando con le farine di grilli o le avvertenze sulle etichette del vino, come se qualcuno potesse obbligarci a mangiare gli insetti o negli Usa, apripista della democrazia occidentale, non fosse da sempre obbligatorio scrivere che il vino può far male alle donne incinte o ove se ne abusi…

Verona avrà adesso l’opportunità per dimostrare, grazie all’’incontro di popoli e culture diversi, che gli scambi commerciali e i rapporti sociali tra gli esseri umani non si fermano con le strumentalizzazioni politiche o con le stupidaggini…

Andare in fiera, ragazzi, è faticoso! Ma assomiglia un po’ al viaggio, la cosa più bella e arricchente del mondo!

Perciò, se siete piagnoni, pessimisti ad oltranza e vedete tutto nero, per favore, non venite a Verona! Stavolta vi andremo tutti per lanciare un segnale di ottimismo. Nel nome della pace e del buon vino italiano!

In apertura, foto di Olio Officina©

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