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Chi l’avrebbe detto che il mondo dell’olio fosse così linguacciuto e malevolo

Non c’è da stupirsi se si rincorrono maldicenze e calunnie. Fa parte del genere umano esprimere la propria natura con atti moralmente discutibili. Lo stesso Papa Francesco in più occasioni ha invitato a stare in guardia ed evitare pettegolezzi e maldicenze. Ecco cosa è accaduto

Olio Officina

Chi l’avrebbe detto che il mondo dell’olio fosse così linguacciuto e malevolo

Questo testo, che pubblichiamo malvolentieri, ci ha fatto spesso riflettere sull’opportunità o meno di dare risalto a varie forme di ingiurie, calunnie, pettegolezzi e maldicenze.

A noi non piace parlar male delle persone. Non ci piace inventare storie e diffondere falsità. Non è nel nostro stile. Tuttavia, siamo certi che la cattiva parola, i brutti pensieri siano pane quotidiano per molti, e così abbiamo colto la palla al balzo quando una malcapitata signora ha espresso un giudizio dai toni allusivi.

Ci importa poco di calunnie e maldicenze, espresse al solo fine di denigrare e danneggiare il malcapitato di turno.

Anche se siamo consapevoli che ogni cattiva parola a suo modo inquini, incrinando la reputazione, perché comunque, a furia di reiterare messaggi negativi, qualcosa resta, perlomeno il dubbio, noi siamo altrettanto consapevoli che le maldicenze fanno breccia solo sugli stolti, e a noi, con tutta franchezza, le persone stupide che abboccano e si bevono ogni forma di pettegolezzo non ci interessano, non sono il nostro pubblico di riferimento.

Certo è che in più occasioni, sempre alle spalle, ci sentiamo dire che siamo vicini alle grandi aziende anziché alle piccole, frasi troppo stupide che ci spingono a esprimere un sincero sentimento di comprensione per chi vi ricorre non riuscendo ad essere alla nostra altezza.

Queste continue maldicenze ci fanno sorridere, tanto più che ne sono coinvolti ci fanno veramente pena per il fatto che siano costretti a ricorrere a simili espedienti.

Visto che nei giorni scorsi una incauta signora ha fatto delle allusioni su un gruppo facebook dedicato, allora noi le abbiamo subito risposto, anche perché ci è sembrata una bella opportunità per spiegare bene, e con chiarezza, come stiano davvero le cose, e quindi ci siamo in fondo divertiti, ridacchiando tra un brindisi e l’altro, bevendo una magnifica Verdeca del Salento, con cui innalziamo i calici ogni volta che ci apre giusto bere bene.

Le insinuazioni

A Luigi Caricato dissi e scrissi già il primo anno della sua Olio Officina che le sponsorizzazioni dei grandi marchi “ehm” smentivano non poco lo scopo dichiarato del suo magazine/evento.

La nostra risposta

Gentilissima XX, le sono grato per questo suo commento, perché mi offre la giusta occasione per ribadire ancora una volta, e pubblicamente, concetti che io ritengo elementari ma che molti, tra cui lei, faticano a comprendere. Sì, perché alcuni non comprendono la realtà per via dei grossi limiti culturali che pesano come zavorre, pur disponendo talvolta di diplomi di laurea ma non di una adeguata apertura mentale, il rischio, in tali casi, è che molto ingenuamente si possa cascare nel tranello del pregiudizio. Mi spiace molto che lei abbia una visione così limitata. Peccato. Non immaginavo.

Altri, e per fortuna lei non rientra tra questi, esprimono giudizi per sleale disonestà e malevolenza, diffondendo questa vulgata delle sponsorizzazioni solo per giudicare – scientemente e superficialmente – il mio lavoro e, di conseguenza, la mia persona. Ora, non capisco come lei sia stata così ingenua da cavalcare una maldicenza nei miei confronti che non è certo nuova, ma che fa parte di una campagna diffamatoria che per denigrare il mio lavoro mi associa ai grandi marchi come se io fossi espressione diretta di queste grandi imprese a scapito delle piccole e medie. Questa storia che circola da anni al fine di danneggiare la mia immagine e minare la mia professionalità la trovo espressione di grande mediocrità e pochezza intellettuale, laddove non c’è addirittura l’espressa volontà di denigrarmi e calunniare.

Mi stupisco di lei, del pressappochismo con cui esprime giudizi così sbrigativi al punto da ritenere che “le sponsorizzazioni dei grandi marchi” smentiscano “non poco lo scopo dichiarato” del mio magazine/evento.

Resto sorpreso da tanta superficialità e supponenza, però le riconosco l’ingenuità di scriverlo pubblicamente (ma non lo consideri un merito) anziché la pavida viltà di chi invece sparla alle spalle, ricorrendo alla maldicenza o a una studiata e perseverante opera di diffamazione.

Le spiego perché trovo puerili le sue osservazioni.

Una testata giornalistica vive in parte di pubblicità, in parte di abbonamenti.

  • Olio Officina Magazine sul web ha contenuti gratuiti e perciò non ha introiti per lo svolgimento del proprio lavoro se non dalla pubblicità.
  • Lo stesso vale per il mensile Oliocentrico, diffuso gratuitamente e che si sta in piedi per i soli spazi pubblicitari.
  • Solo il semestrale OOF International Magazine vive dai ricavi degli abbonamenti e delle copie vendute nel canale delle librerie, oltre che per le pagine di pubblicità.
  • Mentre l’annuario L’Almanacco di Olio Officina vive solo degli introiti delle vendite di copie in libreria e delle inserzioni pubblicitarie.

Olio Officina – casa editrice indipendente, piccola, ma dalle grandi performance rispetto alle risorse disponibili – non ricorre ad aiuti pubblici, tra l’altro mai ricevuti né mai richiesti, tali finanziamenti, anche perché a beneficiarne sono soltanto coloro che ruotano negli ingranaggi della politica.

Nel complesso, la mia costante e operosa attività attraverso Olio Officina esprime la potente e propulsiva rivoluzione culturale che tutti possono constatare oggettivamente. I risultati sono visibili a tutti. Fatti concreti, frutto di una rivoluzione culturale che si impone con evidenza rispetto alla ovvietà e vetustà dei consueti e banali canoni comunicativi che si sono finora visti in campo.

Tra l’altro, Olio Officina Festival quest’anno ha celebrato la sua decima edizione in condizioni difficilissime, nonostante l’emergenza sanitaria. Non comprendo pertanto il senso riduttivo che lei assegna alle sponsorizzazioni come se queste fossero il grande male. E perché, poi?

Tutti gli eventi sono realizzati per il fondamentale contributo delle sponsorizzazioni, altrimenti nulla si fa e tutto resta chiuso nel mondo dei desideri.

O lei pensa forse che tutto accada senza che vi sia dietro un duro lavoro nel mettere in piedi eventi e progetti editoriali unici e di altissimo valore?

È cosciente delle assurdità che va dicendo?

Si rende conto del modo inconcludente con cui esprime le sue riserve?

Un grande evento vive di sponsorizzazioni. Come si può affrontare l’affitto di un intero palazzo nella città di Milano dove si paga anche semplicemente per il carico e scarico dei materiali di allestimento, e come si può sostenere ogni altro altissimo costo organizzativo?

In che mondo vive? Forse lei ha una concezione imprenditoriale parassitaria, fatta solo di emolumenti pubblici, senza immaginare nemmeno lontanamente cosa significhi fare impresa, soprattutto in un Paese dove si impongono spesso interessi di mafiosi o di organizzazioni che curano i propri interessi nel medesimo stile delle mafie.

Io offro contenuti, offro un sapere e offro una professionalità in maniera autorevole e libera, da soggetto indipendente, compiendo ogni volta miracoli, nonostante tanti atteggiamenti ostativi di mediocrità o malaffare. E lei mi fa storie su queste sponsorizzazioni? Si rende conto di quanto siano insulse le sue insinuazioni? Non capisco questo suo grosso e irrisolto limite culturale, segno evidente di una incapacità di stare nel mondo e di confrontarsi con la realtà.

Mi spiace moltissimo per lei, me ne dolgo. Questo suo sguardo così limitato, senza orizzonti, non le fa onore.

Purtroppo, mi creda in tutta sincerità, non c’è futuro con persone che esprimono modesti giudizi senza sostanza. Le porto solo alcuni esempi, sperando li possa capire.

  • Primo esempio: un giornale come il Corriere della Sera ospita spazi pubblicitari e io, da editore, agisco allo stesso modo. Cosa significa tutto ciò? Significa che ogni spazio pubblicitario diventa una risorsa preziosa che consente di poter svolgere dignitosamente il proprio lavoro. Se il Corriere riceve la richiesta di acquisto di uno spazio pubblicitario da parte di una grossa azienda non dice “lei è una grossa azienda e io non le concedo spazi”. Per quale motivo negare la vendita di uno spazio e gestire una legittima economia? Allo stesso modo, se una piccola impresa vuole farsi notare e crescere, il Corriere non dice di no, ma offre spazi commercialmente sostenibili anche dalle piccole imprese, basta pagare: anziché su pagina nazionali, offre spazi su pagine regionali o cittadine. Anch’io quando faccio pubblicità per i miei eventi riservo spazi minuscoli sulle pagine nazionali, per quel che posso, e spazi maggiori là dove i costi risultino per me abbordabili. È un principio elementare, non occorre essere geni per comprendere tali ovvietà.
  • Secondo esempio: nelle manifestazioni fieristiche ogni ente fiera accoglie sia le grandi aziende, sia perfino le multinazionali (per quale motivo dovrebbe negare i propri spazi se questi enti vivono proprio di questo?) e i medesimi spazi, seppure in padiglioni differenti, più periferici, li riserva anche alle piccole e medie imprese, senza nessuna preclusione per le piccolissime aziende, le quali, se proprio molto piccole, possono occupare spazi preallestiti in stand collettivi. Lei conosce aziende che rifiutano di esporre dove sono presenti le grandi aziende? E poi, con tutta franchezza, questa contrapposizione piccolo/grande non le sembra quanto meno sciocca, prima ancora che assurda e grottesca? Ora, spero che la sua parte razionale comprenda bene questi esempi, che io ritengo invece molto elementari. Quindi, riassumendo: se un ente fiera vende i propri spazi, così come un giornale le proprie pagine, perché Olio Officina non può agire come qualsiasi altra impresa e vendere i propri spazi pubblicitari a coloro che ne fanno richiesta o che vengono invitate?

Con quale parte razionale del suo cervello pone le sue riserve? Le danno forse fastidio le sponsorizzazioni perché non accetta l’idea che io possa realizzare un grande, e per ora straordinario e unico, evento qual è Olio Officina Festival?

Prova forse fastidio per il fatto che io ottenga grandi risultati compiendo grandi sacrifici e facendo tutto da solo? Allora si dia da fare, agisca, organizzi qualcosa anche lei, compia miracoli se ha energie, tenacia, determinazione, capacità organizzativa e idee per metter in piedi qualcosa di utile per tutti. Non si nasconda dietri le sponsorizzazioni, agisca.

Non chiacchiericcio ma fatti, fatti concreti. Lo faccia da indipendente, come me. Le posso garantire che non è facile operare in un Paese corrotto come l’Italia, dove tutti chiedono sempre la raccomandazione anche per scavalcare la fila e prevaricare sugli altri.

Mi creda, sono anche un po’ stufo di questi pensieri così mediocri. Sì, perché questa mediocrità, gentilissima signora Becchina, inizia proprio a stufarmi. Lo sa perché? Perché l’intelligenza per me è un grande valore che va rispettato. Questo dono non lo si può sprecare con affermazioni di una sconfinata stoltezza.

Lei mi dirà: accettando le sponsorizzazioni dei grandi marchi lei “si vende” a questi. Lo pensa veramente?

Ha mai letto tutti i libri e le riviste pubblicate da Olio Officina?

Ha mai partecipato a Olio Officina Festival?

Ha mai fatto un abbonamento a OOF International Magazine?

Ha mai pensato di sostenere le mie attività, acquistare libri o altro?

Non le ritiene forse lodevoli perché macchiate dalla presenza dei grandi marchi?

Non è soddisfatta nemmeno del fatto che alle mie iniziative partecipino anche le piccole aziende?

È stata forse consapevolmente o inconsapevolmente condizionata da coloro che diffondono maldicenze nei miei confronti e avversano il mio grande progetto culturale. Lo so, conosco bene il mio Paese. È nel puro stile italiano assumere atteggiamenti oziosi. Pur di denigrare e sminuire un lavoro altrui, pur splendido e straordinario qual è quello svolgo ormai da moltissimi anni, si arriva a trovare ogni scusa.

Allora, se lei ha questi pregiudizi conclamati, sappia che quel che ricevo dalle aziende che sostengono ma nel contempo promuovono se stesse tramite Olio Officina, è niente, solo briciole, rispetto a quello che le grandi imprese riservano – faccio solo un esempio – a iniziative come il Villaggio Coldiretti.

Per essere chiari, quello che io ricevo per realizzare i miei grandi progetti culturali è talvolta un decimo, o, in altri casi per me più fortunati, un quinto rispetto a quel che Coldiretti riceve dalle stesse imprese. I grandi marchi che lei deplora. La differenza è che per gente come lei io sono etichettabile come colui che attraverso le sponsorizzazioni smentisce gli scopi del mio progetto, mentre gli altri, al contrario, semplicemente “collaborano” o tuttalpiù “stringono accordi”. Che paradosso. Che assurdità. E pensi che Olio Officina paga ogni tre mesi l’affitto della propria redazione a Milano, con il danaro dei propri legittimi introiti, guadagnato legittimamente con il frutto del proprio lavoro e dei propri sacrifici, non con il danaro pubblico, quello ricevuto dall’alto degli intrallazzi politici. E pensi che proprio quelli che puntano il dito contro i grandi marchi ospitano nei propri uffici, nel proprio palazzo, i grandi marchi. Il paradosso della coerenza.

Lei può dire e scrivere quel che vuole, ma non guadagnerà mai la mia stima. L’Italia può voltare pagina solo in presenza di persone illuminate che non cadono nei pregiudizi perché dotate di una adeguata apertura mentale.

Ora, da un lato mi dispiace aver perso del tempo prezioso, scrivendo queste mie riflessioni anziché dedicare il giusto tempo alla stesura di un capitolo di un libro collettivo cui sto lavorando, su temi letterari (sì, perché la mia vita non è solo dedicata all’olio, per fortuna), ma, mi creda, lo dico con tutta sincerità, non sono poi così stupido da non cogliere una simile, ghiotta, opportunità.

Visto che lei non è l’unica a esprimere visioni di così corto raggio, francamente deludenti, ho l’occasione di farlo con un messaggio chiaro e senza equivoci, rivolto a tutti coloro che blaterano senza riflettere.

Con tutta sincerità, la ringrazio per avermi dato questa preziosa occasione per fare chiarezza.

In apertura, illustrazione di Doriano Strologo

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