Come è fatto un frantoio semipogeo
L’esempio del trappeto di Magliano, in provincia di Lecce, ci restituisce l’atmosfera di un tempo, quando la molitura delle olive avveniva strategicamente in locali sotterranei. Oggi, dopo oltre tre decenni di totale abbandono e degrado, è stato restituito alla comunità, e alle future generazioni, un opificio in tutta la sua bellezza
Carla Testa

“Di anni ne sono passati a migliaia. Oh, caro amico ulivo.
Tu sei stato l’amico più sincero dell’uomo.
Tu, con il tuo frutto, hai dato la luce quando le notti erano dominate dalle tenebre.
[…] Tu, caro Ulivo, hai dato conforto all’intera umanità”
Questi versi di Vincenzo Fernando Caretto sono stati letti da uno studente della scuola secondaria, durante l’inaugurazione del trappeto semipogeo di Magliano, frazione di Carmiano, in provincia di Lecce che, dopo oltre tre decenni di totale abbandono e degrado, viene restituito alla comunità in tutta la sua bellezza storica.

Interno del trappeto prima del restauro, 2020
Il bene culturale, dichiarato “di interesse culturale” con D.M. del 26.07.1991 ai sensi dell’ex Legge n° 1089/1939, rimane nella memoria dei luoghi e del luogo, perché la struttura produttiva ha dato origine all’attuale via che ha preso il nome, cambiando, nel 1892, da “Strada macchia”, per la folta presenza di macchia mediterranea, a via Trappeto.
Edificato tra la fine del XVIII secolo e i primi decenni del secolo successivo è stato l’unico frantoio attivo nella frazione di Magliano sino al 1945/48 circa. Nel corso degli anni ha subìto diverse superfetazioni che ne hanno alterato l’aspetto originario.
Dal rogito notarile redatto da Raffaele de Rinaldis si evince che “[…] il Signor Luigi Mandoy […] proprietario domiciliato in Lecce, qual Procuratore Speciale del Signor Conte Girolamo Giusso fu Luigi nativo di Napoli, ivi domiciliato […] liberamente vende ed aliena a favore del costituito Signor Angelico Spagnolo […] l’altro trappeto sito in Magliano […] alla Strada Macchia […]. Qual vendita di questo secondo trappeto si è convenuta e stabilita fra esse Parti per lo prezzo di docati trecento pari a lire Mille duecento settantacinque […]”.
La struttura produttiva si compone di un grande ambiente di forma rettangolare, dove un tempo avvenivano le operazioni di frangitura e torchiatura per la trasformazione delle olive in olio; ai lati di questo ambiente vi erano altri vani più piccoli. Lungo il lato sud si scorge l’ingresso al trappeto e una scala a rampa retta; superata la porta d’ingresso, a destra vi è un piccolo ambiente dove era collocata la cisterna e al termine delle scale, sullo stesso lato, vi sono quattro vani adibiti a deposito (sciave) di olive.
Osservando l’ampia zona dove si svolgeva la molitura/frangitura, erano presenti: la vasca (conca o bacino) del frantoio con 3 pietre molari (o macelli o mole); sia sul lato est che sul lato ovest cinque piattaforme di alloggiamento dei torchi binati con i rispettivi pozzetti di decantazione per la raccolta dell’olio e un cisterna interrata per la raccolta dell’acqua di vegetazione (sentina). Inoltre, sul lato ovest, una stalla e due zone di cui una con camino, adibita a cucina, e l’altra per il riposo dei “trappetari”; mentre sul lato sud si scorgono tre depositi (sciave) per le olive. Nel grande vano, altresì vi sono delle pile (in pietra leccese) per lo stoccaggio dell’olio.
L’ingresso, sull’attuale via Trappeto, è scandito da un’apertura con architrave lapidea di dimensione notevole; sull’architrave è scolpita una croce latina a bassorilievo; inoltre, segni verticali incisi nella muratura indicano le giornate lavorative che i “trappetari” svolgevano.
Un primo intervento di restauro è stato svolto tra il 2008 e il 2009 con l’amministrazione guidata dal Sindaco Umberto Ferrieri-Caputi coadiuvato dall’assessore alla cultura Daniele Ianne; fu un primo importante passo verso il recupero del trappeto.
Da dicembre 2021 a luglio 2024 sono stati eseguiti i lavori di completamento. Il recupero è frutto di un lavoro svolto in perfetta sinergia tra il Comune di Carmiano e il Gal Terra d’Arneo che attraverso il bando pubblico Intervento 1.4 “Qualificazione del patrimonio locale”, nell’ambito del Piano di Azione Locale “Parco della Qualità Rurale Terra d’Arneo”, ha assegnato ed erogato il contributo per il recupero e la valorizzazione del trappeto e l’acquisto di un “Apelibro” finalizzato alla condivisione dei saperi e la conoscenza del territorio. Nuova vita dunque a questo luogo di produzione. A tagliare il nastro è stato il Sindaco Giovanni Erroi, in presenza del presidente del GAL “Terre d’Arneo” Cosimo Durante e del direttore tecnico Giosuè Olla Atzeni; dell’assessore alla Cultura e Pubblica Istruzione del comune di Carmiano Stefania Arnesano e dei progettisti: l’architetto Antonio Monte e l’ingegnere Nives Foggetti. Innovativi e interessanti sono i contenuti multimediali: un filmato e i VR di realtà aumentata che raccontano e fanno visitare “virtualmente” il trappeto semipogeo; i prodotti sono stati realizzati da Techné.
La voce degli alunni dell’Istituto Comprensivo “G. Zimbalo” di Carmiano-Magliano che hanno letto delle poesie e cantato dei brani della cultura contadina è il sintomo più evidente di rinascita del trappeto che diventerà un solido riferimento culturale per le nuove generazioni.
Le foto sono di Antonio Monte
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