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E se fosse la Coratina l’olivigno più trend d’Italia?

A Corato hanno dedicato una tre giorni per celebrarne tutto il valore, facendo perno su una nuova logica: non più olio da taglio, per conferire struttura e freschezza a extra vergini fragili o stanchi, ma olio in purezza, senza timore di esprimere una personalità spiccata che va sola chiarita e fatta comprendere. Oggi questa cultivar la si ritrova perfino in un farmaco, per via del suo alto contenuto in idrossitirosolo e tirosolo. E alcune giovani promesse, attraverso l’associazione "Terre di Coratina", hanno pensato bene, contro ogni propensione all’individualismo, di unirsi per essere protagonisti del futuro

Luigi Caricato

E se fosse la Coratina l’olivigno più trend d’Italia?

Nomen omen, non poteva che essere Corato la città della riscoperta della Coratina. L’associazione luogo-varietà è tautologica. Non è un caso che alcuni validi e coraggiosi produttori si siano uniti sotto il comune denominatore “Terre di Coratina” per contribuire orgogliosamente al rilancio di un olivigno sempre lodato ma mai diventato iconico, al punto da riconoscere il grande pregio di una oliva che ha tutte le caratteristiche per essere l’olivigno più trend d’Italia. Per certi versi lo è sempre stato, visto che tonnellate d’olio Coratina si ritrovano ovunque in ogni angolo del Paese, ma è tempo forse di riscoprire il valore di una varietà che vuole imporsi sul mercato con il suo nome di battesimo: Coratina.

A Corato sono stato impegnato in una lezione sul tema scienza e arte della comunicazione dell’olio. In poco più di due ore ho aperto uno squarcio su una scomoda verità: non si comunica come si dovrebbe una materia prima così unica ed esclusiva come l’olio extra vergine di oliva: si tratta di un alimento funzionale, da taluni ritenuto pure un nutraceutico, ma di fatto, se davanti allo scaffale il criterio preponderante per l’acquisto resta ancora il prezzo più basso, vorrà pur dire che qualche errore nella comunicazione ci sia stato. Effettivamente, se tutti gli extra vergini, nonostante gli elevati livelli di qualità raggiunti negli ultimi quattro decenni, sono stati progressivamente relegati a prodotto commodity, vorrà pur significare qualcosa. Si è creato un corto circuito comunicativo, non riuscendo a farne percepire il valore ai consumatori. Dopo la mia lezione, che spero non sia l’unica sul tema comunicazione, la cena è stata esemplificativa di come puntare a un olio mono olivigno Coratina sia una strada non solo praticabile, ma suggerita, ovviamente immaginando una Coratina elegante e fine, dall’amaro e dal piccante netti ma in equilibrio e ben dosati. Tanto amaro e tanto piccante, sì, ma armonici. La prova assaggio in purezza e in abbinamento al cibo è stata spettacolare. l’indomani, un altro incontro al quale ho partecipato come moderatore, è stato altrettanto utile e prezioso, perché serve ogni volta insistere sul valore Coratina come brand, puntando a rendere l’olio gradito dai consumatori, a partire da quelli del territorio in cui la Coratina è olivigno dominante. Le aziende sono seguite da professionisti esperti, come nel caso di Alfredo Marasciulo, e i risultati si notano.

Tornando a “Terre di Coratina”, c’è da osservare che chi ha ideato questa formula associativa ha dato una spinta significativa in questo moto d’orgoglio nel rilancio di una cultivar che non è fondato sulle sole parole, ma sui fatti: la qualità del prodotto. Fa piacere che siano tutti giovani a farne parte. A cominciare dalla presidente dell’associazione Marianna Acquaviva, che con il marito Angelo è titolare dell’azienda agricola con frantoio Petrizzelli, a Corato; una donna dalle idee molto chiare e convincenti, a tal punto che sono sempre più i soci di “Terre di Coratina” che ne seguono l’esempio. Altrettanto significativo il ruolo della vicepresidente dell’associazione Maria Rosa Arbore, anch’ella produttrice con l’azienda agricola Lamacupa.  Inutile evidenziare quanto faccia piacere avere queste presenze femminili in un comparto così noiosamente declinato al maschile, senza brio, senza inventiva, senza quello spirito di intraprendenza che invece sarebbe molto salutare in un settore in cui le donne non ricoprono ruoli guida. I risultati sono sotto gli occhi di tutti, quindi questa iniziativa che vede il, rilancio della Coratina deve essere sostenuta dalle comunità, come hanno fatto il sindaco Corrado De Benedittis e l’assessora alle attività produttive Concetta Bucci. Ma torniamo al convegno dal titolo “L’evoluzione della Coratina. Da prodotto agricolo a straordinario strumento di valorizzazione e promozione del territorio”, si è tenuto sabato 14 dicembre. All’ingresso ho ritrovato un combattivo produttore-cultore della Coratina, il generale Pasquale La Notte, il quale ha voluto evidenziare come questo olivigno sia da ritenere a tutti gli effetti qualcosa di eccezionale, per tutte le componenti che lo rendono salutisticamente ineguagliabile tra tanti oli disponibili in commercio, al punto da meritare di far parte di una preparazione farmaceutica, il Cardioritmon Colesterolo, quale regolatore metabolico, proprio per l’alto contenuto in idrossitirosolo e tirosolo. La Coratina ha il suo perché, e lo si è compreso dagli interventi che si sono delineati nel corso dell’incontro a Corato. Non stiamo qui a far cronaca di quanto è stato detto, ma a registrare un movimento culturale che parte dall’esigenza di cambiare passo e fare della Coratina l’olivigno più trend d’Italia. Di fatto lo è, anche perché in molte bottiglie questa cultivar è presente, pur non sempre dichiarata, ma quel che ancora deve realizzarsi è quella che possiamo definire per certi versi “tendenza Coratina”, ovvero quella condizione privilegiata concessa solo a qualcosa che viene percepito come esclusivo e unico, tale rendere questo olivigno non solo il porta bandiera degli extra vergini di qualità, ma un vero e proprio prodotto iconico tale da esser desiderato sopra ogni cosa. Riusciranno in questo intrepido intento i produttori di olio Coratina? Non possiamo dirlo con certezza, sono troppi i fattori in gioco che possono remare contro, tra cui l’esagerato ed esasperante individualismo che affligge i produttori olivicoli. Ciò che di certo c’è, ed è chiaro a tutti, sono le virtù connaturali alla Coratina, la sua forza dirompente, la sua potenza espressiva. Un olivigno così pregevole merita senza dubbio una comunicazione all’altezza delle sue qualità. Con “Terre di Coratina” si è iniziato un percorso, l’importante è proseguirlo con la dovuta attenzione e coerenza. Perché, per esempio, non farne un marchio ombrello improntato su una qualità sensoriale – come si diceva un tempo – irreprensibile e soprattutto versatile, declinata su una molteplicità di impieghi a crudo e in cottura? Sarà la scommessa del 2025, riuscire a coinvolgere l’intera filiera in un percorso virtuoso ed edificante, da prendere a modello.

In apertura, illustrazione di Giulia Serafin per Olio Officina (particolare). Vietata la riproduzione

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