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Far avvicinare i giovani all’olio da olive è la vera grande sfida

Parlare la stessa lingua è fondamentale, e questa è la direzione verso cui si devono muovere gli attori all’interno del comparto oleario. Le persone di età inferiore ai quarantanove anni non consumano grandi quantità d’olio, e quando lo fanno è perché questo viene impiegato come condimento, affidandogli così una posizione marginale. Ma si può, e si deve, comunicare con loro in modo diverso, facendo più leva sulle emozioni e affidandosi al canale HoReCa. Se ne è parlato in Spagna

Chiara Di Modugno

Far avvicinare i giovani all’olio da olive è la vera grande sfida

Il settore dell’olio da olive si confronta con dati non molto rassicuranti.

Le persone al di sotto dei quarantanove anni non consumano l’olio nelle stesse quantità che hanno caratterizzato altre generazioni.

L’occasione per poter discutere di questo tema è stata la tavola rotonda tenutasi in preparazione del World Olive Oil Exhibition, che tornerà in presenza a marzo 2022.

Perché, quindi, i giovani non utilizzano l’olio da olive come succedeva non molto tempo fa?

Soledad Román, manager del Centro de Interpretación Olivar y Aceite de Úbeda pone l’accento su un aspetto in particolare: non è una questione di dove avviene la consumazione dei pasti, ma ciò che manca è una comunicazione ferrata per arrivare a loro. “Non ci stiamo concentrando sui loro canali”, conclude.

“Dobbiamo aiutare queste generazioni a provare, a sperimentare di più con l’olio da olive”, anche questa strada presentata da Ricardo Alcón, Client Development Manager di Nielsen Iq Spagna, dovrebbe essere perseguita, mentre Luis del Real, ex direttore di analisi di mercato e comportamento dei consumatori di Lactalis, sostiene che “i giovani non rifiutano l’olio da olive: mangiano spesso fuori e quindi dobbiamo fargli percepire che in realtà non sono lontani da questo prodotto, ma anzi, che lo utilizzano continuamente come condimento quando pranzano o cenano”.

Tutti i relatori si trovano d’accordo sul fatto che la ristorazione offre svariate possibilità per introdurre e far percepire in modo nuovo questo alimento ai giovani consumatori.

“La grande sfida – dichiara Juan Graña, Ceo di Neurological Science e Marketing – è riuscire entrare nel settore della ristorazione e far capire al nostro target che l’olio è un valore aggiunto al loro piatto. Non basta far leva sulla parte funzionale: l’emozione va raggiunta perseguendo altri aspetti intrinseci del prodotto”.

A sostegno di questa tesi è intervenuto anche Juan Carlos Marín, responsabile dei mercati alimentari di Alcampo “bisogna lavorare sull’etichettatura, sul modo di esporre le bottiglie sugli scaffali, prendendo spunto da come si muove il settore del vino. Sarebbe sicuramente un passo molto efficace”.

Tra discussioni attorno l’esperienza di acquisto e il tema, sempre più presente, della sostenibilità, ci si è concentrati anche sull’educazione, discorso che di grande rilievo per tutti gli esperti che hanno dichiarato “a Jaén insegniamo ai bambini come si produce l’olio, ma dovremmo avvicinarci anche a territori più lontani. Inoltre, anche se il canale HoReCa è cambiato molto, e ci sono già ristoranti molto sensibili all’olio da olive, tanti altri, pur essendo di alto livello, utilizzano un prodotto di base a causa del suo prezzo”.

Bisogna lavorare molto per sensibilizzare quante più figure possibili, ma i progetti e l’entusiasmo ci sono, e sono già una solida base di partenza.

Foto in apertura di Olio Officina©

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