“La romanza dell’Ulivo”, di Nicola Piovani, apre alla speranza
Nel Salento, in una terra funestata dal dramma della Xylella, dove, per via del batterio, sono morti stecchiti milioni di alberi, la musica ha parlato all’anima di coloro che hanno ascoltato la composizione che il celebre musicista premio Oscar ha composto per il festival “Classiche Forme”, diretto dall’altrettanto celeberrima pianista Beatrice Rana, per tramutarsi in un dono venuto dal cielo, per una corale benedizione degli olivi che hanno resistito al batterio

Un pubblico assorto ed emozionato, come d’altra parte io stesso, le persone a me care, tutti quanti noi che eravamo ad ascoltare, abbiamo accolto l’esecuzione del brano di Nicola Piovani come fosse un dono venuto dal cielo, una sorta di corale benedizione per placare le ansie e il devastante dolore che ha colpito un territorio, la sua gente e soprattutto coloro che gli olivi li coltivano.
“La romanza dell’Ulivo”, composta da Nicola Piovani per Beatrice Rana, è un sollievo per quanti cercano un segnale di speranza. Ancora ricordiamo un altro momento toccante, altrettanto significativo, quando la pianista Beatrice Rana il primo luglio 2019 fece un concerto a Gallipoli, proprio nell’ambito del suo festival, nel corso di un’anteprima, TarmontOlive, con un pianoforte in legno d’olivo collocato tra gli olivi colpiti dalla Xylella, un gesto emblematico e solenne. E ora, a distanza di qualche anno, un altro omaggio alla sua terra e alla pianta simbolo della pace: l’olivo, appunto.
Il quintetto d’archi e pianoforte si è esibito martedì 16 luglio in prima assoluta a Uggiano la Chiesa, della Fondazione Le Costantine di Casamassella, lavoro concepito su commissione del festival “Classiche Forme”.
Piovani, l’autore della “Romanza dell’Ulivo” è un uomo di città, nato e vissuto a Roma, ma molto attratto dalla campagna e sensibile ai valori della Natura. I suoi genitori amavano villeggiare in campagna, tra gli albero di olivo e di noce. “Un giorno – ricorda il musicista – in un podere vicino al casale dove alloggiavo, mi trovai davanti un contadino, al quale incuriosito chiesi cosa stesse facendo, mentre manovrava tutto assorto con la zappa, scavando con forza nel terreno. Mi rispose: sto piantando un olivo. Al che io insistetti, chiedendo che frutti sarebbero venuti fuori: le olive, mi disse, ma io non ci sarò più”. L’antica saggezza contadina di quel tempo, che metteva in luce i lunghi tempi della pianta. Mi sorprese la sua determinazione, la tenacia, nel compiere un lavoro che appariva inutile: piantare un albero di cui era in serbo un dono per le generazioni a venire”.
Tutto molto suggestivo, davvero sorprendente l’idea ispiratrice del brano di Piovani. Coltivare per il futuro, coltivare la speranza. Restano impresse tutte queste emozioni, ascoltando la Romanza dell’Ulivo. Una volta si diceva proprio questo: la generazione che pianta un olivo lo fa per quella successiva e non avrà il piacere di raccogliere e consumarne i frutti. Oggi non è più così, ma resta potente l’idea di pianta longeva che apre al futuro, che costruisce la speranza.
L’incasso della serata è stato destinato a finanziare un intervento di riforestazione delle aree devastate dalla xylella nel Salento e ha visto protagonista la Fondazione Sylva.
La foto di apertura è di Francesco Caricato
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