L’olio emiliano-romagnolo punta su innovazione, sostenibilità e cooperazione
In particolare, la modernizzazione del frantoio, che si può trasformare in un hub multiprodotto, si manifesta quale elemento di una nuova filiera circolare, capace di produrre olio alimentare, olio nutraceutico, come pure fonte di energia ed estratti per la farmaceutica e la cosmesi. È quanto è emerso dal focus group sulla filiera olivicolo-olearia della regione
L’Emilia-Romagna nel 2022 presentava una superficie olivicola di 4373 ettari che, espressa in percentuale rispetto a quella nazionale, era pari allo 0,36%, con un incremento, rispetto al triennio 2018-21, di 197 ettari. Nel 2023 la superficie regionale olivicola è incrementata ulteriormente a 4511 ettari. Su base nazionale le aziende olivicole sono diminuite del 31% nel decennio 2010-2020, mentre, nello stesso periodo, in Emilia- Romagna si è assistito ad un aumento del 12%.
Il quadro generale è sicuramente più che positivo e il Clust-ER Agroalimentare dell’Emilia-Romagna ha presentato a Bologna i risultati del Focus Group dedicato alla Filiera Olivicolo-Olearia, che si è svolto con il coordinamento di Olitalia, azienda italiana specializzata nel confezionamento, nella commercializzazione e nella distribuzione di olio extra vergine di oliva e facilitata dalla professoressa Tullia Gallina Toschi del Dipartimento di Scienze e Tecnologie Agro Alimentari, coadiuvata dalla capo panel dottoressa Sara Barbieri e dal professor Enrico Valli.
Il quadro generale è più che lusinghiero: la produzione di olio di oliva, a livello regionale, ha registrato una variazione percentuale del 35%, in aumento, negli anni 2021 e 2022, in controtendenza rispetto alla diminuzione nazionale intorno al 27%.
Il Focus Group, patrocinato dal Clust-ER Agroalimentare nella persona di Marco Foschini, ha coinvolto numerosi stakeholder in rappresentanza dell’intera filiera olivicola regionale: dal campo, con il Consorzio Olio Dop Brisighella, al Cnr, all’Università di Parma, ma anche dall’Istituto Alberghiero Bartolomeo Scappi e da importanti rappresentanti della Distribuzione Italiana.
Angelo Cremonini, presidente di Olitalia, al riguardo ha dichiarato, a nome della sua azienda, di essere orgoglioso di aver guidato questo importante processo di collaborazione e innovazione che riflette la nostra visione di un’industria olivicola-olearia sostenibile e competitiva in Emilia-Romagna.
Secondo la professsoressa Gallina Toschi “il focus group sulla filiera olivicolo-olearia in Emilia-Romagna ha messo in evidenza la necessità di sviluppare e rendere disponibile anche ai neofiti un modello regionale competitivo e sostenibile, fondato su innovazione e integrazione tra le fasi di produzione, trasformazione e confezionamento”.
C’è da osservare che l’impianto di nuovi oliveti rappresenta uno strumento di lotta all’erosione, sequestro di carbonio e incentivo alla biodiversità che andrebbe ricompensato per i relativi benefici che può porta alla collettività.
Uno dei temi centrali emersi riguarda infatti l’importanza di puntare su varietà autoctone resilienti, riconoscibili, caratteristiche e capaci di rispondere ai cambiamenti climatici, che garantiscano al contempo qualità elevata e una buona resa. Questa rappresenta sicuramente una chiamata, come sottolineato dalla dottoressa Annalisa Rotondi del Cnr, affinché i vivai lavorino a fianco dei centri di ricerca, rendendo disponibili ai tanti agricoltori che stanno investendo, le varietà più caratteristiche e resilienti nella parte nord del nostro Paese.
“Un altro aspetto fondamentale”, ha evidenziato la prof. Gallina Toschi, “ha riguardato la modernizzazione del frantoio, che si può trasformare in un hub multiprodotto, essendo così un elemento di una nuova filiera circolare; capace di produrre olio alimentare, olio nutraceutico, ma anche energia (nocciolino, foglie e biofuel), estratti per la farmaceutica e la cosmesi. Tutto questo per utilizzare ogni cosa e fornire redditività e valore alla produzione e alla trasformazione, abbattendo i costi di molitura.
È stato inoltre sottolineato il bisogno di una maggiore cooperazione tra i produttori, per ottimizzare l’uso dei frantoi regionali e ridurre i costi di molitura, migliorando così l’efficienza economica della filiera. La promozione dell’olio extra vergine locale è stata un altro punto focale, con l’obiettivo di valorizzare le caratteristiche uniche del prodotto e del territorio attraverso strategie di marketing e iniziative culturali.
Il prossimo passo sarà la realizzazione di un Distretto Regionale dell’olio EVO, che collegherà e valorizzerà le numerose attività e iniziative presenti in Emilia-Romagna, rafforzando ulteriormente il ruolo della Regione come punto di riferimento olivicolo per il Nord Italia.
Il rapporto completo del focus group sarà reso disponibile in open access tramite il Sistema Bibliotecario dell’Università di Bologna, Alma Mater. Intanto c’è da osservare che per favorire risultati ancora più significativi un Distretto regionale potrebbe moltiplicare e collegare le tante attività e iniziative, sia agricole che industriali, presenti in Regione ed elevarle a polo di riferimento olivicolo- oleario per tutto il Nord Italia. Sono già in corso valutazioni con distretti produttivi di altre regioni italiane, per sviluppare una collaborazione con ricadute positive su tutte le imprese della filiera.
In apertura, un oliveto a Palazzo di Varignana
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