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Quanto e come consumano l’extra vergine negli Stati Uniti?

In una intervista, l’esperta di olio da olive Alexandra Kicenik Devarenne porta l’attenzione su alcuni aspetti della cultura culinaria statunitense e come questo prodotto stia cominciando a farne sempre più parte, nonostante i molti limiti che trova. Come la demonizzazione dell’olio Evo amaro e piccante che, a seguito di una campagna di cattiva ed errata informazione, tendenzialmente non viene acquistato

Consorzio Ceq

Quanto e come consumano l’extra vergine negli Stati Uniti?

Alexandra Kicenik Devarenne fonda nel 2008 una associazione no profit dal nome Extra virgin alliance, Eva, che si prefigge di
rappresentare la migliore qualità dell’olio extra vergine di oliva negli Stati Uniti d’America tramite la creazione di una propria etichetta o marchio che ne tuteli sia la produzione che la distribuzione.

L’associazione ha stabilito una serie di criteri fisico-chimici, parametri organolettici insieme a requisiti di produzione e di confezionamento attraverso cui garantire la qualità del prodotto.

In una intervista del 14 settembre, Devarenne approfondisce alcuni aspetti in merito al consumo di olio da olive negli Stati Uniti, dalla produzione al consumo.

Potrebbe descrivere brevemente il mercato dell’olio d’oliva e dell’olio extra vergine di oliva negli Stati Uniti d’America?

Alexandra definisce il mercato americano piuttosto variegato, e nonostante il consumo di olio di oliva sia di circa di 1l/ pro-capite, sembra che l’interesse verso il prodotto continui a crescere (Figura 2). Negli ultimi 10-15 anni, infatti, la popolazione americana sembra rivolgere maggiore attenzione alla qualità del cibo, alla sua provenienza specie in relazione al concetto di sostenibilità in agricoltura. Secondo l’Associazione dei produttori di Olio di Oliva, Aoopa, negli Stati Uniti la superficie dichiarata e coltivata ad uliveti è di circa 40.000 acri (1 acro/). Da stime Coi, Consiglio oleicolo internazionale, il settore olivicolo rappresenta l’1% della produzione mondiale (Tabella 1). Gli stati coinvolti nella produzione sono California, Arizona, Texas, Georgia, Florida, Oregon e le isole Hawaii, ma la California è quello maggiormente produttivo.


Se dividessimo i consumatori americani in tre macrogruppi distinti per età, 18-35 anni, 35-50 anni e infine quelli con età superiore ai 50 anni, come potremmo descrivere il loro interesse nei riguardi di un prodotto ‘nuovo’ come l’olio extra vergine di oliva?

La signora Devarenne sostiene che da un punto di vista demografico, i consumatori di olio di oliva tra i 18 e 35 anni sono i più interessati al settore, in quanto maggiormente orientati al ‘nuovo’, con un livello di istruzione più elevato, una spiccata curiosità e apertura ad altre culture, al cibo e all’importanza di una nutrizione sana. Ciononostante, la conoscenza dell’olio d’oliva negli Stati Uniti d’America non ha raggiunto ancora livelli significanti perché antropologicamente l’acquisizione di un nuovo sapore e di nuovi ingredienti richiede tempo e la creazione di un nuovo bagaglio di sapori ed emozioni sensoriali. Inoltre, in quella parte di mondo la popolazione è stata ‘abituata’ a cibi e sapori diversi.

Ci chiediamo quindi quale approccio avere nei confronti dei consumatori?

Uno degli aspetti da tenere in considerazione, secondo Alexandra, è l’utilizzo dell’olio di oliva in cucina. Proporre un’ampia gamma di ricette che prevedano l’utilizzo dell’olio extra vergine di oliva sia su ingredienti crudi che cotti, così come introdurre l’uso dell’olio d’oliva su piatti tipici locali potrebbero essere entrambe soluzioni di supporto ad una maggiore diffusione commerciale del prodotto. Tuttora, il pubblico americano si limita ad usare l’olio Evo solo su piatti specifici, come condimenti per le insalate o piatti Mediterranei. Purtroppo, una campagna di cattiva informazione negli Stati Uniti ha screditato l’uso dell’olio di oliva nelle ricette di piatti cotti e fritti sostenendo che il punto di fumo di questo prodotto fosse troppo basso e che subisse quindi una denaturazione, acquisendo un sapore amaro. Ragion per la quale molti consumatori in America temono l’olio extra vergine amaro (per noi invece valorizzato in quanto nota sensoriale fondamentale) e piccante e solitamente non lo acquistano. Infatti, tendono a comprare oli dal sapore più leggero, quasi impercettibile.

All’interno e in apertura, foto di Olio Officina©

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