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Un tempo gli atleti vincevano olio, ora medaglie e danaro

Alle olimpiadi del lontano passato l’olio ricavato dalle olive era un premio molto ambito, come pure la corona d’olivo che cingeva la tesa dei vincitori, ma ciò che contava era la gloria e il riconoscimento pubblico. Siamo oggi orgogliosi dei traguardi raggiunti dall’Italia a Tokyo. E - perché no? - meriterebbero tutti una buona dote d’olio

Olio Officina

Un tempo gli atleti vincevano olio, ora medaglie e danaro

Il nome Olimpiade deriva da Olimpia, che è la città in cui si svolgevano i giochi organizzati nel nome e in onore di Zeus. Si svolgevano anche allora ogni quattro anni.

Le gare però comprendevano due serie distinte di competizioni: da una parte vi erano i giochi Panellenici (di tutti i greci) e dall’altra i giochi Panatenaici. Quelli panellenici avevano un’aurea di sacralità e coinvolgevano tutte le città dell’Ellade. Si distinguevano a loro volta in quattro distinti gruppi di gare.

I giochi Olimpici, ogni quattro anni nella città di Olimpia, ed erano appunto in onore di Zeus, con premio la corona di olivoricavata dai rami degli olivi del santuario di Zeus.

I giochi Pitici, ogni quattro anni nei dintorni di Delfi, e dedicati ad Apollo e per premio una corona di alloro.

I giochi Nemei, ogni due anni a Nemea e dedicati a Zeus, con premio una corona di foglie di sedano.

E infine i giochi Istmici, nei dintorni di Corinto e dedicati a Poseidone e per premio una corona di pino.

I giochi Panatenaici, invece, si svolgevano ogni quattro anni in onore di Atena e iniziavano il giorno della nascita della dea, a fine luglio, il giorno 28. Potevano partecipare solo uomini e donne ateniesi, e chi vinceva riceveva in premio l’olio prodotto dagli ulivi sacri ad Atena e oggetti in oro e argento. Era la città stessa di Atene a donare l’olio del bosco sacro.

L’olio era qualcosa di molto prezioso, anche perché largamente utilizzato dagli atleti, i quali venivano massaggiati con l’olio prima e dopo ogni esercizio fisico, fondamentale dunque. Ogni atleta aveva la propria personale dotazione: una minuscola anfora in bronzo o in coccio legata al polso, detta aryballos, e poi lo strigile, una spatola sempre con sé, in modo da detergere il sudore e l’olio corpo dal corpo.

Oggi è diverso, ma non sarebbe del tutto fuori luogo ripristinare alcuni simboli del passato.

In totale l’Italia ha cnseguito 40 medaglie, di cui 10 d’oro, dieci d’argento e 20 di bronzo.

MEDAGLIE D’ORO

  1. Vito Dell’Aquila (taekwondo, -58 kg)
  2. Federica Cesarini e Valentina Rodini (doppio pesi leggeri donne di canottaggio)
  3. Gianmarco Tamberi (salto in alto)
  4. Marcell Jacobs (100 metri)
  5. Ruggero Tita e Caterina Banti (vela, classe mista Nacra 17)
  6. Francesco Lamon, Simone Consonni, Jonathan Milan e Filippo Ganna (ciclismo su pista, inseguimento a squadre)
  7. Massimo Stano (marcia 20 km)
  8. Antonella Palmisano (marcia 20 km)
  9. Luigi Busà (karate)
  10. Lorenzo Patta, Marcell Jacobs, Eseosa Desalu, Filippo Tortu (staffetta 4×100)

MEDAGLIE D’ARGENTO

  1. Luigi Samele (scherma, sciabola)
  2. Alessandro Miressi, Thomas Ceccon, Lorenzo Zazzeri e Manuel Frigo (nuoto, 4×100 stile libero)
  3. Diana Bacosi (tiro a volo, skeet)
  4. Daniele Garozzo (fioretto individuale)
  5. Giorgia Bordignon (sollevamento pesi, categoria 64 kg)
  6. Luca Curatoli, Enrico Berré, Luigi Samele e Aldo Montano (sciabola maschile a squadre)
  7. Gregorio Paltrinieri (800 metri stile libero nuoto)
  8. Mauro Nespoli (tiro con l’arco)
  9. Vanessa Ferrari (ginnastica, corpo libero)
  10. Manfredi Rizza (canoa sprint, K1 200 metri)

MEDAGLIE DI BRONZO

  1. Elisa Longo Borghini (ciclismo su strada, prova in linea)
  2. Odette Giuffrida (judo, -52 kg)
  3. Mirko Zanni (sollevamento pesi, 67 kg)
  4. Nicolò Martinenghi (nuoto, 100 rana)
  5. Maria Centracchio (judo, 63 kg)
  6. Squadra femminile spada (Rossella Fiamingo, Federica Isola, Mara Navarria, Alberta Santuccio)
  7. Quattro senza maschile canottaggio (Lodo, Vicino, Castaldo e Di Costanzo)
  8. Federico Burdisso (nuoto, 200 farfalla)
  9. Stefano Oppo e Pietro Willy Ruta (canottaggio doppio pesi leggeri uomini)
  10. Fioretto donne a squadre (Alice Volpi, Arianna Errigo, Martina Batini, riserva Erica Cipressa)
  11. Lucilla Boari (tiro con l’arco)
  12. Simona Quadarella (nuoto, 800 stile libero)
  13. Irma Testa (pugilato)
  14. Nino Pizzolato (sollevamento pesi)
  15. Thomas Ceccon, Nicolo Martinenghi, Federico Burdisso e Alessandro Miressi (nuoto, staffetta 4×100 misti)
  16. Gregorio Paltrinieri (10 chilometri di nuoto da fondo)
  17. Elia Viviani (ciclismo su pista, omnium)
  18. Viviana Bottaro (karate, kata)
  19. Abraham Conyedo (lotta libera, 97 kg)
  20. Centofanti, Duranti, Maurelli, Mogurean, Santandrea (ginnastica ritmica)

La scrittrice Daniela Marcheschi – che per le edizioni Olio Officina dirige la rivista di letterature Corso Italia 7– è entusiasta dei risultati conseguiti. “Che Italia vera mettono in mostra le Olimpiadi di Tokyo!” ha detto. “Giovani che inseguono un sogno e lavorano per anni duramente per meritarsene la conquista. Soffrono e rispettano i sacrifici di chi hanno vicino e permette loro di coltivarlo in un mondo votato all’utile, meglio se immediato. Vengono da piccoli centri, paesini a volte; vengono dal Sud nobile che fatica onestamente; molti di loro sono immigrati e parlano dell’Italia come se gli appartenesse da cento generazioni. Spirito olimpico: ricordiamocelo più spesso”.

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