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Una “underground experience” tra frantoi ipogei, letteratura e arte

Un accostamento insolito per un luogo che trasuda di memoria contadina. La manifestazione, al suo secondo anno, ha visto Melendugno e Borgagne protagonisti con alcuni dei loro frantoi, quali il semipogeo di quest'ultimo, il trappeto ipogeo Potì e, infine, il frantoio San Francesco e ha restituito svariate forme di bellezza e cultura attraverso mostre, performance, musica dal vivo e degustazioni

Carla Testa

Una “underground experience” tra frantoi ipogei, letteratura e arte

Tre frantoi, tre esperienze diverse fra letteratura del Novecento, viaggio immaginario ed arte pittorica.
Un accostamento insolito per un luogo che trasuda di memoria contadina.

Prima sosta: il semipogeo di Borgagne è stato un percorso intimo, dove il confine tra terra e mare diventa un viaggio sottoterra e attraverso il mare. A partire dall’olio e dalla pietra, le fabbriche diventano “navi di pietra” con cui attraversare i mesi della spremitura. E i nocchieri (“li nachiri”) guidano la “ciurma” nel mare di “oro liquido”. Angelo Manni, guida eletta di questo percorso, ci fa immergere in questo suggestivo mondo fatto di roccia e immaginazione.

Il frantoio è una struttura produttiva in parte scavata e in parte costruita; in un primo momento era trappeto “a sangue” a forza animale e a braccia del tipo animato e, in seguito, oleificio a forza meccanica. Pregevoli sono le macchine introdotte con l’evoluzione tecnologica avvenuta tra Otto e Novecento: il frantoio della ditta “G. Lopez & C.” di Bari e le cinque presse idrauliche delle ditte baresi “Amenduni & C.”, “F.lli Maselli & C.” e “N. Biallo Eredi” con la pompa idraulica a sei corpi.

Seconda sosta: il trappeto ipogeo Potì di via San Niceta, a Melendugno, illuminato dal genio artistico e letterario con la mostra “Calvino sottosopra” curata da Annalisa Montinaro e Antonio De Carlo. Connubio perfetto fra contenuto e contenitore, i due curatori, ispirandosi alle “Lezioni americane”, hanno magistralmente valorizzato il percorso dell’ipogeo con installazioni narrate e musicate sul tema della leggerezza: un filo di ferro intrecciato a forma di cervello, circuiti mentali, la clessidra del tempo velocizzato dalla modernità, un globo pietrificato, il cielo nei pozzetti di decantazione, le barchette sospese sulla volta di pietra. Un mondo capovolto rivolto verso la leggerezza.

Attraverso la presentazione della moglie Esther, Calvino arriva al suo pubblico definendo con la parola Poetry ogni forma di comunicazione poetica. E il percorso su Calvino, all’interno del frantoio, ha reso perfettamente visibile questa sublime fusione fra luci, musica e narrazione letteraria.

Al trappeto ipogeo si accede da una scala rettilinea; nel grande ambiente destinato alle due principali fasi del ciclo produttivo: la frangitura e la torchiatura è presente solo il bacino in pietra (vasca per la molitura) con un’imponente mola posta al centro. Sono altresì presenti i pozzetti di decantazione, le sciave, due lettiere in pietra per il riposo dei trappetari, la stalla; il nozzaio e altri ambienti; purtroppo i torchi del tipo “alla calabrese” e “alla genovese” sono andati perduti.

Terza sosta all’insegna dell’accoglienza nella dimora San Francesco sempre a Melendugno. Un grande frantoio semipogeo dalle macchine imponenti, attiguo ad un forno (forno Dima), un tripudio di colori che hanno preso forma tra le mani di Maria Lopo-Petrachi e Oreste Ferriero.

Anche il trappeto semipogeo della famiglia Dima conserva delle pregevoli macchine: un frantoio a tre macelli e una pompa idraulica a quattro corpi della ditta “N. Biallo Eredi Bari”. Prima del passaggio alla forza meccanica, nella struttura produttiva erano presenti due batterie di torchi binati ad una vite del tipo “alla genovese” e un frantoio con un macello azionato da forza animale.

L’iniziativa “Frantoi aperti”, underground experience, tenutasi da venerdì 31 maggio a domenica 2 giugno, è alla sua seconda edizione e mira a valorizzare i beni di archeologia industriale di Melendugno e di Borgagne, città dell’olio (e del miele).

Particolare entusiasmo è trasmesso dall’assessore alla cultura del comune di Melendugno Sonia Petrachi: “Dopo lo straordinario successo dello scorso anno, abbiamo deciso di riproporre questo appuntamento che contiamo diventi parte della nostra tradizione.

Questo nella certezza che sia giusto guardare al futuro, ma anche perché è importante ricordare le nostre radici, che troviamo qui nei nostri frantoi, in quelle che abbiamo denominato navi di pietra”. Sull’importanza di questo evento è intervenuto anche il sindaco di Melendugno, Maurizio Cisternino: “I frantoi raccontano una storia fatta di rinunce e sacrifici, dobbiamo dunque valorizzarli per non perdere quel patrimonio materiale e immateriale che appartiene alla nostra identità”.

Carla Testa

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