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Dalle bottiglie d’olio nelle cappelliere all’universo mondo

LO PRODUCO, LO RACCONTO. Alla fine degli anni ‘80 l’olio rimandava soltanto alla Toscana e alla Liguria, poi però qualcosa stava lentamente cambiando. Ci siamo affacciati sul mercato con una scommessa: cercare il valore aggiunto dell'olio, mettendo in evidenza la qualità. Tutti a chiederci cosa fosse quel liquido meravigliosamente profumato, piacevolmente piccante. Nessuno aveva mai assaggiato un olio siciliano. Rimasero tutti incantati. Tutti sembravano volerlo

Natalia Ravidà

Dalle bottiglie d’olio nelle cappelliere all’universo mondo

La storia che sto per raccontarvi è po’ quella di quando si viaggiava con la valigia di cartone. Non proprio, ma così mi sembra, guardando indietro. La storia di quando le bottiglie di olio si portavano in aereo nel bagaglio a mano, non sempre ben tappate. Tanto che anni dopo le hostess invitavano i turisti inglesi a non mettere bottiglie d’olio nelle cappelliere.

Bene. Alla fine degli anni ‘80 l’olio rimandava soltanto alla Toscana e alla Liguria. Qualcuno aveva sentito parlare dell’olio pugliese ma di quello siciliano… i più abili lo vendevano all’ingrosso agli industriali del Nord Italia. Olio da taglio.

In Gran Bretagna, dove vivevo, era relegato, di colore giallo paglierino, agli scaffali delle farmacie.

Questo era il mondo dell’olio di oliva ma qualcosa stava per cambiare quando ci siamo affacciati sul mercato con una scommessa, ma in un mondo che stava iniziando a cambiare.

Alcuni illuminati produttori toscani e, per la cronaca, molisani, avevano iniziato a imbottigliare l’olio aziendale, cercando il valore aggiunto, cosi come per il vino, con un’etichetta e una bottiglia che ne mettesse in evidenza la qualità.

Io, nel frattempo, nella mia borsa a mano portavo regolarmente una, a volte due, preziose bottiglie di olio appena molito per la felicità incredula di amici dapprima francesi e poi inglesi che mi chiedevano cosa fosse questo liquido meravigliosamente profumato, piacevolmente piccante che con appena un pizzico di sale rendeva una fetta di pane tiepido una prelibatezza. Dove possiamo trovarlo, perché non lo vendi? Tutti sembravano volerlo.

Così che è nato l’olio RAVIDA.

Dopo un battage su mio padre che sembrava senza speranza – nessuno conosce la Sicilia (siamo alla fine degli anni ‘80) …gli oli sono toscani… – ho trovato un padrino prestigioso nell’emerito professore Giuseppe Fontanazza, un siciliano allora al Cnr di Perugia, che stava portando avanti un progetto di miglioramento degli uliveti secolari della nostra azienda di famiglia a Menfi.

Eravamo tutti e tre seduti nel terrazzo di casa affacciato sul mare Mediterraneo quando finalmente mio padre si è alzato per andare a prendere una bottiglia di vino freddo.

Quello era il mio momento e lo colsi al volo per chiedere timidamente se quel mio progetto era cosi campato in aria.

A marzo del 1991 abbiamo presentato a Londra la nostra prima bottiglia di olio in quella che allora era la più grande fiera alimentare in Gran Bretagna. A fine giornata eravamo entrati nei più importanti punti vendita inglesi: il Conran Shop, Harrods, Selfridges, Harvey Nichols. Ari Zingerman ci portò negli USA. Simon Johnson in Australia.

Nessuno aveva mai assaggiato un olio siciliano. E ne rimasero tutti incantati.

“Meraviglioso…non mi stancherà mai”, scrisse Anne Dolamore nella sua prima Guida sugli Oli di Oliva. “Un nettare…il mio olio”, il critico del Guardian; “intensamente erbaceo… con note di mare, il massimo di un olio” su VogueUK; “uno dei migliori oli del mondo”, il Food Channel negli Stati Uniti… e poi arrivarono i premi tra cui il posizionamento tra i primi 10 del mondo alla prima edizione del premio promosso da Der Feinschmecker in Germania.

Oggi, abbiamo scelto di restare una piccola azienda di nicchia con tutte le sfide che ciò comporta e ci pregiamo di produrre anno dopo anno un olio che rispecchi le caratteristiche nutrizionali ed organolettiche delle olive del nostro territorio.

Ravidà Azienda Agricola

Menfi, Agrigento, Sicilia, Italia

Casa virtuale: ravida.it

È possibile leggere questo articolo anche su Oliocentrico numero 11

La foto di apertura è di Carlo Bevilacqua ©

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