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La felicità della Grossa

Il tocco femminile dell’olio si avverte nettamente. Dopo tanto olio indistinto, senza personalità, c’è chi fa sul serio, valorizzando le materie prime, a partire da ogni singolo particolare

Luigi Caricato

La felicità della Grossa

Si chiama Grossa di Cassano, non è molto nota al grande pubblico, ma proprio per questo è più intrigante, tanto che ora inizia a essere una varietà di oliva apprezzata per le sue note sensoriali.

Il monovarietale dell’Agricola Doria, prodotto da Alessandra Paolini, l’avevo degustato e apprezzato già anni fa. L’ho provato a distanza di alcuni mesi dalla produzione e trovato un alto indice di freschezza.

L’Azienda, ubicata nella Piana di Sibari, punta proprio su questa cultivar, ma non sono da trascurare il blend “Sole”, “Terra” e “Sud”, come pure i monocultivar Nocellara Messinese, Cipressino e Carolea.

Giallo dai riflessi verdolini, ha sensazioni fruttate pulite e intense, dalle connotazioni erbacee, con richiami al pomodoro. In bocca buona fluidità e armonia, gusto vegetale di carciofo, amaro e piccante ben dosati, mandorla verde in chiusura e una lieve punta piccante.

E ora, visto che Alessandra Paolini è anche una letterata – autrice di vari racconti e poesie – per omaggiare il suo impegno le faccio dono di una citazione, tratta da Il Regno delle due Sicilie descritto e illustrato, ovvero descrizione topografica, storica, monumentale, industriale, artistica, economica e commerciale delle province poste al di qua e al di là del faro e di ogni singolo paese di esse. Si tratta di un’opera dedicata a sua maestà di Ferdinando II, il cui volume primo è stato stampa a Napoli presso lo Stabilimento tipografico di Gaetano Nobile nel 1853.

“Gli oliveti non sono pochi, e di non piccola estensione; anzi non v’è anno che non s’impiantino ulivi nelle opportune contrade, massime in quelle della Caccianova, ove prontamente l’albero sacro a Minerva sviluppa e cresce. Da poco tempo in qua alcuni agricoltori pugliesi hanno introdotto un nuovo sistema e migliore di potazione di questa pianta, che non tenevasi per lo passato; mediante il quale gli ulivi si educano non molto alti, i rami si fanno crescere chiomati verso il suolo, e così rimangono meglio difesi dai venti e dalle intemperie, e la raccolta del frutto si rende più facile, e molto più abbondante. I nostri Cassanesi su l’esempio ricevuto stanno perfezionando quest’arte, da essi prima non ben conosciuta”.

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