La sorprendente forza aromatica dell’olio di Vignale Monferrato
Saggio Assaggio. Si chiama Rodolfo Lanza, il produttore, ma al momento non è titolare di azienda agricola. È solo un olivicoltore amatoriale. Ci crede tantissimo nella cura dei suoi trecento olivi. L’olio extra vergine di oliva che produce ha per nome “San Sin” ma non è in vendita: un gran peccato, perché merita. Coltivare in alta collina, con forti pendenze, non è un compito facile. Eppure insieme con la moglie Anna ci crede così tanto da avvalersi perfino delle competenze dell’agronomo Antonino De Maria. Un buon esempio per tutti
È una storia molto bella, di quelle edificanti, che fa piacere siano possibili in un tempo in cui le campagne sono trascurate, se non addirittura abbandonate. Rodolfo Lanza, insieme con la moglie Anna, vive immerso in un paesaggio fantastico, quello del Monferrato. Sono stato da loro sabato 27 luglio per uno shooting fotografico tra gli olivi, ben quindici persone coinvolte, più due fotografe e un fotografo a effettuare gli scatti. In attesa di iniziare il servizio fotografico, ci siamo beati dalla grande bellezza dall’alto della terrazza panoramica. Ammirare l’oliveto è una immersione nella gioia. Saper che vi sono persone che curano con grande dedizione le piante è un sollievo in un tempo in cui si assiste al progressivo abbandono dei campi. Non c’è solo la vigna in Piemonte, l’olivo prende sempre più spazio. In questo caso il cambiamento climatico sembra favorire l’impegno. Certo, l’alternanza di produzione spiazza, ma d’altra parte l’olivo si fa desiderare: è fatto così.
Assaggio l’olio e resto sorpreso per la bontà e freschezza che lo contraddistinguono già in piena estate. Ha una buona stabilità. La molitura delle olive è stata effettuata a metà ottobre. Le olive sono in prevalenza Frantoio e in parte Leccino, ovviamente non manca il Pendolino, per agevolare l’impollinazione, e vi è pure una presenza, seppure marginale, di piante Picholine. In quindici anni gli alberi sono cresciuti a sufficienza, tutti ben curati. Perché Rodolfo Lanza ci crede a tal punto da investire nella competenza dell’agronomo Antonino De Maria, una figura chiave per la rinascita dell’olivicoltura piemontese. Un agronomo di origini calabresi che con il suo operato sta valorizzando un territorio che dimostra di crederci molto nell’olivo. Le competenze ci sono tutte. Per questo è da ammirare Lanza, puntando sull’ausilio di un tecnico compie il proprio dovere al meglio: sarebbe da prendere d’esempio da tutti gli olivicoltori in Italia che spesso rinunciano al ricorso dei tecnici esperti. Sbagliato, perché l’olivo ha necessità di essere seguito con grande attenzione. Non si può pensare all’olivicoltura come a qualcosa da lasciare alla casualità, al come viene viene, perché è una pianta rustica. L’olivo richiede tempo, attenzione, cure, competenze.
Nel 2012 c’è stata una gelata importante a Vignale Monferrato e la paura è stata enorme. Uno spavento inenarrabile, ma le piante, seguite passo passo, hanno resistito.
L’olio, torniamo all’olio. Si chiama “San Sin”. Strano nome, vero?
Giallo netto, dai riflessi verdolini, si apre al naso con profumi freschi, verdi, dalle connotazioni erbacee di media intensità. Al palato sorprende per buona fluidità, armonia, amaro e piccante netti e ben dosati, con l’amaro, tra l’altro, persistente e progressivo, che agisce morbido, senza disturbare, sempre gradevole. Il gusto rimanda al carciofo e ad altri ortaggi sapidi. In chiusura anche i sentori di mela e mandorla verde.
Lo immagino con piatti di carne cruda, o cotta ai ferri; o con minestre di verdure e legumi. Il sapore lo si percepisce netto, ma non ha alcun effetto coprente: è un olio extra vergine di oliva versatile. Da provare. Peccato non sia in vendita. Ma questa è una bellissima testimonianza di un impegno che merita attenzione e curiosità.
In apertura e all’interno, foto di Olio Officina. Le foto dell’oliveto sono di Antonino De Maria
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