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Le Gocce d’Oro nella versione Fresco di Macina

SAGGI ASSAGGI. In Toscana, a Lucca, la storia di una famiglia che vanta ben 120 anni di attività nel settore oleario. I Rocchi. Tra le varie referenze abbiamo recensito un extra vergine che viene imbottigliato nel periodo della frangitura

Francesco Caricato

Le Gocce d’Oro nella versione Fresco di Macina

Ci sono ben cinque generazioni e 120 anni di attività a contraddistinguere la presenza di Oleificio Rocchi nella storia delle imprese olearie d’Italia. Tutto ebbe inizio nel 1901, a Lucca, in un luogo celebre nel mondo per i suoi pregiati oli.

Il fondatore, Cesare Taddeucci, e in seguito il genero Mario Rocchi, hanno dato il via alle generazioni successive, e così, da allora, decennio dopo decennio, lo spirito è stato sempre quello dell’esordio: guardare avanti e innovare. E oggi sono Mario, Francesca, Paolo e Massimo Rocchi ad apportare nuovi impulsi e know-how in azienda, cui ora si è aggiunta la quinta generazione, con Leonardo Rocchi.

Quanto agli oli, nelle diverse edizioni di Olio Officina Festival ho avuto modo di degustare pubblicamente le varie referenze, e ora, per questo numero di Oliocentrico, mi concentro sul 100% italiano “Gocce d’Oro – Fresco di Macina”.

Alla vista è di colore giallo dai riflessi verdolini, limpido; al naso si colgono freschi profumi vegetali di carciofo e altri ortaggi, che si ritrovano anche al gusto, unitamente ai sentori di erba di campo.

Al palato si riscontra una piacevolezza al palato, una sensazione morbida e rotonda, un impatto dolce iniziale per poi aprirsi successivamente a note amare e piccanti ben dosate e armoniche.

In chiusura, infine, i toni mandorlati e una lieve punta piccante.

OLEIFICIO ROCCHI

Olio extra vergine di oliva Gocce d’Oro Fresco di Macina

Dove: Alessio, Lucca, Toscana, Italia

Casa virtuale: rocchi.it

Olivaggio: mix di varie cultivar

Bottiglia: 1000 ml

Prezzo al pubblico: euro 11,95

È possibile leggere questa recensione anche sul numero 3 della rivista mensile Oliocentrico, edita da Olio Officina. La recensione che qui riportiamo, a beneficio dei lettori del nostro webmagazine, risale all’olivagione 2018, ma le peculiarità sensoriali descritte permangono le medesime, pur con le dovute variabili della stagionalità.

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