Morbido e dolce, il Qitterra Selezione Mediterraneo
Saggio Assaggio. È un extra vergine versatile, che si apre al naso con profumi fruttati medio leggeri e dai richiami netti all’oliva, con sentori di erbe di campo e mandorla. Un modo nuovo di concepire, sul mercato italiano, la presenza di extra vergini di provenienza estera con un profilo di alta qualità. Per la sua specificità, è consigliato anche per l'alimentazione dei bambini, poco inclini come sono ad accogliere gusti troppo accentuati
La famiglia Bono è particolarmente attiva nel mondo dell’olio e detiene più di un primato.
Due in particolare vanno segnalati: il fatto di essere il più grande frantoio della Sicilia e quello di essere nel contempo azienda leader in assoluto nella produzione di extra vergini made in Sicilia certificati Dop e Igp.
Apprezzo molto che abbiano affiancato al marchio “Bono”, che coincide con il cognome, un altro a nome “Qitterra”, a dimostrazione che le aziende devono crescere e ampliare il proprio raggio d’azione.
Vi sono due versioni di extra vergini “Qitterra”: il “Selezione Mediterraneo”, che qui recensiamo, e il “Selezione Mediterraneo Biologico”.
Il primo è frutto di una selezione di diverse cultivar di olivo, tra cui (in prevalenza) l’Arbequina e l’Arbosana.
Alla vista l’olio si presenta di color giallo intenso, limpido e dai riflessi dorati.
Al naso si apre con profumi fruttati medio leggeri dai richiami netti all’oliva, e con sentori di erbe di campo e mandorla.
Al palato è morbido e carezzevole, dall’impatto dolce, con sensazioni vellutate e una gradevole fluidità. Sono piacevoli anche le note mandorlate e i richiami aromatici a diversi ortaggi che si avvertono in chiusura, dove si scorge una lieve e piacevole sensazione di piccante.
Come utilizzarlo? È un olio da tutto pasto, versatile, adatto a crudo su pietanze dal gusto delicato, ma in particolare in cottura, così come in frittura.
È consigliabile pure per l’alimentazione dei bambini, poco inclini come sono ad accettare oli amari e dal gusto troppo accentuato.
Questa recensione è possibile leggerla anche sul numero 24 di Oliocentrico, rivista edita da Olio Officina
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