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Arbusti contro lo smog

Quelli mediterranei fungono da barriere. Sono stati presentati gli esiti di un progetto finanziato dal Mipaaf. Rappresentano la prova che dimostra come l’utilizzo di certe specie di arbusti nelle città possa contribuire ad abbattere l'inquinamento da metalli pesanti

Marcello Ortenzi

Arbusti contro lo smog

La densità della popolazione è in continuo aumento e la conseguenza è un maggiore consumo e un maggiore inquinamento atmosferico specialmente nelle città. Per ovviare questa situazione si stanno cercando soluzioni: piccoli rimedi o grandi progetti per migliorare la qualità dell’aria che respiriamo e le piante sono un aiuto sempre al primo posto.

Diversi tipi di arbusti mediterranei sono in grado di fermare lo smog nelle città, secondo un progetto del CRA, Consiglio per la Ricerca in Agricoltura con la sua Unità di ricerca per il vivaismo a Pescia insieme con alcune Università. Il progetto innovativo”M.I.A. Valutazione quantitativa delle capacità di specie arbustive e arboree ai fini della Mitigazione dell’Inquinamento Atmosferico in ambiente urbano e periurbano”, finanziato dal Ministero delle Politiche Agricole, basa la sua “forza” anti-smog su otto gruppi di piante di habitat mediterraneo: Agrifoglio, Viburno, Viburno lucido, Corbezzolo, Fotinia, Alloro, Eleagno, Ligustro. Sono specie di arbusti ornamentali a foglia persistente e caduca in grado di assorbire i metalli pesanti connessi all’inquinamento da traffico (Pb, Zn , Cu, Ni e Cd) e gli elementi tipici del particolato terroso (es. Fe e Al), di fissarli negli organi epigei e soprattutto di ripartirli fra le strutture legnose a maggiore persistenza, come rami e fusto.

La predisposizione di barriere anti smog con queste piante, che sono piuttosto robuste, terrà conto delle zone cittadine in cui si concentrano maggiormente traffico, impianti termici e combustioni di tipo industriale, al fine di attenuare le esalazioni di sostanze nocive come polveri sottili e metalli pesanti. La piantagione come sperimentata dall’ente di ricerca è stata particolarmente efficace perché, oltre alla riduzione diretta dell’anidride carbonica, è in grado di migliorare il microclima e ridurre l’uso dei combustibili fossili di circa 18 chili all’anno per ciascun albero.

Ogni pianta messa a dimora in ambiente urbano svolge un’azione di riduzione della CO2 equivalente a quella di 3-5 alberi forestali di pari dimensioni. Il piombo, uno degli elementi più pericolosi per la salute umana, è intercettato in maniera diversa dalle diverse specie di piante: tra queste, i maggiori valori di deposito fogliare sono stati riscontrati nell’eleagno, nel ligustro e nel viburno lucido.

I test hanno mostrato che il deposito d’inquinanti sulle foglie è progressivamente aumentato tra giugno e agosto, in un periodo di assenza di piogge, mentre è diminuito con il verificarsi dei primi eventi piovosi autunnali che, evidentemente, hanno dilavato parte del deposito. Dall’analisi microscopica del PM sulle foglie è emerso che l’eleagno è il miglior accumulatore, con lo 0.60 % dell’area fogliare “coperta”, mentre il ligustro, con lo 0.27 %, ha registrato il valore più basso.

La foto di apertura è di Luigi Caricato

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