Gea Terra

Ethical energy farm

Ovvero, quando l’impresa agricola fornisce energia in modo sostenibile. Producendo biogas, tra l’altro, si pareggia anche il bilancio dell’anidride carbonica emessa in atmosfera. Non è un aspetto trascurabile, oggi. Un impianto a biogas, produce pure un pregiato fertilizzante per il terreno agricolo: il digestato. Azoto, fosforo e potassio restano praticamente intatti durante la produzione del biogas e, addirittura, risultano più concentrati

Marcello Ortenzi

Ethical energy farm

Le imprese agricole che non hanno paura di utilizzare tutti gli strumenti green a disposizione per la propria autosufficienza prendono oggi il nome di “Ethical Energy Farm”. Parliamo di un modello di produzione che non solo evita lo sfruttamento eccessivo del suolo, dell’acqua e dell’aria, ma che è anche economicamente vantaggioso per gli operatori agricoli, socialmente giusto, e in grado di contribuire al miglioramento delle condizioni di vita di tutta la comunità. Tuttavia se dal lato della tutela ambientale le opzioni a nostra disposizione sono note, meno lo sono quelle sotto il profilo energetico.

Un esempio eclatante della autonomia energetica è il biogas da rifiuti vegetali e animali che così si trasformano in elettricità e calore in maniera semplice e pulita. Il biogas è una miscela di vari tipi di gas composti principalmente da metano e ottenuti dalla fermentazione di residui organici provenienti da rifiuti vegetali o animali e si forma spontaneamente con la fermentazione della materia organica. Esso è costantemente presente intorno a noi.

Il processo di formazione del biogas è la digestione anaerobica, cioè la biodegradazione di una sostanza organica in assenza di ossigeno. Il funzionamento è relativamente semplice e questo permette a una tecnologia funzionale e ben fatta di dare solo vantaggi. I rifiuti vengono depositati in un serbatoio che per gravità consente al refluo di entrare nell’impianto dove un miscelatore garantisce l’omogeneità del liquame impedendo che si formino sedimenti. Il liquido ottenuto va nel digestore anaerobico, ermeticamente chiuso e coibentato, in cui il gas gorgoglia nella parte superiore e il liquido si deposita in quella inferiore. Il gas poi viene messo in un serbatoio di stoccaggio e il liquame ormai digerito viene convogliato in un recipiente esterno.

Un cogeneratore trasforma il gas in energia elettrica,utilizzabile dalla fattoria o vendibile, mentre quella termica deriva dallo sfruttamento dell’acqua calda prodotta dal ciclo di raffreddamento del motore.

Producendo biogas si pareggia il bilancio dell’anidride carbonica emessa in atmosfera, infatti la CO2 emessa dalla combustione del biogas è la stessa CO2fissata dalle piante (o assunta dagli animali in maniera indiretta tramite le piante). Questo processo permette poi di limitare le emissioni di metano, che è un forte gas-serra, nell’atmosfera in quanto dopo la combustione il gas èdegradato in anidride carbonica e acqua.

Un impianto a biogas produce anche un pregiato fertilizzante per il terreno agricolo, il digestato. Azoto, fosforo e potassio restano praticamente intatti durante la produzione del biogas e addirittura risultano più concentrati. Si instaura così un circuito quasi chiuso impiegando questo fertilizzante sui campi dove si origina il substrato.

I vantaggi sono economici e ambientali; infatti oltre all’incentivo economicoche si ottiene dall’energia prodotta si aggiunge una importante diminuzione dei costi di smaltimento dei rifiuti organici agroindustriali e urbani. Un’ impiantoben realizzato minimizza eventuali odori negativi che altrimenti possono infastidire le case che fossero molto vicine. In genere le fattorie zootecniche e quindi gli impianti a biogas sono collocati lontani dai centri abitati. Molte centrali a biogas usano liquami animali combinati con vegetali, poiché la resa del biogas si ottimizza mescolando più tipologie di prodotti organici. La fornitura di materia prima per alimentare l’impianto si acquisiscono gli scarti della lavorazione e produzione di colture della stessa fattoria o di altre nei dintorni o dell’industria alimentare. Un nuovo decreto interministeriale che rinnova la disciplina sull’uso del digestato sta per uscire in gazzetta ufficiale.Quindi si uniscono in un processo agroindustriale Etica e Energia.

Uno dei tanti esempi di questo tipo di fattoria dato dalla Fattoria della Piana di Candidoni, (RC) che utilizza i reflui dell’allevamento, i sottoprodotti della lavorazione del latte e dell’agricoltura della zona, come il pastazzo di agrumi, la pollina e la frutta andata a male per alimentare un impianto agroenergetico a biogas che produce fino a 625 kW/h. L’azienda sfrutta il 30% dell’energia prodotta dal cogeneratore, il restante 70% viene immesso nella rete elettrica nazionale, mentre i residui del digestore divengono concimi ad alto potere fertilizzante utilizzati nel territorio calabrese

Per commentare gli articoli è necessario essere registrati
Se sei un utente registrato puoi accedere al tuo account cliccando qui
oppure puoi creare un nuovo account cliccando qui

Commenta la notizia