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Foreste nazionali

Grandi potenzialità sotto utilizzate. Un recente convegno sul patrimonio forestale italiano ne ha evidenziato il valore intrinseco, presentando nel contempo anche le misure da prendere in considerazione per valorizzarle e tutelarle in modo adeguato

Marcello Ortenzi

Foreste nazionali

Le foreste, oltre a dover assolvere alle classiche e specifiche funzioni produttive di beni ed esternalità, oggi sono sempre più influenzate da fattori quali la biodiversità, il consumo di suolo, il paesaggio, la bioenergia, i livelli occupazionali e reddituali nelle aree rurali e montane, i cambiamenti climatici e la legalità della filiera del legno. Il convegno nazionale di Roma del 15 giugno sulla valorizzazione del patrimonio forestale, che ha ospitato gli esperti ma anche deputati e il viceministro Olivero, ha discusso su tutte le problematiche relative alla materia forestale. Infatti questa,pur rimanendo un tema d’interesse strategico per il nostro Paese, continua a essere, politicamente e istituzionalmente, un tema difficile da affrontare e gestire.

Con una superficie di quasi 11 milioni di ettari l’Italia presenta la più alta diversità biologica e colturale d’Europa. Il settore forestale italiano coinvolge lungo l’intera filiera del legno (produzione, trasformazione industriale, fino alla commercializzazione) circa 80.000 imprese, per oltre 500.000 unità lavorative. L’Italia importa più dei due terzi del proprio fabbisogno di materia prima legnosa, rimanendo tra gli ultimi paesi d’Europa per il tasso di utilizzazione annuo del proprio patrimonio (circa il 30% rispetto a una media europea del 60%). Siamo, infatti i maggiori importatori al mondo di legname per l’industria e di legna da ardere, alimentando così, in molti casi, anche il taglio illegale. Relativamente al bisogno nazionale di legname Piermaria Corona, coordinatore del centro di ricerca per le foreste e il legno del Crea ha sottolineato che: “Ogni anno, come sistema Paese abbiamo bisogno di 50 milioni di m3 di legname; le nostre foreste hanno un’incremento annuo di circa 36 milioni di m3, di questi ne utilizziamo solo 13-14 milioni di m3/anno quindi una fetta importante di boschi non è utilizzata.” Utilizzando opportunamente almeno 7-8 milioni di m3 in più si avrebbero migliaia di posti di lavoro in più e un risparmio di valuta per import.

Uno dei problemi è la caratteristica della proprietà dei boschi in Italia, con oltre la metà del patrimonio privato e in forma frammentata che per questo peggiora la possibilità di manutenzione. Il 70% della proprietà pubblica è dei comuni, con in media 300-400 ettari, con possibilità teorica di ottenere buone economie di scala ma questa volta in molti casi manca la cultura forestale negli amministratori e anche la competenza necessaria nel personale pubblico.

L’ultima legge nazionale sulla materia è il D.lgs n. 227 “Orientamento e modernizzazione del settore forestale”, pur rimanendo ancora un valido punto di riferimento e indirizzo nazionale, risente oggi di tutto ciò che negli ultimi 15 anni è accaduto a livello nazionale, comunitario e internazionale. Uno dei maggiori problemi per il settore, rilevato dagli interventi, è che negli ultimi anni si è registrata una crescente sovrapposizione di competenze e ruoli a livello nazionale, regionale e locale a svantaggio degli operatori del settore ma anche dell’efficacia delle scelte da adottare.

Una prima misura da prendere è rivedere il ruolo nazionale, cercando, quindi, di riportare ordine e indirizzo a una tematica e a un settore di cui in molti Ministeri, Regioni ed Enti locali, si vogliono occupare e se ne occupano, però senza coordinamento e indirizzo generale. Di recente si è cominciato a ricostruire una nuova visione del settore a partire dal Tavolo di coordinamento della Filiera forestale, creato nel 2012 presso il Mipaaf. L’organismo si è dimostrato un tavolo ampiamente rappresentativo, che ha riportato la materia forestale nei corridoi del MiPAAF, proponendo e costruendo molte interessanti iniziative nazionali e regionali. Negli ultimi mesi sono tornate le parole “selvicoltura” e “filiere forestali” nelle Commissioni parlamentari di Camera e Senato, durante i lavori per il Collegato agricoltura nel quale è compresa la delega al Governo per il “riordino e la semplificazione della normativa in materia di silvicoltura e filiere forestali” (art. 5), in coerenza con la strategia del Programma Quadro del Settore Forestale e delle norme europee. Inoltre, nell’ambito dei lavori parlamentari è stato accolto dal Governo un ordine del giorno che lo impegna ad attivare presso il MiPAAF un “ufficio permanente di coordinamento forestale”, che potrebbe trasformarsi in una vera Direzione forestale, alla quale affidare anche le funzioni che, nell’ambito della riforma del CFS, rischiano oggi di “perdersi”.

Il viceministro Andrea Olivero è intervenuto in conclusione , molto interessato all’argomento e affermando:“Il tema della gestione attiva e sostenibile del patrimonio forestale nazionale è sempre più strategico e costituisce una priorità in relazione alla tutela del territorio, alla biodiversità e all’aspetto occupazionale. Le azioni di prevenzione e contrasto dei fenomeni di dissesto idrogeologico insieme alla capacità di produrre valore aggiunto nel rispetto dell’ambiente costituiscono un’occasione di rilancio dei processi di sviluppo socioeconomico delle aree interne, rurali e montane del nostro Paese. Anche nel contesto internazionale siamo impegnati affinché la selvicoltura assuma centralità, in virtù della stretta correlazione con il fenomeno dei cambiamenti climatici; ciò è stato sancito anche nel recente accordo raggiunto a Parigi nell’ambito di COP21”. Non bisogna dimenticare che i cambiamenti climatici rappresentano già una sfida per le foreste europee, e probabilmente influenzeranno, in modo differenziato dal punto di vista geografico, il loro tasso di crescita,la loro area di distribuzione e le zone di diffusione di alcuni parassiti, nonché la frequenza e l’intensità dei fenomeni meteorologici estremi. L’adattamento delle foreste a questi sviluppi e il loro coinvolgimento nella lotta contro di essi (ad esempio tramite la sostituzione di energie e materiali non rinnovabili con il legno) costituiscono due grandi sfide.

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