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Gli olivi della Tap nel Salento ritornano in loco

Ora che la Trans Adriatic Pipeline è realtà, e il gasdotto transnazionale è divenuto operativo, svaniscono tutti gli anni di forti proteste, ricorsi e denunce. Il paesaggio è salvo, come era prevedibile. A parte la Xylella, che nel frattempo ha mietuto tante vittime tra gli alberi. Resta encomiabile l’attenzione posta nei confronti delle piante e del territorio

Roberto De Petro

Gli olivi della Tap nel Salento ritornano in loco

Dopo quattro anni e mezzo di lavori, di proteste, di manifestazioni, di ricorsi e denunce, Tap, il gasdotto transnazionale, è diventato operativo con il via alle attività commerciali.

È quanto ha comunicato la Trans Adriatic Pipeline (Tap) rendendo noto che si sono concluse le attività di realizzazione dell’infrastruttura energetica con approdo a San Foca (Comune di Melendugno in provincia di Lecce), progettata per trasportare il gas azero fino all’Italia e all’Europa.

In Italia, e in Puglia in particolar modo, il gasdotto è stato realizzato fra accese polemiche, soprattutto per la scelta del punto di approdo con forti contestazioni delle comunità locali.

Giovane pianta di ulivo di varietà resistente alla xylella lungo il percorso

La società ha sottolineato in un comunicato che “ha lavorato con competenza ed efficacia, in condizioni sfidanti per consegnare nei tempi previsti e in piena sicurezza un’infrastruttura energetica strategica per l’Europa e i Paesi attraversati”.

Il gasdotto può trasportare 10 miliardi di metri cubi all’anno di gas dall’Azerbaijan verso i mercati europei. È stato progettato per potenziare la capacità a 20 miliardi di metri cubi all’anno.

E in questi giorni si stanno ultimando le attività di ripristino ambientale lungo il tratto a terra, mentre sono terminate quelle nel tratto marino.

Nell’ambito delle attività di ripristino ambientale, la principale è il riposizionamento nei terreni e luoghi originari degli ulivi espiantati per costruire la struttura, espianto che è stato anch’esso oggetto di grandi proteste da parte degli ambientalisti e anche dei proprietari dei terreni su cui insiste la realizzazione.

Quanto ai numeri, secondo quanto ci riferisce Luigi Quaranta, Media Relations di Trans Adriatic Pipeline, eccoli.

Ulivi interferiti dal progetto: 2109

Di cui:

  • Preservati in situ 352
  • Abbattuti causa Xylella 568
  • Trasferiti provvisoriamente 1189

I 1189 ulivi trasferiti provvisoriamente sotto i tendoni (canopy) a Masseria del Capitano sono stati analizzati nel mese di ottobre in vista del loro ritorno alla posizione originale (gli alberi sono stati tutti georefernziati) possibile solo a partire dall’1 novembre come disposto dalla Legger Regionale pugliese n. 44.

Di essi:

  • Non analizzabili 110
  • Infetti e da abbattere 251
  • Sani e da reimpiantare 828

I 929 alberi infetti (abbattuti e da abbattere: 568+251+110) saranno sostituiti da piante di varietà resistenti al batterio Xylella.

Tutti gli ulivi, prima dei lavori e dell’espianto, sono stati dunque mappati, geo localizzati e identificati con un’etichetta di riconoscimento. Ognuno degli alberi ha mantenuto il proprio nome e la propria storia che continueranno a raccontarla nei luoghi originari.

Ora, quanto agli alberi espiantati, malgrado le polemiche e le proteste, gli ulivi sono stati “curati” secondo le normali pratiche agronomiche e in perfetta aderenza al Piano di Gestione approvato da diversi uffici regionali e provinciali) della Regione Puglia, soprattutto considerando il territorio in cui la Xylella ha distrutto un enorme patrimonio economico e culturale.

Le operazioni di trasferimento e messa a dimora temporanea e di riposizionamento nei luoghi originari sono state condotte da un’azienda vivaistica del territorio, a pochi chilometri dal loro luogo di origine, in località Masseria del Capitano.

L’apparato radicale di ogni singolo ulivo è stato racchiuso in un telo di juta con la finalità di contenere la zolla (detta anche “pane di terra”) nella sua interezza evitando ogni rischio di rottura. Tale tecnica, tipica da vivaio, è stata utilizzata per garantire il massimo attecchimento nel momento del reimpianto.

Chiediamo a Luigi Quaranta, Media Relations di Trans Adriatic Pipeline, se gli ulivi che si stanno riposizionando in questi giorni nei luoghi originari sono stati certificati come esenti da Xylella…

Nel corso dei lavori di costruzione di TAP sono risultati da espiantare (e successivamente da reimpiantare) 1757 che, secondo quanto disposto dalla legislazione fitosanitaria vigente, sono stati sottoposti ad analisi molecolare per il batterio Xylella. 568 di queste piante sono risultate positive e di conseguenza abbattute e distrutte come da ordini dell’Osservatorio Fitosanitario regionale (Le piante sono state analizzate e poi spostate – o abbattute – a gruppi secondo la progressione dei lavori in un periodo di tempo di circa due anni, dal marzo 2017 al febbraio 2019. Le analisi hanno puntualmente registrato la progressione della malattia: dal meno dell’1% di piante malate del primo gruppo di 231 ulivi, al quasi 40% dell’ultimo gruppo di piante analizzate). Prima del reimpianto attualmente in corso i 1189 ulivi “ricoverati” provvisoriamente sotto otto canopy (tendoni) appositamente eretti non distante di cantieri, sono stati nuovamente analizati e altre 361 piante sono risultate infette: erano con tutta probabilità state spostate da “asintomatiche” e comunque senza che la infezione si fosse manifestata (Si tenga prsente che le reti con cui erano statiu realizzati i tendoni non consentivano il passggio della sputacchina, l’insetto vettore del batterio, quindi l’infezione non si è diffusa dentro i tendoni). Gli 828 ulivi che abbiamo cominciato a ripiantare in questi giorni sono dunque tutti certificati come negativi alle analisi molecolari effettuate in un laboratorio certificato, come da autorizzazione rilasciata il 30 novembre scorso dall’Osservatorio Fitosanitario della Regione Puglia.

Tap sta anche procedendo alla sostituzione delle 929 piante di ulivo che purtroppo sono andate perse a causa della Xylella all’epoca dei vari, successivi espianti o dell’attuale fase di reimpianto. Il Ministero dell’Ambiente, di concerto con il Ministero dell’Agricoltura e con la Regione Puglia ha autorizzato la messa a dimora (negli stessi punti da dove erano stati rimossi gli ulivi poi abbattuti) di piante di varietà Favolosa, certificata come resistente all’infezione. Grazie a una ricerca nei vivai specializzati, è stato possibile reperire circa 450 piante di 4-5 anni; le altre sono più giovani.

Vengono offerte garanzie tecniche ed agronomiche per la sopravvivenza degli ulivi?

Tap è impegnata, ai sensi delle prescrizioni allegate al Decreto di Compatibilità ambientale dell’11 settembre 2014, ad assicurare per due anni il monitoraggio degli ulivi ripiantati che pure torneranno nella piena disponibilità dei proprietari dei terreni attraversati dal gasdotto.

Le foto sono state gentilmente fornite da Luigi Quaranta

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