Gli olivi, e le piante in generale, comunicano tra loro?
Sono molti i libri nei quali si legge di piante che comunicano tra loro fornendo informazioni utili su rischi e pericoli determinati dall’assalto di patogeni. C’è da chiedersi allora come mai, di fronte alla Xylella, tale comunicazione non sia avvenuta, o sia stata inefficace. Perché, per esempio, gli olivi aggrediti dal batterio non sono riusciti a trasmettere agli altri alberi il pericolo, cercando soluzioni per fronteggiare il pericolo, elaborando adeguate sostanze per contrastare l’aggressione, e ricorrendo a tutte le possibili strategie di autodifesa?
Che una pianta comunichi a un’altra la presenza di un pericolo, così come si legge in molte pubblicazioni e in svariati studi scientifici, ci credo poco. Ad alcuni piace raccontarla così, perché rientra nella filosofia del wokismo ormai imperante. Ma, diciamolo però fuori dai denti, è bene riflettere su qualcosa che nessuno osserva: vi pare che nel mondo sia aumentato il tasso di carità cristiana? Sicuramente vi sono messaggi (consistenti in emissioni di molecole particolari) lanciati all’interno della stessa pianta, ma non è che ne sappiamo ancora molto al riguardo.
Quale è la considerazione che mi porta a sostenere questo mio pensiero? Il semplice fatto che in natura vige la regola del “mors tua vita mea”. Quindi una pianta che ne ha una troppo vicina non è che pianga se questa sua vicina muore; anzi, se dovesse morire, le rimarrebbero più elementi nutritivi per sopravvivere.
Un esempio? Sotto una pianta di noce, e per un certo raggio, le altre piante fanno fatica a crescere. Questo perché dalle radici del noce viene emessa una sostanza, lo iuglone, che ha effetto diserbante: fa morire le radici delle altre piante. Ebbene, alcuni principi di diserbanti sono stati sintetizzati proprio copiando (e modificandoli, per renderli più efficaci) simili molecole naturali.
Comunque, al di là di ogni considerazione, la trasmissione di messaggi molecolari è un campo ancora tutto da scoprire, e lo si potrà fare con il progresso della genomica, ma, come in qualsiasi campo, la ricerca ha futuro solo se si permette ai risultati di avere un’applicazione pratica, sfruttabile quindi sul piano economico. In Europa, sugli OGM e sulla tecnologia Crispr non facciamo nulla. Non è un caso che un ricercatore si ponga la classica domanda: “sì, io ricerco, e poi…?”.
Quanto ho finora espresso, calza perfettamente per evidenziare come, nel caso dell’olivo, essendo questa una pianta “orfana” da un punto di vista della ricerca genetica – sia quella pubblica (perché la politica è acefala), sia, e ancora di più, la ricerca privata – non offre molte occasioni di conoscenza e approfondimento.
Il fatto che la superficie olivetata sia quella che è, piuttosto limitata, e, inoltre, il fatto stesso che si tratti di una pianta arborea, per cui i risultati di una specifica ricerca su tali aspetti, relativi alla comunicazione tra le piante, e su altro ancora, si possono avere solo dopo venti o trent’anni di studi, porta molto spesso alla rinuncia a simili attività di ricerca. C’è poi da osservare, nel contempo, che il risultato non sarebbe nemmeno proteggibile, sul piano strettamente economico, e tutto ciò non favorisce in alcun modo una attività di ricerca così specifica.
Insomma, è ben più facile ottenere oli e grassi da altre piante. Basti vedere i progressi fatti su colza, girasole, soia e palma. Se poi si aggiunge a ciò che con le biotecnologie è possibile modificare oggi, alla bisogna, la composizione in acidi grassi di un olio, il gioco, come si può ben intendere, vale molto più della candela.
Questo è ciò che penso, ma credo che in futuro ne potremo sapere molto di più, e, soprattutto, potremo meglio comprendere i meccanismi di azione biologici che portano le piante a comunicare tra loro. Tutto questo, in ogni caso, avverrà sempre e solo se tutto sarà monetizzabile!
In apertura, foto di Olio Officina
Sono un suo coetaneo e perciò provato anch’io da tanti anni in un mondo molto discutibile. Comprendo quindi il suo pragmatismo quando parla di un mondo dove il soldo tutto muove e dove pochi, sempre meno e forse a breve nessuno diventerà più di quel colore che rende a volte l’uomo degno di perdono. Sull’argomento in questione, da vecchio biologo sempre alla ricerca dei come e dei perchè seppur con la limitatezza del tempo tiranno che mi imponeva di fare soldi per vivere, la invito alla lettura degli esperimenti di Baxter. Sono un pò datati ma meno di un botanico del passato, preso per pazzo perchè sostenitore del … “sentire”. La chiudo con ironia: l’uomo sente ma spesso non ascolta per non commentare le considerazioni sulla xylella e le mancate comunicazioni, considerando le considerazioni delle piacevoli ironie.