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Infinite potenzialità e basso impatto ambientale. Così la canapa si prende la sua rivincita

Abbandonata in passato dagli agricoltori in quanto la sua gestione richiedeva un lavoro molto faticoso nei campi, l’impegno del Comitato ProCanapa è quello di promuovere i numerosi benefici che questa coltura può apportare. Al territorio, in quanto ecosostenibile, ma anche all’economia, collocandola come una risorsa per l’intero comparto tessile. Lavorare in chiave in green è sempre una sfida, ma con i finanziamenti pubblici e una visione chiara e definita, potrebbe dare una importante svolta al settore e non solo

Marcello Ortenzi

Infinite potenzialità e basso impatto ambientale. Così la canapa si prende la sua rivincita

Carpi e dintorni, già fiorente filiera per il tessile della canapa, ha voluto celebrare un convegno a maggio per dimostrare che l’attività anche tessile della pianta può essere rilanciata, dando così nuovo vigore a un’economia in sofferenza e apportando al contempo numerosi benefici ambientali grazie alla sua capacità di assorbire Co2 dall’aria e di rigenerare terreni impoveriti.

Il convegno Canapa una risorsa per il futuro organizzato dal neonato Comitato ProCanapa di Carpi ha portato diversi interessati nella Sala Duomo.

“Il nostro primo obiettivo – ha dichiarato Werther Cigarini, componente del Comitato – è quello di promuovere la conoscenza, le potenzialità e le caratteristiche della canapa per risvegliare l’interesse di agricoltori, imprese e istituzioni intorno a questo tipo di coltivazione che fa bene all’ambiente e all’economia e valutare così se può diventare una risorsa per il nostro territorio e in particolare per un distretto, quello del tessile, che deve assolutamente rilanciarsi e ripensarsi anche in chiave green. Promuovere delle filiere corte intorno alla canapa e ricorrere a finanziamenti pubblici è un’operazione complessa, ma se non ora quando? È una scommessa certo, ma per affrontare le sfide del futuro occorre avere il coraggio di osare”.

Gli interventi hanno evidenziato che la canapa è resistente e con proprietà anti fungine e anti batteriche naturali, e potrebbe dar vita a capi di moda e a tessuti per la casa.

Questa coltivazione, è stata abbandonata dagli agricoltori poiché comportava un faticosissimo lavoro nei campi e poi è diventata sinonimo di droga, anche se ormai le nuove coltivazioni utilizzano cultivar esenti dal principio attivo responsabile degli effetti negativi.

Il professor Gianpietro Venturi, dell’Accademia Nazionale di Agricoltura con sede a Bologna, ha spiegato che oggi nel nostro Paese è pressoché scomparsa e il filato di canapa che arriva quasi in toto dalla Cina.

Le coltivazioni di canapa industriale non riescono ancora a dare i filati necessari al nostro settore tessile, a causa della mancanza di macchine di lavorazione e perché manca ancora la sensibilità nei confronti di questo materiale.

L’ecosostenibile non porta fatturato e occorrono battaglie per combattere i messaggi che promuovono i materiali sintetici.

Mancano investimenti adeguati in Italia per rendere questo filato alla portata di tutti e soprattutto per migliorarlo.

I vari interventi hanno sottolineato come le filiere di sono in crisi ovunque, e creare cicli produttivi su scala locale e dar vita a un marchio di qualità potrebbe comportare un forte vantaggio per il territorio.

Tuttavia, a Campogalliano c’è Villa Canapa una piccola realtà canapa friendly.

L’azienda agricola ha una decennale esperienza sulla canapicoltura, che realizza alimenti a base di canapa apprezzati dai visitatori.

Tutte le piante sono coltivate col metodo tradizionale, sono cresciute con cura, nel massimo rispetto della natura, per ricavarne prodotti di qualità.

Piccola realtà ma interessante che cerca di svilupparsi anche per contribuire a far crescere le economie locali.

Anche la realtà di Santa Anatolia di Narco, in Umbria è stata evidenziata dalla direttrice del Museo della Canapa Glenda Giampaoli, da anni in attività dimostrative per l’utilizzo della canapa molto apprezzate dagli operatori del tessile.

In apertura, Telaio, Museo della canapa. Foto di Marcello Ortenzi

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