Gea Terra

L’agrobiodiversità del Trasimeno

La grande ricchezza di un territorio considerato a pieno titolo un importante laboratorio di sperimentazione e di applicazione avanzata di politiche di economia ecologica

Marcello Ortenzi

L’agrobiodiversità del Trasimeno

Il Trasimeno è un’area più volte protetta, infatti rientra nel sistema delle aree protette regionali, è un sito di interesse comunitario. Ma il lago suscita un notevole interesse turistico da sempre riconosciuto, insieme alla pesca, come l’unico vettore socio-economico compatibile. Tuttavia il mantenimento di tali attività suscita spesso preoccupazioni e problemi connessi al mantenimento del patrimonio della biodiversità.

Il 21 ottobre a Magione sul lago si è tenuto un seminario sulle attività sostenibili che caratterizzano il territorio e che hanno bisogno di sviluppo. I ricercatori del Parco Tecnologico dell’Umbria e dell’Università, durante l’evento, hanno presentato l’esito degli studi dei rispettivi enti e le proposte progettuali per il futuro.

L’amministratore unico del Parco 3A Marcello Serafini ha evidenziato che “interazione e cooperazione per valorizzare un territorio ricco di risorse; non bisogna disperdere le esperienze di tutti coloro che collaborano alla salvaguardia di ecosistemi così delicati e unici. Un punto di forza del lago è la pesca del luccio e oggi l’unica popolazione pura rimasta di luccio italiano, non ibridato, nel territorio nazionale è conservato proprio nelle acque del Trasimeno.

Il lavoro di ricerca ha consentito pertanto l’iscrizione del luccio (esor flaviae) nel Registro regionale delle varietà e razze locali a rischio di erosione genetica, attività svolta da 3A- Parco tecnologico agroalimentare dell’Umbria, società della Regione individuata come attuatore della legge regionale sulla biodiversità. Tuttavia altri prodotti tipici assicurano la notorietà del territorio lacuale.

Il mantenimento in vita di piante e animali ha permesso di poter effettuare gli studi sull’agrobiodiversità, hanno rilevato gli interventi al seminario, e non disperdere un patrimonio perfettamente integrato con il territorio.

A corollario delle presentazioni più tecniche di Arpa, del vicepresidente dell’Associazione dell’aglione della Valdichiana, dell’associazione Faro Trasimeno, sono intervenuti il professor Daniele Parbuono per presentare il progetto Trasimeno dell’Università di Perugia e Luigi Servadei, tecnico del Ministero delle Politiche agricole, per parlare di agrobiodiversità nella prossima programmazione della PAC 2023-2027.

L’aglione della Chiana è un tipo di aglio coltivato nella zona della val di Chiana, tra le province di Arezzo e Siena e in parte nelle province di Perugia e Terni. La specie, riscoperta a partire dagli anni ’90, si avvia all’ottenimento della Dop e costituisce un buon fattore di reddito anche per il Trasimeno.

Una mostra pomologica e l’atlante delle risorse genetiche iscritte al Registro regionale, sono stati altri momenti a corredo del seminario. Tutti d’accordo sul fatto che il Trasimeno può essere considerato un importante laboratorio di sperimentazione e di applicazione avanzata di politiche di economia ecologica. Si è parlato anche della realizzazione della banca dati della biodiversità del Trasimeno associata ai diversi ecosistemi, associazione alla banca dati delle indicazioni di esigenze d’habitat e di quelle ecologiche; indicazione delle tipologie e dell’entità dei carichi sostenibili da ogni habitat e dalle specie; individuazione delle azioni di rilevante interesse socio-economico.

Durante la mattinata si è inoltre appresa una importante novità segnalata dal gruppo di lavoro della professoressa Negri: il lago Trasimeno è stato riconosciuto all’interno del network europeo del progetto Farmer’s pride come “hotspot”, ovvero come uno dei siti più ricchi di agrobiodiversità.

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