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L’olivicoltura bio c’è

Nonostante una olivagione molto complessa e travagliata, la qualità degli oli non tradisce le aspettative. A Ostuni, nell’ambito del Premio Biol, si è fatto il punto della realtà. Intanto va precisato che in Italia vi sono quasi 180 mila ettari di oliveti biologici. Così, di fronte alle emergenze dell’ultimo periodo, si è rivelata alquanto interessante l’affollata tavola rotonda sulla Xylella e la difesa dell’olivo bio

Roberto De Petro

L’olivicoltura bio c’è

Sono state le eccellenze olivicole di Lazio, Toscana e Spagna a salire sul podio del XXII Premio Biol, il concorso internazionale per gli extravergini biologici che si è svolto per tre giorni ad Ostuni in provincia di Brindisi.

Ai vertici dell’annata olivicola bio, sul gradino più alto, il laziale “Olivastro” dell’azienda Quattrociocchi di Alatri (Frosinone); secondo, il “Francibio” prodotto da Franci a Montenero d’Orcia (Grosseto); terzo, il biodinamico andaluso “Finca La Torre – Hojblanca”.

A un passo dal podio, al quarto posto, il “Mimì Coratina” prodotto a Modugno (Bari) da Donato Conserva (che si aggiudica dunque anche il BiolPuglia). Se questi sono risultati i migliori assoluti dell’ultima annata tra i 350 oli in gara da 15 Paesi, ad aggiudicarsi il Premio BiolPack (miglior accoppiata etichetta-packaging assegnato da una specifica giuria di esperti in comunicazione e marketing) il total white del sivigliano “Egregio” – giudicato “Puro, semplice, efficace” – con menzione speciale al barese De Palma e al greco Arbor Beato.

La proclamazione dei vincitori è avvenuta nella Cittadella dell’olio bio allestita nell’ex macello comunale sede dell’Ente Parco delle Dune Costiere e Gal Alto Salento, in una spettacolare cornice formata dai bambini della Giuria BiolKids.

Un progetto che con percorsi formativi e laboratori d’assaggio di oli bio ha coinvolto in sei regioni (Puglia, Calabria, Basilicata, Sardegna, Emilia Romagna e Liguria) oltre 1.800 ragazzi di quarte e quinte classi di 20 scuole primarie. E 60 di loro hanno formato il baby panel che ha affiancato i giurati senior per assegnare il BiolKids all’olio preferito dai ragazzi: il pugliese “Picholine” della fasanese Profumi di Castro – Adriatica Vivai.

In base al rapporto annuale Sinab 2016, se gli operatori biologici italiani sono 60mila, quelli pugliesi sono 6.685 (+ 1,3%), il 70% dei quali opera nel settore olivicolo. Dei 179.886 ettari di oliveti biologici in Italia, 52.698 si estendono in Puglia: ovvero il 30% dell’olivicoltura bio nazionale (e il 14% dell’intera olivicoltura pugliese, pari a 380mila ettari).

Di fatto, la Puglia si conferma seconda regione olivicola bio in Italia (dopo la Calabria, con 57.665 ha). In generale, la Puglia ha il 14% della superficie agricola regionale coltivata secondo il metodo di produzione biologica (pari a 177mila ettari, dato inferiore solo alla Sicilia). La superficie bio-olivicola regionale produce (stime Biol) 20mila tonnellate di olio biologico, per 80 milioni di euro in valore commerciale: circa 20 milioni in più rispetto a quanto ricaverebbero gli operatori se non lavorassero in regime biologico, ma convenzionale.

Si è chiusa dunque la kermesse organizzata dal CIBi e promossa da Camera di Commercio di Bari, Regione Puglia – Assessorato all’Agricoltura e Comune di Ostuni, che tra sessioni della Giuria internazionale (30 giurati da vari continenti) e mostra degli oli in concorso, momenti tecnici, una sezione sulle innovazioni, corsi di assaggio, laboratori, degustazioni e itinerari, per tre giorni ha reso la Città Bianca epicentro internazionale del movimento olivicolo biologico.

“Nonostante la difficile annata olivicola – ha sottolineato il coordinatore del Biol Nino Paparella – abbiamo avuto oltre 350 iscritti e un numero cospicuo di new entry, sintomo di una sempre crescente riconoscibilità del premio a livello internazionale”.

Dall’olio extra vergine in forma di gelatina alla sua estrazione attraverso microonde e ultrasuoni; dalle sperimentazioni fra il nutrizionale e il farmaceutico ai nuovi trattamenti naturali delle olive da tavola.
E’ Biolinnova ed ha raccolto le ultime frontiere della ricerca in olivicoltura bio condotte da università ed enti di ricerca: best practices che guidano la crescita delle tecniche produttive di prodotto e di filiera, abbinate alla salvaguardia ambientale.

Interessante l’affollata tavola rotonda su “La difesa dell’olivo biologico e la Xylella”, un aggiornamento per produttori e operatori sulle ultime novità in materia, declinate in chiave biologica e da me moderata. E’ stato un “frizzante” dibattito con produttori “arrabbiati” con la partecipazione di Silvio Schito, Direttore dell’Osservatorio Fitosanitario – Regione Puglia (“in mancanza di risultati della ricerca continuano il monitoraggio e le analisi”); Pierfederico La Notte, Istituto Virologia Vegetale CNR (“in questo momento innestare gli alberi malati è un tentativo che va fatto. L’innesto è reversibile e non danneggia in nessun modo la pianta”); Francesco Porcelli, Entomologo dell’Università di Bari (“il controllo dei vettori è oggi l’unica attività che consente di fermare l’avanzata della Xylella sul territorio”).

Sul banco degli imputati le Istituzioni, Regione Puglia in testa, che nulla fino ad oggi hanno fatto né in termini di seria progettualità e di interventi né in aiuti economici, con olivicoltori completamente sul lastrico e senza prospettive.

Gli ettari olivetati tra Lecce, Brindisi e Taranto che per approssimazione al momento risultano compromessi dalla Xylella fastidiosa sono 140 mila. La malattia, oggi riconosciuta anche da chi irresponsabilmente ne ha sempre negato l’esistenza, avanza inesorabilmente. Pare siano in arrivo, anche dopo la manifestazione dei trattori a Lecce e i fischi ad Emiliano, prossimi interventi regionali. Speriamo bene.

La foto di apertura è di Luigi Caricato, quelle interne all’articolo sono state fornite da Roberto De Petro

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