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Le previsioni dell’olivagione 2025-2026 in Piemonte

Non tutti sono al corrente di una olivicoltura così estrema nel nord ovest d’Italia. Eppure da alcuni anni a questa parte c’è tutto un movimento propulsivo intorno a questa coltura. Abbiamo chiesto proprio all’agronomo più rappresentativo di questa regione un aggiornamento sullo stato delle piante

Antonino De Maria

Le previsioni dell’olivagione 2025-2026 in Piemonte

Negli ultimi due anni in Piemonte si assiste a fenomeni meteo particolari: inverni miti e secchi e primavere ed estati con molta pioggia.

In due giorni a metà aprile si è verificata una alluvione che ha colpito molteplici paesi del Biellese, Torinese e Monferrato, con accumuli di precipitazione in alcune aree che ha raggiunto i 550 mm. (Dati Arpa Piemonte). Come se non bastasse, in molte aree dell’albese e ieri anche nell’area pinerolese si sono verificate abbondanti grandinate che hanno causato ingenti danni all’agricoltura e di conseguenza anche all’olivicoltura con lesioni rameali, importanti defogliazioni e sbalzi di temperatura giornalieri che hanno superato i 15 gradi di temperatura.

Gli olivi più vecchi si adeguano a queste variazioni, ma è frequente trovare piante giovani in forte stress idrico a gennaio con poi eccessi idrici e marciumi radicali a partire da aprile.

L’elevata umidità comporta problemi fitopatologici favorendo lo sviluppo di funghi, quali l’occhio di pavone o marciumi radicali e del colletto. L’eccessiva quantità di acqua provoca anche ritardi nelle operazioni di piantumazione delle nuove piante e ritardi nell’esecuzione della potatura che comunque normalmente viene eseguita in Piemonte per tutto il mese di maggio.

Fatta questa doverosa premessa la stagione parte in salita, come lo scorso anno, ed è importante tenere sotto controllo la propagazione dei funghi.

Al momento le piante si trovano nella fase fenologica di emissione mignole e solo in alcune aree in prossimità dei laghi si assiste alla fase fenologica di primo fiore aperto. Mediamente si può affermare che rispetto agli anni precedenti si ha un ritardo di circa dieci giorni nell’emissione dei fiori.

Come però già accaduto lo scorso anno questo ritardo nello sviluppo dei fiori viene però compensato nei primi giorni di caldo dove lo sviluppo delle mignole è più rapido.

Anche le piante che hanno subito danni da grandine o da sbalzo di temperatura, se correttamente trattate con fungicidi e adeguati apporti nutrizionali, ne risentono poco e i danni vengono compensati in tempi brevi.

Un problema più serio è il ritardo nella preparazione del terreno e la messa a dimora delle nuove piantine in quanto subiscono stress da trapianto e si troveranno nei primi giorni dalla messa a dimora con elevate temperature e elevate esigenze idriche che molte volte non riescono ad essere compensate dalle giovani radici.

Aspetto positivo di questa anomalia climatica, verificata già lo scorso anno, è che la mosca olearia che di norma sverna nel terreno, in primavera viene danneggiata dalle eccessive piogge e dalle basse temperature primaverili e la popolazione iniziale è decimata con conseguente minore infestazione durante la stagione.

Le foto sono di Antonino De Maria

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