Non basta dire riscaldamento a biomasse. Occorre educare contro le polveri sottili
È stata avviato da Aiel, l’Associazione italiana energie agroforestali, una iniziativa di comunicazione pluriennale con l’obiettivo di parlare a istituzioni, media e utenti, allo scopo di accelerare il turnover tecnologico del riscaldamento da biomasse e attivare le buone pratiche per la corretta gestione degli impianti
Gli apparecchi da riscaldamento a biomasse sono oggetto da alcuni anni di avanzamento tecnologico, sia per il rendimento termico, sia per l’abbattimento delle emissioni in atmosfera. Anche il lavoro sulle caratteristiche del combustibile (cippato pellet e legna) per garantire al consumatore un prodotto con la giusta qualità in termini di sostenibilità ha abbassato notevolmente il totale delle polveri sottili emesse dal comparto. Tuttavia, si deve proseguire nell’obiettivo di rendere queste emissioni sempre più basse, anche per favorire l’utilizzo delle biomasse nell’energia rinnovabile.
L’Aiel, l’Associazione Italiana Energie Agroforestali, ha presentato l’8 giugno scorso il Piano nazionale “Rottamare e educare”, un progetto per migliorare la qualità dell’aria, contribuendo così a risolvere, attraverso turnover tecnologico e ‘scolarizzazione’ degli utenti, la principale criticità rimproverata al riscaldamento a legna e pellet: l’emissione di PM10.
La considerazione che la sostituzione nell’arco di dieci anni del 55% del parco di generatori a biomassa legnosa obsoleto e una campagna d’informazione degli utenti consentirebbe di ridurre di oltre il 70% la quota di emissioni imputabile al riscaldamento domestico a legna e pellet.
Rottamare 350mila apparecchi l’anno, nei prossimi dieci anni, oltre alla riduzione delle emissioni potrebbe contribuire alla ripresa economica italiana dopo i colpi dell’emergenza Covid-19, generando benefici diretti all’economia e all’occupazione.
Per Domenico Brugnoni, presidente Aiel, le biomasse per il riscaldamento residenziale sono la prima fonte rinnovabile del nostro Paese e il loro utilizzo ha consentito di raggiungere, con due anni di anticipo, gli obiettivi europei di energie rinnovabili al 2020. In base al Pniec, al 2030 oltre la metà dell’energia termica (53%) dovrà essere prodotta da biomasse solide, garantendo una produzione annua pari a circa 7 Mtep.
Relativamente all’evoluzione del parco installato, i dati dell’Osservatorio Aiel indicano come nel nostro Paese, l’installato ha subito una lieve flessione da 9,4 milioni di apparecchi nel 2014 a 9,1 milioni nel 2018. Il parco degli apparecchi di vecchia concezione, pari a 6,3 milioni di unità, ha un’età superiore ai dieci anni ed emette l’86% del particolato derivante dalla combustione domestica della biomassa.
Il conto termico, che incentiva interventi per l’incremento dell’efficienza energetica e la produzione di energia termica da fonti rinnovabili per impianti di piccole dimensioni, è lo strumento più utilizzato per sostenere l’acquisto di un generatore a biomassa. Oggi circa il 30% degli apparecchi venduti ha questi incentivi, ma si stima che solo il 30% della popolazione delle regioni del bacino padano è a conoscenza di questi incentivi e quindi è importante fare più informazione sullo strumento.
Anche il Superbonus 110% del recente Decreto Rilancio può valorizzare le tecnologie a biomasse legnose, inserendole per esempio come tecnologie di sostituzione di caldaie a gasolio in zone non metanizzate quali quelle montane.
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