Gea Terra

Olivicoltura per oli bio

All’inizio era solo l’interesse di poche persone, veri pionieri, ora, a sentir parlare di extra vergini biologici, rientra tutto nell’ordinarietà. C’è una crescente attenzione per oli che esprimano un concetto di qualità al plurale, che comprenda, nel contenuto di una bottiglia, il migliore impatto ambientale, la salubrità, l’assenza di organismi geneticamente modificati e la garanzia del sistema di controllo e certificazione

Agnese Pascale

Olivicoltura per oli bio

Proseguiamo con la tesi di laurea della neo dottoressa Agnese Pascale in Scienze e Tecnologie agro-alimentari, dal titolo “Olivicoltura Dop in Umbria”. Cliccando QUI si può leggere la prima puntata (“L’olivicoltura Dop in Italia”), QUI invece la seconda puntata (“Il mercato dell’olio Dop”). (3. continua).

1.7 Olivicoltura e olio da agricoltura biologica

La ricerca della salubrità e della genuinità dei prodotti da parte dei consumatori e l’attenzione verso l’ambiente da parte di alcuni produttori, ha portato alla crescita del comparto dell’agricoltura biologica.

Secondo il Codex Alimentarius (1999) “l’agricoltura biologica è un sistema integrato di produzione agricola, vegetale e animale, che evita il ricorso a fattori di produzione esterni all’attività agricola, privilegiando le pratiche di gestione. Essa impiega metodi colturali biologici e meccanici al posto di prodotti chimici di sintesi, tenendo conto dell’adattamento dei sistemi di produzione alle condizioni locali. L’agricoltura biologica promuove e migliora la salute dell’ecosistema e, in particolare, la biodiversità, i cicli biologici e l’attività biologica del suolo”.

L’agricoltura biologica esiste dal 1926, quando si svolsero le prime conferenze del Prof. Steiner in Germania (Santucci, 2012), da dove poi si è diffusa in tutto il mondo, ma è stata disciplinata a livello europeo solamente a partire dal Reg. CE 2092/91 che, insieme ai suoi allegati, ne rappresentava la norma principale di riferimento per i produttori dell’Unione Europea.
La Figura 1.5 porta a confronto il vecchio e il nuovo marchio dei prodotti da agricoltura biologica.

Nel regolamento fu introdotto il concetto di qualità al plurale, che comprende il migliore impatto ambientale, la salubrità, l’assenza di organismi geneticamente modificati (OGM) e la garanzia del sistema di controllo e certificazione.

L’agricoltura biologica, infatti:

– riduce al minimo il rilascio di residui nel terreno, nell’aria e nell’acqua, conserva la naturale fertilità del suolo, salvaguarda la complessità dell’agroecosistema e la sua biodiversità e consuma meno energia;

– garantisce prodotti che, proprio per le tecniche agronomiche adottate, in particolare il non uso di sostanze chimiche di sintesi, sono di norma più sicuri degli altri dal punto di vista igienico-sanitario;

– garantisce l’assenza di OGM;

– tutela il consumatore attraverso un’attività di ispezione che investe sia il processo produttivo sia il prodotto finale, dal campo alla tavola.

Attualmente l’agricoltura biologica è definita dal Reg. CE 834/07, seguito da quello di attuazione n. 889/08, che ne stabilisce i principi e i criteri generali, il funzionamento del sistema di controllo, le modalità di etichettatura e le regole di importazione dai Paesi Terzi. Questo regolamento ha abrogato il Reg. CE 2092/91, pur riprendendone i contenuti degli allegati.

In esso si conferma il divieto di utilizzo di OGM e diviene obbligatorio dal luglio 2010 l’uso del marchio UE in etichetta per i prodotti di provenienza comunitaria che contengono almeno il 95% di ingredienti biologici. Il nuovo regolamento ribadisce l’elenco delle sostanze naturali autorizzate in agricoltura biologica per la fertilizzazione e la difesa delle colture.

Come si può vedere in Tabella 1.10, la superficie ad olivo per la produzione di olio biologico, nel 2013, era quasi 176 mila ettari, in aumento del 7,4% sull’anno precedente.
Questa superficie rappresenta meno del 2% della superficie olivicola totale italiana.

La regione con maggior superficie olivicola biologica è la Puglia con 55 mila ettari: il 32% del totale nazionale ed il 15% dell’intera superficie regionale ad olivo. Anche in riferimento alle superfici olivicole totali, la Puglia è la prima regione nazionale, con un totale di 376 mila ettari.
La seconda regione è la Calabria, con 183 mila ettari, di cui oltre 51 mila convertiti a biologico. In termini di incidenza di superficie biologica sul totale regionale, la leadership spetta al Friuli-Venezia Giulia (48%), poiché il clima più freddo riduce grandemente le infestazioni da parassiti.

Dalle poche indicazioni che si hanno sul fronte commerciale, il mercato dell’olio biologico sembra molto promettente. Basti considerare che i prezzi alla produzione dell’extravergine biologico, secondo rilevazioni Ismea, superano di oltre il 30% quello dell’olio extravergine convenzionale. Inoltre, come attestato direttamente dagli operatori del settore, l’olio biologico nazionale sembra particolarmente apprezzato dai mercati esteri (Sinab, 2014).

Nella Tabella 1.11 sono riportati i dati Assitol di vendita degli oli DOP e biologico in Italia e all’estero.

Nella Tabella 1.11 sono stati messi a confronto oli extravergini dop/igp e biologici. La tabella riporta a sinistra le vendite di oli dop/igp e biologici in Italia. Entrambe le tipologie presentano una variazione positiva nel 2013, rispetto al 2012. A destra figurano le vendite all’estero: i numeri dell’olio dop/igp sono aumentati, a differenza del biologico che presenta un notevole calo, sebbene rimanga una tipologia di olio molto apprezzata all’estero. Infatti la vendita di olio biologico all’estero resta molto superiore rispetto a quella di olio Dop/Igp.

La foto di apertura è di è di WHS: Francesco Buccarelli e Alberto Caroppo

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