Tutti gli interventi necessari a fronte dell’attuale emergenza idrica
Una crisi che non si presenta dagli inizi del secolo scorso, con il rischio di superare quanto registrato in passato, preoccupa molti territori collocati anche nelle regioni del nord e del centro. In risposta a tale situazione, in Basilicata è stata proposta la realizzazione di infrastrutture a partire dai bacini di accumulo. Il progetto prevede la costruzione di piccoli invasi dal basso impatto paesaggistico
Quest’anno, per la siccità, tocca al Nord ed al centro Italia soffrire più del dovuto ed in maniera drammatica tanto da ricorrere allo stato di emergenza.
Una emergenza nazionale che – sottolinea il presidente nazionale di Coldiretti Ettore Prandini – riguarda coltivazioni ed allevamenti travolti da una catastrofe climatica che si prefigura addirittura peggiore di quella del 2003 che ha decimato le produzioni agricole nazionali.
“A fronte di una crisi idrica la cui severità si appresta a superare quanto mai registrato dagli inizi del secolo scorso, bisogna che venga dichiarato al più presto lo stato di emergenza nei territori interessati, tenuto conto del grave pregiudizio degli interessi nazionali”.
È quanto chiede Ettore Prandini nella lettera inviata al presidente del Consiglio Mario Draghi in merito alla grave siccità che interessa la penisola e riguarda “l’intervento del sistema della Protezione civile per coordinare tutti i soggetti coinvolti, Regioni interessate, Autorità di bacino e Consorzi di bonifica, e cooperare per una gestione unitaria del bilancio idrico”.
Accanto a misure immediate per garantire l’approvvigionamento alimentare della popolazione, per Prandini “appare evidente l’urgenza di avviare un grande piano nazionale per gli invasi che Coldiretti propone da tempo. Raccogliamo – denuncia il Presidente della Coldiretti – solo l’11% dell’acqua piovana e potremmo arrivare al 50% evitando così situazioni di crisi come quella che stiamo soffrendo anche quest’anno. Si tratta di emergenze sempre più ricorrenti con un costo negli ultimi dieci anni che supera i dieci miliardi di euro e per questo – conclude Prandini – l’Italia ha bisogno di nuovi invasi a servizio dei cittadini e delle attività economiche, come quella agricola che in presenza di acqua potrebbe moltiplicare la capacità produttiva”.
Garantire la disponibilità di acqua è ormai una delle sfide principali da affrontare all’interno dell’agenda politica del nostro Paese, dal momento che i fenomeni di siccità e carenza idrica non rivestono più carattere di straordinarietà.
Una risposta a questa grave criticità può arrivare anche dalla realizzazione di infrastrutture a partire dai bacini di accumulo.
Ne è convinta la Coldiretti Basilicata che a Matera ha organizzato un convegno sul tema L’agricoltura quale strumento per la transizione ecologica ed energetica alla presenza del presidente nazionale dell’Anbi, l’Associazione Nazionale Consorzi di gestione e tutela del territorio e acque irrigue, Francesco Vincenzi, e del direttore generale, Massimo Gargano.
Un progetto – spiega il direttore regionale della Coldiretti Basilicata, Aldo Mattia – alle istituzioni regionali e agli agricoltori ideato e condiviso con l’Anbi, che prevede la realizzazione di una rete di piccoli invasi con basso impatto paesaggistico e diffusi sul territorio, da avviarsi con procedure autorizzative non complesse.
Mattia ricorda come “l’idea è quella di “costruire” senza uso di cemento per ridurre l’impatto ambientale, laghetti in equilibrio con i territori, che conservano l’acqua per distribuirla in modo razionale ai cittadini, all’industria e all’agricoltura, con una ricaduta importante sull’ambiente e sull’occupazione”.
Per il presidente della Coldiretti Basilicata, Antonio Pessolani, “l’attuale congiuntura climatica, che attanaglia da Nord a Sud il Paese, ci impone di agire soprattutto a monte della disponibilità di acqua, attraverso la realizzazione di infrastrutture per l’accumulo dell’acqua per usi irrigui e ciò è necessario soprattutto anche in Basilicata dove, nonostante i cambiamenti climatici, è evidente una elevata piovosità, anche se sempre più spesso concentrata in periodi limitati dell’anno.
Bisogna infine ricordare che più di ¼ del territorio nazionale (28%) è a rischio desertificazione e sta affrontando una situazione di grave siccità che riguarda le regioni del Nord e del Sud dove la grande sete assedia città e campagne, con autobotti e razionamenti in case, orti e giardini, il fiumi in secca, i laghi svuotati e i campi arsi con danni che già superano secondo la Coldiretti i due miliardi di euro.
In apertura, diga Senise
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