Gea Terra

Un’agricoltura poco evangelica

L’agricoltura biodinamica è un non-metodo agricolo fondato su riti sciamanici e forze cosmiche. Eppure il quotidiano della Santa Sede, L’Osservatore Romano, ha ospitato un articolo che fa molto riflettere su come l’agricoltura, in tutti questi anni, sia stata tradita proprio da quella classe di intellettuali che dovrebbe essere più attenta a non incorrere in gravissimi errori. Sarebbe invece utile vigilare affinché non si rilancino informazioni inattendibili e non verificate

Alberto Guidorzi

Un’agricoltura poco evangelica

Per chi non ne è al corrente, c’è stata, nelle ultime settimane, una grande sommossa da parte del mondo scientifico. Uno stupore che ha lasciato l’amaro in bocca, per la solenne brutta figura da parte di un quotidiano da sempre ritenuto culturalmente ben attrezzato. Invece, la pubblicazione dell’articolo “I benefici dell’agricoltura biologica e biodinamica”, apparso lo scorso 28 marzo sulle colonne del quotidiano L’Osservatore Romano, a firma di Carlo Triarico, ha suscitato un sentimento di grande e profonda indignazione da parte del mondo scientifico.
L’agronomo Alberto Guidorzi, tra le firme più prestigiose di Olio Officina Magazine, ha prontamente inviato una lettera al direttore Vian, senza mai ricevere alcun riscontro, come è ormai malcostume dilagante in quest’epoca poco incline ad affrontare i grandi temi.
Proprio per dare voce al buon senso, abbiamo ritenuto opportuno pubblicare sulla nostra rivista la lettera di Guidorzi, unitamente a una ulteriore precisazione. (L. C.)

Egregio Sig. Direttore Vian,

Sono un agronomo formato ed educato presso la Congregazione di San Giovanni Battista Piamarta e in seguito presso la facoltà di agraria dell’Università del Sacro Cuore di Piacenza. Formazione ed educazione che dopo ben 60 anni di professione certo non rinnego. Sono quindi rimasto basito nel leggere i contenuti dell’articolo del 27 marzo u.s. circa “I benefici dell’agricoltura biologica e biodinamica” pubblicato su L’Osservatore Romano e firmato dal Dr. Triarico.

Io, nella mia ormai lunga vita, ho visto l’agricoltura biologica vera (la faceva mio nonno, ma a tavola quando ero bambino non ho mai visto abbondanza di cibo), ho visto anche il concretizzarsi della rivoluzione verde (che comunque ha dato da mangiare a tantissima gente e quella che è ancora senza potrebbe non esserlo solo se le condizioni socio-politiche interne ed esterne non fossero improntate all’egoismo), ho anche elevato critiche alle esagerazioni nelle pratiche agricole perpetrate fino agli anni 80. Solo che nessuno dice che negli ultimi 30 anni si sono fatti passi da gigante nel rendere ecocompatibile l’agricoltura pur riuscendo a sfamare una popolazione mondiale maggiore. Oggi esiste un’agricoltura professionale ecocompatibile e produttiva (fatta da rotazioni lunghe, uso scientifico degli intrans, rispetto del terreno come strumento di produzione e messa a disposizione di derrate pienamente rispondenti alla trasformazione in cibo sano e salutare) che può salvaguardare il pianeta e sfamare anche i due miliardi di persone che avremo in più nel 2050.
Certo ci sono degli agricoltori e aziende agricole che non sono professionali, è pero solo demagogico voler cambiare l’agricoltura per questo. Non è meglio cambiare gli agricoltori incapaci di professionalizzarsi e, guarda caso, di questi moltissimi appartengono proprio alla Coldiretti?

Sul vostro Giornale invece il Dr. Triarico, Presidente dell’Associazione Agricoltura Biodinamica (un marchio registrato e quindi con interessi economici) sostiene che tutta l’agricoltura italiana dovrebbe essere trasformata – guarda caso – in agricoltura biodinamica. Questa per me è blasfemia. La biodinamica è un non-metodo agricolo fondato su riti sciamanici e forze cosmiche, “inventato” da Rudolf Steiner, un esoterista, e che, nel giro di poco, porterebbe la nostra agricoltura e l’Italia al collasso. E pertanto colpisce che il giornale del Vaticano dia credibilità e sostegno a pensieri tanto strampalati e per giunta di un esoterista. Sono continui gli esempi negativi da cui imparare per meglio vigilare contro assunti indimostrati, da Stamina alla recente indagine giudiziaria su Mario Pianesi che operava dietro il paravento dell’agricoltura macrobiotica (emula di quella biodinamica).

Credo sia importante che le direzioni dei quotidiani impegnati a costruire una società reale oltre che migliore, continuino a vigilare affinché le loro pagine siano veicolo di informazioni verificate e attendibili.

Distinti saluti.

Alberto Guidorzi
Dottore agronomo

Sermide Felonica, Mantova

ECCO IL PERCHÉ DELLA MIA RISPOSTA

Tutti gli studi scientifici seri giungono alla conclusione che i sistemi agricoli biologici e biodinamici (cioè le agricolture organiche) sono forme di agricoltura insostenibili per assicurare la disponibilità di cibo per tutti gli abitanti del pianeta e quindi chi ne sostiene la diffusione pecca di un tale egoismo che stride in modo eclatante con gli insegnamenti del Santo Padre, infatti le agricolture alternative sono solo una storia di business e non di salute o di ambiente. Come si può anteporre una presunta salvaguardia dell’ambiente alla sicura morte per inedia di miliardi di persone, quando tra salvaguardia dell’ambiente, proposta quasi come una nuova “divinità”, e la cattiva agricoltura “in medio stat virtus”?

Un studio scientifico appena uscito di cui si riporta QUI l’abstract, dice proprio questo.

Il documento analizza venti anni di evidenze che non giustificano molte convinzioni radicate e che per giunta alimentano una moda consumistica (proprio quella che il Santo Padre condanna) valutabile in 82 miliardi di dollari. Certo lo studio dice anche che certe pratiche biologiche sono da preferirsi, ma solo in un contesto di integrazione con l’agricoltura convenzionale. Vale a dire si afferma una cosa che io ho sempre sostenuto e i cui cardini ho specificato anche nella lettera al giornale vaticano.

Tuttavia ciò che scaturisce di lapidario dallo studio è che solo se si valutano le pratiche di agricoltura organica per unità di superficie si possono dedurre delle positività, mentre quando il raffronto si fa per unità di prodotto si evidenziano tutte le negatività. Pertanto dato che l’uomo campa solo se dispone “di unità di prodotto” se ne deduce che è blasfemo pensare di estendere oltre misura l’agricoltura organica in quanto significherebbe disseminare di morti i paesi in via di sviluppo e destabilizzare gli scambi commerciali planetari. Guarda caso proprio i paesi che più aumenteranno demograficamente nei prossimi anni ne subirebbero i più gravi danni. Lo studio ne spiega anche i motivi e dice che la minor produzione che ci si dovrebbe attendere è dell’ordine del 19-25%, ma precisa anche che questo forcella percentuale è una media, ma ha l’estremo maggiore che si dilata enormemente in funzione della località e del tipo di coltivazione. Ciò sta a significare che se in una località manca cibo per il 50-70% non è che le morti per fame si stabilizzino sul 25%!

Inoltre se si affermasse il produrre organico su scala planetaria e si volesse recuperare la minor disponibilità di cibo che ne conseguirebbe sarebbe necessario mettere in coltura nuove terre vergini, con evidenti modifiche in negativo degli ecosistemi naturali mondiali, che sono proprio quelli che i critici del sistema agricolo attuale vorrebbero salvaguardare. I cultori dell’organico (che sono in minima parte agricoltori) ce la raccontano sempre a metà: ci parlano di minor input di azoto e di maggior sequestro di carbonio, ma sottacciono di dire che se si vuole raccogliere qualcosa in organico occorre consumare più combustibili fossili per eseguire le pratiche colturali di aratura, sarchiatura e concimare molto di più con concimi animali. Cosa che con l’agricoltura di conservazione non capiterebbe. Lo studio conclude anche che “Nel complesso, le prove non supportano l’opinione ampiamente diffusa secondo cui l’agricoltura biologica è più rispettosa del clima dell’agricoltura convenzionale” e quindi”L’agricoltura biologica non è il paradigma per l’agricoltura sostenibile e la sicurezza alimentare”.

In conclusione da una parte abbiamo un business con incrementi annuali a due cifre nei paesi sviluppati, mentre dall’altra abbiamo, sempre in questi paesi, superfici che non crescono a sufficienza seppure lautamente incentivate (non dimentichiamo che il coltivare organico nel mondo non rappresenta più dell’1% delle terre coltivate) e per giunta si assiste che nei paesi sottosviluppati, già mancanti di cibo tra l’altro, si produce cibo organico esclusivamente per esportarlo, visti i più elevati prezzi che si spuntano (quinoa e teff docet!!). Solo che il direttore dell’Osservatore Romano non riesce ad intuire che innanzitutto i cittadini di questi paesi poveri il cibo biologico non se lo possono permettere ed in secondo luogo il coltivarlo per esportarlo li priva di una parte di superficie preziosa per sostentarsi e per giunta si incentiva il lavoro famigliare non retribuito specialmente quello femminile. Chiedo: “ma tutto ciò non è contrario allo spirito evangelico ed agli insegnamenti di un Papa che giustamente vorrebbe che i poveri della terra divengano meno poveri e possano vivere più degnamente?”

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