Gea Terra

Un utile chiarimento intorno alla “fiorita” di Castelluccio

Per essere più precisi, in gergo eminentemente agronomico, questa “fiorita” rientra nella categoria di campi coltivati e altamente infestati di malerbe e che, volenti o nolenti, sono in concorrenza con la lenticchia, che è il prodotto principale. La concorrenza, si sa, in natura è spietata, ed è fuorviante sostenere che la natura sia benigna. L’iniziativa di raccogliere le sementi della flora messicola che cresce nei campi di lenticchie per farne una speculazione economica è destinata pertanto all’insuccesso

Alberto Guidorzi

Un utile chiarimento intorno alla “fiorita” di Castelluccio

Conosco la coltivazione della lenticchia di Castelluccio di Norcia e ho letto l’articolo di Marcello Ortenzi apparso (clicca QUI) sul numero 388 del 21 febbraio 2021 di Olio Officina.

In qualità di agronomo tralascio l’aspetto folcloristico della cosiddetta “fiorita” per spiegare agronomicamente di cosa si tratta. Premetto che i fiori caratteristici della fiorita appartengono alla cosiddetta “Flora messicola”, cioè quella flora infestante delle coltivazioni dei cereali a paglia o altri raccolti (appunto le “messi”) che tanto hanno impegnato i nostri vecchi agricoltori in successivi passaggi di scerbatura primaverile in particolare nei frumenti, pena decurtazioni di produzione e scarsità di pane quotidiano.

Nei campi di frumento la fiorita non era così evidente (ad eccezione del papavero) in quanto le varietà antiche di frumento erano molto più alte della flora messicola ed inoltre a forza di zappare (ci si ricordi dell’immensa fatica profusa!) si diminuiva la massa di semi indesiderati nel terreno.

L’inverso capita con la lenticchia che è alta solo 30-40 cm. Dunque in gergo eminentemente agronomico la “fiorita” di Castelluccio rientra nella categoria di campi coltivati e altamente infestati di malerbe e che volenti o nolenti sono in concorrenza con la lenticchia che è il prodotto principale.

Che caratteristica ha la flora messicola formata da piante selvatiche? Essa fiorisce scalarmente (ad esempio prima le ravanelle, poi i papaveri ed infine il fiordaliso – ne ho citate solo tre ma ve ne sono altre).

La scalarità di fioritura è un accorgimento che la selezione naturale ha favorito per far sì che le varie specie non entrino in concorrenza le une con le altre. Ricordarsi sempre che gli esseri viventi in natura hanno un solo comandamento: “preservare a tutti i costi la conservazione della specie” e ciò lo si raggiunge creando nicchie evolutive fino ad arrivare al “mors tua vita mea”.

La concorrenza in natura è spietata ed è fuorviante dire che la natura è benigna, inoltre, l’equilibrio di un ecosistema non è mai stabile, anzi è sempre molto instabile in quanto molti fattori sono lì a perturbarlo. Tra questi fattori vi è anche l’uomo in quanto agricoltore. Oggi purtroppo per preservare gli ecosistemi si vorrebbe quasi quasi abolire l’uomo, ma senza tener conto che le variazioni climatiche o altri esseri viventi non sono da meno nel modificare questi equilibri.

In conclusione la “fiorita” di Castelluccio di Norcia avviene perché la coltivazione della lenticchia non si è mai diserbata e quindi i semi della flora messicola sono sempre caduti nel terreno per anni e secoli. Tra l’altro le erbe selvatiche hanno maturato anche altri meccanismi di autoconservazione quali la disseminazione naturale e la presenza di “semi duri”.

La disseminazione è caratterizzata da un coacervo di meccanismi che impedisce che il seme prodotto cada per gravità ai piedi della pianta madre, ma favorisce che esso si sparga su superfici più ampie possibili in modo che vi siano più probabilità che qualcuno di questi dia origine ad una pianta che compia il ciclo vitale e rifaccia semi per conservare la specie.

I “semi duri” invece è un altro meccanismo per il quale tra tutti i semi prodotti ve ne sia una certa percentuale che una volta caduta nel terreno non germini nell’anno successivo, ma, mantenendosi vitale, germinino anche a distanza di anni.

L’uomo agricoltore, per le piante che coltiva, ha, mediante tanti anni di selezione indefessa, eliminato ambedue le caratteristiche selvatiche suddette. Si rifletta sul fatto che le lenticchie sono raccoglibili solo perché hanno una maturazione concentrata e non disseminano. Se ciò non fosse la realtà, pensate che esisterebbe la lenticchia di Castelluccio di Norcia?

In conclusione, l’agronomo vede anche lui con il “cuore” come tante “vispe terese” che dal quartiere vip di città fanno una gita nel parco dei monti Sibillini e si bea dello spettacolo che la natura offre (ma che per servizio reso dovrebbe essere pagato ai coltivatori di lenticchie), ma poi anche con il cervello delle conoscenze botanico-agronomiche che ha acquisito e che gli fanno dire che l’iniziativa di raccogliere le sementi della flora messicola che cresce nei campi di lenticchie per farne una speculazione economica è destinata all’insuccesso per il semplice fatto che le sementi delle piante spontanee che crescono nei campi non sono raccoglibili ne manualmente e tanto meno meccanicamente per i vari motivi che ho detto prima, ossia a causa di maturazione scalare sia intraspecifica che extra specifica, disseminazione naturale e preparazione dei lotti di seme da vendere. Diverso sarebbe il discorso se si facessero coltivazioni ad hoc per singole specie, ma sarebbe d’obbligo farla precedere da una selezione per uniformare maturazione e impedire la disseminazione naturale. In altre parole, dubito che il gioco valga la candela.

Per commentare gli articoli è necessario essere registrati
Se sei un utente registrato puoi accedere al tuo account cliccando qui
oppure puoi creare un nuovo account cliccando qui

Commenta la notizia