Salute

Siamo per davvero liberi? La libertà è misurabile?

Ci sono a volte temi scomodi, ma che non possono certo essere elusi, come dimostrano con grande e tragica efficacia le cronache. È il caso dell'undicenne di Napoli che si è lanciato dal decimo piano, vittima dei giochi telematici dell'orrore, che portano ad atti di autolesionismo e suicidio. Chi decide della propria vita e cosa ha a che fare in particolare, in tutto ciò, la biochimica? Perché è importante il livello dei tre acidi grassi presenti nell’organismo? E, soprattutto, che cosa ha a che fare l'acido linoleico con il suicidio?

Massimo Cocchi

Siamo per davvero liberi? La libertà è misurabile?
Qual è il significato di libertà?
Siamo liberi?
È misurabile la libertà?
Rifiutare la vita è un atto di libertà?

“Libertà va cercando, ch’è sì cara, come sa chi per lei vita rifiuta”.

Chiedo venia a chi, per un’improbabile circostanza, abbia letto l’articolo “L’imbarazzante senso della vita”, se mi corre il desiderio di insistere sul tema che, in questo caso, si sposta dall’eutanasia alla libertà di decidere della vita, della propria vita.

All’eutanasia si ritiene di potere ricorre, mi sembra di avere capito, quando le condizioni in cui si trova quel meraviglioso contenitore di straordinarie armonie molecolari, di fantastiche elaborazioni biochimiche che è l’organismo umano, perde queste informazioni ed esce dalla genialità, che nessuno potrà mai ripetere, delle dinamiche della vita.

Non si può ridurre a mera quaestio giuridica e/o filosofica e/o religiosa la valutazione del fenomeno eutanasia-omicidio o di eutanasia-suicidio.

Ricerche molecolari sulla psicopatologia eseguite con marcatori piastrinici (acidi grassi) ed elaborati da una rete neurale artificiale (Self Organizing Map-SOM), si sono imbattute su un relativo numero di casi di tentativo reale di suicidio, riconoscendo nella mappa classificatoria un elemento comune, che li aggrega in uno spazio molto ravvicinato e aggregato (Figura 1), successivamente utilizzata all’interno di un’indagine condotta su un rilevante numero di bambini (Figura 2).

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Dopo aver identificato i soggetti con Disturbo Bipolare da quelli con Depressione Maggiore abbiamo utilizzato lo stesso metodo per indagare il gruppo di bambini.

In primo luogo, abbiamo notato che nessuno dei bambini è classificabile nell’area della SOM corrispondente alla classificazione degli adulti con depressione maggiore, quindi la depressione maggiore, nei bambini, è evento praticamente impossibile.

Infatti, i bambini hanno una particolare caratteristica della mobilità delle membrane, che è troppo viscosa e questo rende praticamente impossibile l’insorgenza della Depressione Maggiore a causa di una maggiore esposizione dei recettori della serotonina sulla membrana cellulare rispetto alla condizione di una maggiore fluidità.

Dal sottogruppo degli adulti, 8 pazienti con pensieri di “suicidio” e tentativi di “suicidio” (strumenti psichiatrici e diagnosi psichiatrica) sono stati raggruppati nella SOM e confrontati con bambini con caratteristiche molecolari delle piastrine simili a quella degli “adulti che hanno tentato il suicidio”.

I bambini realmente corrispondenti alla posizione SOM di “adulto che ha tentato il suicidio” sono due, corrispondenti a circa il 2% del campione.

Come si può osservare dal seguente grafico, la nostra percentuale di rischio relativamente al tentativo di suicidio negli adolescenti studiati per altre ragioni, non si discosta molto da quella verificata:

Abbiamo cercato di studiare l ‘“area suicida” della SOM per trovare caratteristiche comuni tra le persone con pensieri o tentativi di suicidio, secondo la SOM stessa. Abbiamo focalizzato la nostra attenzione sul livello dei tre Acidi Grassi e abbiamo scoperto che la “zona suicida” della SOM corrisponde al valore più basso dell’Acido Linoleico, che sembra l’aspetto critico nel ” suicidio”.

La SOM ha un grado molto elevato di precisione diagnostica ed è praticamente impossibile manipolarla. In considerazione del fatto che non abbiamo sottoposto i bambini, reclutati in un comune reparto medico, a valutazione psichiatrica per la complessità delle ragioni etiche, siamo consapevoli che sono necessarie ulteriori ricerche per allertare lo psichiatra di fronte alla, non di rado, drammatica, predisposizione del bambino al suicidio.

Inoltre, Stahl et al. (Stahl SM, Woo DJ, Mefford IN, Berger PA, Ciaranello RD. Hyperserotonemia and platelet serotonin uptake and release in schizophrenia and affective disorders. Am J Psychiatry 1983; 140 (1): 26-30) hanno concluso il loro lavoro commentando: “Questi risultati piastrinici non potevano essere spiegati da variabili di età, sesso o farmaci, confermando le forti proprietà molecolari delle piastrine nella diagnosi psichiatrica” e, di fatto, confermando il risultato ottenuto nella sperimentazione con la SOM.

Ma torniamo alla “Libertà”. Appare evidente che sia molto forte la possibilità di individuare le caratteristiche del “pensiero suicida”.

A questo punto come possiamo affermare con certezza che questa predisposizione molecolare possa influenzare il “libero arbitrio”?

Possiamo parlare di “libertà decisionale” nel tentativo di suicidio non simulato?

Se usciamo dal credo religioso, al quale dobbiamo il massimo rispetto, credo, e me ne assumo tutta la responsabilità, che, di fronte alle umane scelte che, talvolta, ci si trova a compiere sia imprescindibile valutare la predisposizione molecolare, unitamente al possibile fenomeno epigenetico che ha reso attuale il gesto, ad un compimento così terribile come è quello di porre fine al grande dono, la vita.

In apertura, una foto di Luigi Caricato ©

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