Salute

Solo la conoscenza ci può salvare dalle paure

Basta ansie e basta con le accuse contro l’agricoltura che inquina. Oggi si vive più a lungo e la qualità dell’aria è anche nettamente migliorata. Per tranquillizzarci, la tossicologa Annette Lexa porta alla luce informazioni scientifiche validate nell’ambito delle materie che più generano timori, in particolare riguardo l’influenza della chimica sull’ambiente. Ricordate: superare i pregiudizi ci aiuta a vivere meglio. Un solo esempio: le sostanze di sintesi create dall’uomo le consideriamo veleno, ma non abbiamo alcuna remora nel prendere le medicine per curarci

Alberto Guidorzi

Solo la conoscenza ci può salvare dalle paure

La nostra epoca è caratterizzata da grandi angosce alimentate da continue paure, nel contempo, però, annoveriamo traguardi insperati nella salvaguardia della nostra salute e sicurezza al punto che la nostra vita media continua ad allungarsi; questo risultato appartiene, tra l’altro, anche alle popolazioni sottosviluppate. Dato che il rischio (es. di essere mangiato da un leone) è funzione del pericolo di esposizione (maggiore per gli africani, quasi nullo per noi europei), nelle società evolute dovrebbe fare oggetto di attenta e ragionata valutazione, mentre assistiamo che quando vivevamo in tempi con molte meno certezze il rapporto rischio/pericolo era più tenuto in considerazione.

È evidente che in un mondo dominato dai social una situazione anormale come questa viene sfruttata alimentando in continuazione le paure. Pertanto, tenuto conto dell’alto grado di penetrazione nella società moderna di paure inconsulte, si assiste anche al suo sfruttamento da parte di molti, tanto da avere visto sorgere veri e propri potentati economici (eufemisticamente definite ONG) sostenuti economicamente proprio dai moderni “paurosi”. Da sempre noi sappiamo che la paura è alimentata dalla non conoscenza e quindi la tossicologa Annette Lexa (1) cerca di portare informazioni scientifiche validate nell’ambito delle materie che più generano paure, in particolare nell’ambito dell’influenza della chimica sull’ambiente.

Essa parte dal questo dato di fatto che “tutti gli studi ci dicono che dal 2002 al 2017 la qualità dell’aria è nettamente migliorata” per dirci che occorre smetterla di lanciare messaggi solo ansiogeni, ma si deve comunicare in modo positivo e ottimista. Ad esempio, per i fitofarmaci agricoli non esiste nessun valore tossicologico di riferimento per la loro presenza nell’aria e noi non siamo tutti uguali di fronte ai rischi.

Al fine di concretizzare il suo ragionamento la tossicologa ha ipotizzato uno scenario di esposizioni tra i peggiori riscontrati, che però è uno scenario non reale come vedremo. Essa ci dice che un uomo che respiri in ogni minuto della sua vita dell’aria atmosferica esterna frutto dei peggiori scenari riscontrabili nella norma, introdurrà nei suoi polmoni una quantità di fitofarmaci che è 20 mila volte inferiore alla dose giornaliera ammissibile (DGA – parametro tossicologico). Ricordo che questa dose è calcolata partendo dalla massima dose senza effetto nocivo per poi ridurla di 100 volte (in alcuni casi anche di 1000). Per quanto riguarda poi i limiti ammessi dei residui presenti questi sono ancora molto più bassi della DGA.

Tuttavia, è bene precisare che abbiamo ipotizzato uno scenario che è fuori dalla realtà in quanto una persona vive per il 90% della sua vita al chiuso e non all’aperto. Altra cosa che è bene si sappia è che le tecniche analitiche sono talmente migliorate che l’aumento del numero di residui diversi rivelati non sono il frutto di un peggioramento, ma semplicemente del fatto che ora riusciamo a svelare quantità talmente piccole che prima era impossibile mostrare. Di conseguenza, quando si dice che qualitativamente i residui svelati dalle analisi sono aumentati è una falsa notizia nel senso che essi esistevano anche prima solo che le analisi non riuscivano a svelarli. Pertanto, dato che è la quantità e non la qualità del residuo che interessa significa che se l’aria o un cibo prima erano considerati “genuini” (parola magica del nostro tempo!) perché non si erano rivelati residui, a maggior ragione lo sono ora che invece sappiamo essere infinitesimali. Oggi riveliamo una sostanza a livello di 1 centesimo di nanogrammo ossia 0,00000000001 g.

Sempre la Lexa affronta il fantomatico effetto “cocktail” dei residui chimici presenti nell’aria e nei cibi e dice che non ci è dato sapere. se non del tutto impossibile stabilirlo, come interagisce un mix di molecole all’interno del nostro corpo e quindi il paventare questo pericolo ha il solo scopo di trasmettere paure senza fondamento. Infatti come può essere possibile estrapolare un mix di molecole particolari quando queste si mescolano con quelle provenienti dal cibo o addirittura dalla caterva di medicine che l’uomo moderno ingurgita? Vogliamo aggiungervi anche le sostanze dopanti che ormai l’uomo consuma con sempre più frequenza?

È e resta impossibile creare un modello di studio, esse passano tutte nel sangue, ma non sappiamo cosa sia avvenuto nello stomaco, nel fegato, nell’intestino o nei reni ecc. Su che base scientifica possiamo affermare, come invece lo si dà per quasi assodato dall’opinione pubblica appositamente manipolata, che esiste un effetto cocktail negativo? Per quale ragione obiettiva escludiamo un effetto neutro o addirittura positivo visto che il nostro corpo tutto manipola?

Il lindano usato come insetticida clorurato in agricoltura è stato proibito nell’UE più di 20 anni fa, ma non è infrequente ritrovarlo nell’ambiente come residuo. Di fronte a ciò subito si incolpano gli agricoltori di averlo usato o si lascia credere che questi lo usino ancora di contrabbando, ma non si va a considerare il grande uso che facciamo del legno da opera, spesso importato, e che questo è trattato con il lindano per impedire che il tarlo si annidi nel legno. Si grida al pericolo nell’uso dei neonicotinoidi e poi li si distribuisce a piene mani sulle pellicce degli animali da compagnia e poi li si accarezza, arrivando anche a baciarli strofinando la nostra bocca sulla loro pelliccia.

Oramai se si definisce una sostanza “naturale”, questa non può che essere salutare curativa e quasi un elisir di lunga vita, mentre se si dice che è di sintesi, cioè creata dall’uomo, questa non può essere che un veleno. Le medicine sono di sintesi, sono dei veleni, ma non abbiamo remore a prenderle. Un esempio di questa distorsione mentale l’abbiamo con il caso del rame, elemento definito naturale e quindi usato e abusato in agricoltura biologica. Tuttavia, non si precisa che è un pesticida usato sotto forma di solfato di rame, che quindi si ricava solo per sintesi chimica, che si accumula, è persistente ed è tossico al punto tale che oltre una certa soglia sterilizza il terreno ed impedisce la crescita dei vegetali. Dulcis in fundo uccide anche le api e la floro-fauna acquatica! Ricordarsi sempre che le piante producono autonomamente pesticidi per difendersi dagli aggressori (anche noi per le piante siamo aggressori) e quindi nutrendoci delle parti eduli noi ingeriamo questi pesticidi naturali, anzi secondo Bruce Ames un consumatore americano ingerisce con l’alimentazione 1,5 grammi/giorno di pesticidi naturali, contro gli 0,09 mg/giorno di pesticidi di sintesi distribuiti dagli agricoltori. Detto in altri termini, il 99,99% dei pesticidi che si ingeriscono sono di origine naturale, solo che Paracelso ci ha informati secoli fa che è la dose che fa il veleno!

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(1) Annette Lexa dottore tossicologo, membro della rete Eurotox (rete europea dei tossicologi). Gestisce RCMA Expert RCMA Expert, ossia l’ufficio di studi specializzati nelle valutazioni tossicologiche del rischio chimico su salute e ambiente. Tossicologa normativa.

In apertura, una foto di Luigi Caricato ©

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