Salute

È vero che l’olio extra vergine di oliva fa bene al cervello?

Sembrerebbe proprio di sì, ma non è soltanto l'olio di cui ci nutriamo d'abitudine ad apportare sicuri benefici contro l'invecchiamento neurale. L’idrossitirosolo, componente responsabile di questa evidenza scientifica, è presente pure, e in abbondanza, anche negli scarti di lavorazione. Quindi gli anziani sono coloro che possono beneficiarne in via preventiva. I risultati pubblicati su Faseb Journal sono stati dimostrati da una équipe di ricercatori del Cnr e della Università della Tuscia

Olio Officina

È vero che l’olio extra vergine di oliva fa bene al cervello?

Non si tratta solo di ipotesi. I risultati di uno studio pubblicato su Faseb Journal sono stati ampiamente dimostrati da una équipe di ricercatori del Cnr e della Università della Tuscia.

Cerchiamo di capire bene cosa accade. Succede che nel cervello dei mammiferi, e in particolare nell’ippocampo, vengono prodotti nell’arco di tutta la vita nuovi neuroni. Si tratta di un processo che prende il nome di neurogenesi ed è quanto di più indispensabile per la formazione della memoria episodica, proprio come hanno opportunamente dimostrato alcune recenti ricerche.

I nuovi neuroni dell’ippocampo, tanto per intenderci, vengono generati a partire da cellule staminali. Così, durante l’invecchiamento, ha luogo un calo progressivo di entrambi, aspetto che è all’origine di una drastica riduzione della memoria episodica.

Ecco allora il ruolo dell’idrossitirosolo, un composto che come molti ormai hanno già letto e sentito dire, si trova naturalmente presente nel succo di olive, ovvero l’olio extra vergine di oliva. Si riconosce per le forti capacità antiossidanti e protettive sulle cellule, ed è noto che diversi fattori, tra i quali la dieta, sono in grado di stimolare la cosiddetta neurogenesi adulta.

Ecco allora che un team di studiosi – guidati da Felice Tirone, in collaborazione con Laura Micheli, Giorgio D’Andrea e Manuela Ceccarelli, dell’Istituto di biochimica e biologia cellulare del Consiglio nazionale delle ricerche (Cnr-Ibbc) – ha potuto dimostrare in un modello animale anziano che l’idrossitirosolo reverte il processo di invecchiamento neurale.

Tale studio, per l’esattezza, è stato pubblicato nel febbraio 2020 sulla rivista internazionale The Faseb Journal.

“L’assunzione orale di idrossitisolo per un mese conserva in vita i nuovi neuroni prodotti durante tale periodo, sia nell’adulto che ancor più nell’anziano, nel quale stimola anche la proliferazione delle cellule staminali, dalle quali vengono generati i neuroni”, ha precisato Felice Tirone.

“Inoltre – ha precisato lo studioso – l’idrossitirosolo, grazie alla sua attività antiossidante, riesce a ripulire le cellule nervose, perché porta anche ad una riduzione di alcuni marcatori dell’invecchiamento come le lipofuscine, che sono accumuli di detriti nelle cellule neuronali”.

E, dal canto suo, Laura Micheli ha aggiunto che il team di studiosi con cui ha lavorato ha poi “verificato, grazie ad un marcatore di attività neuronale (c-fos), che i nuovi neuroni prodotti in eccesso nell’anziano vengono effettivamente inseriti nei circuiti neuronali, indicando così che l’effetto dell’idrossitirosolo si traduce in un aumento di funzionalità dell’ippocampo”.

“La dose assunta quotidianamente durante la sperimentazione – ha precisato la Micheli – equivale alle dosi che un uomo potrebbe assumere con una dieta arricchita e/o con integratori (circa 500 mg/die per persona). Comunque l’assunzione di idrossitirosolo avrebbe un’efficacia anche maggiore se avvenisse mediante consumo di un cibo funzionale quale è l’olio extra vergine di oliva”.

Tali risultati confermano dunque gli effetti benefici della dieta mediterranea, e, in particolare per gli anziani, aprono a un potenziale risvolto ecologico. Secondo Felice TIrono infatti “i residui della lavorazione delle olive, molto inquinanti, contengono una grande quantità di idrossitirosolo: migliorare le procedure di separazione delle componenti buone nella lavorazione consentirebbe di ottenere idrossitirosolo e ridurre l’impatto nocivo”.

Allo studio, va precisato, hanno partecipato ricercatori dell’Università della Tuscia, ed esattamente Carla Caruso, del Dipartimento di Scienze ecologiche e biologiche e con lei un team del Dipartimento di Scienze agrarie e forestali composto da Roberta Bernini, Luca Santi e Mariangela Clemente, che ha sintetizzato l‘idrossitirosolo con una nuova procedura brevettata.

Si ringrazia per la notizia Felice Tirone, Marco Ferrazzoli e Emanuele Guerrini. la foto di apertura è di Olio Officina

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