Sotto la lente

A Dolceacqua spicca il Rossese di Maixei

Al centro dell’attenzione i muretti a secco a sostegno dei terrazzamenti, ma l’appellativo Maixei indica anche il marchio produttivo lanciato nel 2007. Il vino, primo in Liguria a ottenere la Doc nel 1972, dopo oltre cinquant’anni, si trova oggi in ottima forma e, malgrado l’entità molto limitata della produzione, ha consolidato ulteriormente la sua fama

Antonello Maietta

A Dolceacqua spicca il Rossese di Maixei

Non sappiamo se il Rossese di Dolceacqua fosse realmente il vino preferito da Napoleone, come si narra; tuttavia, le cronache raccontano che l’imperatore francese, ospite dei marchesi Doria a Dolceacqua nel 1794, lo apprezzò a tal punto da chiederne una buona quantità da spedire a Parigi.

In epoca più recente il Rossese di Dolceacqua è stato il primo vino della Liguria a ottenere la Denominazione di Origine Controllata, già nel 1972. Dopo oltre cinquant’anni, il vino si trova in ottima forma e, malgrado l’entità molto limitata della produzione, ha consolidato ulteriormente la sua fama: nel 2011 è stata la terza denominazione, dopo Barolo e Barbaresco, a inserire nel disciplinare le Menzioni Geografiche Aggiuntive, qui definite Nomeranze.

Non è cosa da poco, perché l’attività vitivinicola del comprensorio rischiava di restare a carico della popolazione anziana, per via del progressivo abbandono del territorio, mentre la drastica riduzione della superficie vitata portava a dissesto idrogeologico e declino paesaggistico.

 

Tra gli artefici del successo si annovera una piccola pattuglia di vignaioli, che nel 1985 ha dato vita all’unica cantina sociale del comprensorio. Oggi quella struttura è confluita nel gruppo cooperativo florovivaistico Florcoop ed è conosciuta con l’appellativo Maixei – in dialetto sono i muretti a secco a sostegno dei terrazzamenti – dal 2007. Con una produzione complessiva di circa 45mila bottiglie, frutto del conferimento di una trentina di soci, vinifica ogni anno un quinto della produzione totale del Rossese di Dolceacqua, declinandolo in diverse tipologie. La gamma, affidata alle competenti mani dell’enologo Fabio Corradi e del suo staff, dà spazio anche a Pigato e Vermentino, insieme a una piccola quantità di olio extra vergine di oliva monocultivar Taggiasca.

Nella ricostruzione storica del percorso compiuto dall’uva Rossese per acclimatarsi nella Riviera Ligure di Ponente, in particolare nell’Imperiese, la teoria più accreditata si basa sulla stretta analogia genetica con il Tibouren, un vitigno provenzale dalla tenue impronta cromatica, che oltreconfine è spesso elaborato in uvaggio con altre varietà.

Curiosamente, nel Registro Nazionale delle varietà di vite idonee alla produzione di vino il Rossese è iscritto fin dal 1970 come singolo vitigno, senza sinonimi, eppure in Liguria si identificano due tipologie: quella utilizzata per il Dolceacqua è chiamata Rossese di Ventimiglia, per distinguerla dal Rossese di Campochiesa, più diffuso lungo la costa, soprattutto nell’Albenganese, da cui si ricava un vino dalla beva più immediata. Il Rossese risulta pressoché assente nella Riviera di Levante, come in tutto il resto d’Italia.

È l’alberello di tradizione mediterranea la forma di allevamento prevalente, soprattutto nei vigneti più datati, che talvolta ospitano piante centenarie: nella stagione calda le chiome ombreggiano piede e radice, proteggendoli dall’azione diretta dei raggi solari.

Fino a pochi mesi fa il vertice qualitativo di Maixei era rappresentato dal Rossese di Dolceacqua Barbadirame, dal soprannome di Mario Raimondo, artista, pittore e scultore locale, nominato anche da Pablo Picasso, in genere poco incline a citare i suoi giovani discepoli.

Nella vendemmia 2023 è stato prodotto in soli 3mila esemplari un Rossese di altrettanto lignaggio, proveniente da una delle trentatré Nomeranze, denominata Pini e situata nel comune di Soldano, in Val Verbone. Quale migliore occasione per metterlo Sotto la lente?

La forte pendenza del terreno impone una raccolta a mano delle uve, che sono poi ulteriormente selezionate al loro arrivo in cantina e sottoposte a una pigiatura soffice. La successiva fase di fermentazione avviene a temperatura controllata di circa 30 °C; la macerazione sulle bucce si protrae per una settimana, per ottimizzare l’estrazione del colore e delle componenti strutturali. La fermentazione malolattica e la lunga maturazione sono condotte in botti grandi da 25 ettolitri.

Un manto rubino intenso con balza granato anticipa intriganti sentori di ciliegia, fragola in confettura, rosa canina, liquirizia, cardamomo e un refolo di erbe aromatiche. L’assaggio, avvolgente e di suadente eleganza, è finemente intarsiato da tannini setosi e lascia presagire un futuro longevo.

A tavola lo troviamo in accompagnamento al piatto tipico del territorio, la capra con i fagioli, ma sposa mirabilmente formaggi stagionati e carni rosse alla brace.

 

Rossese di Dolceacqua Doc Pini 2023 – Maixei

Rossese 100%

 

In apertura, foto di Ilaria Santomanco

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