Sotto la lente

Andrea Felici, a tutto Verdicchio

È innegabile il successo che il celeberrimo vitigno marchigiano riscontra sui mercati internazionali, grazie alla peculiarità di assicurare al vino eleganza, struttura e longevità, e alla sua versatilità, che lo porta a essere declinato come vino fermo, spumante e passito

Antonello Maietta

Andrea Felici, a tutto Verdicchio

Alzi la mano chi non ha mai assaggiato un sorso di Verdicchio. È quasi impossibile, perché stiamo parlando di uno dei vini bianchi più blasonati e conosciuti del panorama enologico italiano.

È considerato autoctono delle Marche, dove è presente da parecchi secoli, ma la prima testimonianza scritta appare solo nel 1557, nel Libro di agricoltura utilissimo, ossia la versione italiana della Obra de agricultura, scritta nel 1513 dall’agronomo spagnolo Gabriel Alonso de Herrera e tradotta dal notaio e letterato Mambrino Roseo da Fabriano. L’attestazione successiva compare qualche decennio dopo nel De naturali vinorum historia del medico e filosofo Andrea Bacci, nel 1596. Il fatto che sia Mambrino Roseo sia Andrea Bacci fossero marchigiani conferma il legame consolidato del vitigno con il territorio già nel XVI secolo.

In epoca più recente, per accrescere la fama e la diffusione del vino, una storica realtà del comprensorio, Fazi Battaglia, bandì un concorso per realizzare una bottiglia specifica per il Verdicchio. Si aggiudicò la vittoria, nel 1953, l’architetto Antonio Maiocchi, grazie all’insolita bottiglia a forma di anfora che iniziò a essere utilizzata anche da altri produttori. A onor del vero non filò tutto liscio, perché si levarono proteste dalla Francia, che rivendicava la primogenitura di quel modello da parte di un produttore della Provenza. Inoltre, malgrado le buone intenzioni di dare al Verdicchio un aspetto identitario, attualmente si usa l’anfora per i soli “vini di ingresso”, con esclusione dunque dei prodotti più autorevoli.

Rimane comunque innegabile il successo che il Verdicchio riscontra sui mercati internazionali, grazie alla peculiarità di assicurare al vino eleganza, struttura e longevità, e alla sua versatilità, che lo porta a essere declinato come vino fermo, spumante e passito.

La genesi del nome è senza dubbio riferibile al colore dell’uva, che mantiene le sue sfumature verdoline anche a maturazione accentuata.

Il vitigno è iscritto nel Registro Nazionale delle varietà di vite fin dalla prima stesura del 1970, mentre dal 1991 è stata accertata la sua identità genetica con il Trebbiano di Soave e il Trebbiano di Lugana (o Turbiana).

La maggior parte della superficie vitata, circa 2200 ettari, si trova nel comprensorio dei Castelli di Jesi, una delle primissime aree a ottenere la Doc già nel 1968 e nel cui disciplinare è stata inserita nel 1995 la tipologia Riserva, riconosciuta nel 2010 come Docg a sé stante. Altri 400 ettari si trovano nell’areale del Verdicchio di Matelica.

Leopardo Felici

Tra le realtà più apprezzate del territorio, merita attenzione quella fondata nel 1978 ad Apiro, in provincia di Macerata, da Andrea Felici, in continuità con una lunga tradizione familiare nel settore. Oggi l’azienda è guidata dal figlio Leopardo, che dopo una brillante carriera nella ristorazione tra Londra e l’Italia, che lo ha visto nel ruolo di sommelier anche all’interno della mitica Enoteca Pinchiorri a Firenze, nel 2007 è tornato a casa per dedicarsi esclusivamente all’attività vitivinicola.

Antonello Maietta, a sinistra, con Leopardo Felici

I vigneti occupano una superficie di circa 12 ettari nella zona più a sud dei Castelli di Jesi, ai piedi dell’Appennino, dove le condizioni ambientali sono molto simili a quelle dell’areale di Matelica, separata da Apiro solo dai rilievi del Monte San Vicino. Qui le forti escursioni termiche influenzano tutto il ciclo biologico della vite fino alla vendemmia, che è posticipata di almeno una decina di giorni rispetto alle colline attorno a Jesi, maggiormente condizionate dalla vicinanza dell’Adriatico.

Dalla cantina escono mediamente 100mila bottiglie, di cui poco più di 6mila in versione Riserva, vinificate soltanto in acciaio o in cemento, senza utilizzo del legno, per preservare l’identità varietale del Verdicchio, unico vitigno coltivato in azienda.

Alle due sole etichette che hanno accompagnato fin qui il percorso aziendale, dalla vendemmia 2024 si è affiancato anche un Verdicchio di Matelica, realizzato in collaborazione con un produttore dell’Alta Vallesina.

Sotto la lente mettiamo Il Cantico della Figura, il loro Castelli di Jesi Verdicchio Riserva Classico, proveniente dall’omonima vigna di oltre cinquant’anni situata nella località San Francesco. Nel nome del vino c’è un evidente richiamo al componimento del Santo di Assisi, accompagnato dal riferimento alla Chiesa della Figura, il Santuario di Apiro dedicato alla Madonna della Misericordia, così definito per la presenza di un affresco che ritrae il volto della Vergine, appunto la Figura.

Il processo produttivo prevede basse rese per ettaro, con vendemmia manuale in cassette effettuata nella prima decade di ottobre, quando le uve si trovano in condizioni di perfetta maturazione. Dopo la pressatura il mosto fermenta sulle bucce per due settimane in vasche di cemento vetrificato, gli stessi recipienti utilizzati per la successiva sosta sui lieviti di dodici mesi. Protetto dal tappo stelvin, affronta un lunghissimo affinamento in bottiglia prima di entrare nel circuito commerciale.

Paglierino intenso screziato da preziosi bagliori dorati. Profuma di zenzero, cedro candito, miele di corbezzolo, confettura di albicocca, fiore di sambuco e finocchietto selvatico, con un refolo iodato nel finale. Una vibrante freschezza, coniugata con una invitante sapidità, bilancia perfettamente l’avvolgente morbidezza, in un’interminabile progressione gustativa, lasciando presagire un lungo potenziale di evoluzione nel tempo.

Lo serviamo tra i 12 e i 14 °C, in abbinamento a piatti a base di crostacei o pescato nobile, anche lievemente speziati, come gli scampi al curry o la tagliata di tonno rosso con semi di sesamo.

 

Castelli di Jesi Verdicchio Riserva Classico Docg Vigna Il Cantico della Figura 2021 – Andrea Felici

Verdicchio 100% – 14% vol.

In apertura e all’interno, foto di Ilaria Santomanco

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