Contini 1898, la più antica cantina di Sardegna
Il prezioso Antico Gregori Riserva 1991, prodotto solo nelle annate eccezionali, ha trascorso 33 anni in botti scolme, protetto da un velo di flor. Un fulgido esempio di maturazione ossidativa

Lungo la costa centro-occidentale della Sardegna, un areale conserva innumerevoli reperti storici e una ricchezza naturalistica infinita. È la penisola del Sinis, un variopinto campionario di ambienti terresti e lacustri che degradano verso spiagge dai finissimi granelli di quarzo, creati dall’erosione delle rocce ad opera del vento e dell’acqua.
Queste terre sono abitate da millenni, come dimostra, nell’appendice meridionale, la zona archeologica di Tharros, che fu dapprima villaggio nuragico, poi colonia fenicia, porto cartaginese, città romana e capoluogo in età bizantina, per diventare in seguito la capitale del Giudicato d’Arborea fino al 1070.
Il circondario è punteggiato da scoperte archeologiche straordinarie, come le statue dei Giganti di Mont’e Prama, custodite nel museo di Cabras, oppure l’insediamento di Sa Osa, dove sono stati rinvenuti vinaccioli risalenti alla civiltà nuragica, databili fra il 1500 e il 1300 a.C., attribuiti a varietà a bacca bianca: una testimonianza che qui la vite era già in uno stadio avanzato di domesticazione prima dell’arrivo dei Fenici.
Gli studi non hanno potuto certificare che si trattasse di un consanguineo dell’odierna Vernaccia di Oristano o di un suo antenato, ma è innegabile la presenza storica del vitigno, così come lo conosciamo oggi, nel comprensorio del Sinis e della bassa valle del fiume Tirso. Certa, invece, è l’origine del nome, che deriva dal latino vernaculus (ossia indigeno, del luogo), usato anche in altre zone d’Italia per definire vitigni per nulla affini tra di loro.
Il legame della Vernaccia con il territorio qui è pressoché inscindibile, grazie anche al clima mediterraneo del Golfo di Oristano, con inverni miti ed estati calde ma ben ventilate, in perfetta simbiosi con i suoli alluvionali, sabbiosi e leggermente argillosi della bassa valle del Tirso. Il fiume nel suo percorso plasma lagune, stagni e paludi, donando fertilità ai terreni, distinti con i termini Bennaxi per quelli più alluvionali, profondi, freschi e vicini alle rive, e Gregori per i terreni più antichi a matrice ciottolosa con inserti di argilla.
Non è dunque casuale che nel 1898 nella cittadina di Cabras, nel frattempo divenuta il fulcro economico e culturale del Sinis, Salvatore Contini e sua moglie Anna Maria Dessì posero la prima pietra di quella che oggi è accreditata come la più antica cantina della Sardegna. Una raccomandazione: si legge Còntini, con l’accento sulla o.
Dopo la scomparsa di Salvatore, nel 1936, il testimone passò al figlio Attilio, che grazie alle sue doti imprenditoriali incrementò la capacità produttiva della cantina. Tra gli anni Sessanta e Settanta si raggiunse l’apice della produzione regionale. La Vernaccia di Oristano divenne dunque il vino più famoso dell’isola, un successo suggellato nel 1971 con il riconoscimento della prima Doc di Sardegna.
Alla morte di Attilio, nel 1980, gli subentrarono i figli Salvatore (detto Totino), Antonio e Paolo, che già collaboravano attivamente in azienda. Oggi troviamo la quarta generazione, rappresentata dai cugini Alessandro, figlio di Salvatore, e Mauro, figlio di Antonio, mentre allo zio Paolo è stato affidato l’incarico di presidente onorario. A loro si deve la profonda ristrutturazione della cantina, avviata nel 2022, per renderla più funzionale all’accoglienza turistica, nel pieno rispetto della memoria dei luoghi.
Del resto, tutto in casa Contini rimanda alle tradizioni locali, a partire dal logo aziendale che raffigura “su fassoi”, la tipica imbarcazione in giunco palustre, utilizzata fino agli anni Settanta dai pescatori di muggini nello stagno di Cabras. Gli stessi nomi delle linee produttive richiamano il territorio, come quella dedicata ai Giganti, oppure La Sartiglia, giostra cavalleresca che da secoli si svolge a Oristano in occasione del Carnevale.
Sul versante produttivo, la famiglia Contini ha saputo interpretare efficacemente l’evoluzione del gusto e le aspettative dei consumatori attraverso un’attenta modulazione della gamma, che oggi non è più orientata solo sulla Vernaccia, ma comprende numerose uve tradizionali, come Vermentino, Moscato e Cannonau, i riscoperti Nieddera, Caddiu, Muristellu, e in piccola parte gli internazionali Merlot, Cabernet e Syrah.
La superficie vitata a disposizione è di circa 200 ettari, sparsi nelle zone più vocate della regione, di cui la metà tra il Sinis e la valle del Tirso, per tradurre fedelmente le peculiarità di ciascun vitigno. La produzione totale raggiunge la ragguardevole cifra di un milione e ottocentomila bottiglie, mantenendo sempre elevati standard qualitativi.
Seguendo le tracce storiche della Vernaccia di Oristano, sotto la lente mettiamo l’Antico Gregori, il vino al vertice di una linea specifica, prodotto molto di rado, solo nelle annate eccezionali.
Le uve provengono da impianti allevati ad alberello per le vigne più datate, a spalliera (guyot e cordone speronato) per quelle più recenti, con rese per ettaro intorno ai 30/40 quintali. Come suggerisce il nome, la matrice del terreno è classificata “Gregori”, il suolo migliore per questa varietà. La raccolta avviene a metà ottobre. Appena giunti in cantina, i grappoli sono avviati a una spremitura soffice con fermentazione a temperatura controllata. Si passa poi a una lunghissima permanenza in botti scolme per favorire la risalita dei lieviti e la formazione del velo di flor in superficie, i due aspetti più significativi per determinare l’evoluzione del vino nel tempo. Nel caso dell’annata 1991, la maturazione ossidativa in botte è durata 33 anni, completata con l’aggiunta di una piccola quantità, mai superiore al 15%, di Vernacce ancora più vecchie.
Ambra luminoso intarsiato da preziosi riflessi topazio. L’ampiezza olfattiva è di straordinaria complessità: spazia su note di elicriso, fiori di lavanda essiccati, scorza d’arancia amara, datteri, fichi secchi, miele di castagno, nocciole e mandorle tostate, caramello, in un tripudio sensoriale che si può sintetizzare con il termine dialettale “murruai”, riservato alle migliori espressioni di Vernaccia. L’assaggio combina alla perfezione il sorso generoso e asciutto con una vitalizzante sapidità, che si spinge verso una scia rinfrescante di interminabile lunghezza.
Servito tra i 16 e i 18 °C, è un eccellente vino da conversazione, mentre abbassando la temperatura di un paio di gradi accompagna superbamente formaggi erborinati e preparazioni a base di bottarga di muggine.
Vernaccia di Oristano Doc Antico Gregori Riserva 1991
Vernaccia di Oristano 100% – 18,5% vol.
In apertura, foto di Ilaria Santomanco
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