Sotto la lente

Il Bricco del Bosco Vigne Vecchie Riserva

Un nome lungo e articolato, proprio come il suo profilo organolettico, per il Grignolino del Monferrato Casalese della famiglia Accornero, storica realtà piemontese che coltiva la vite sin dalla fine dell’Ottocento, dando risalto ai due grandi vitigni del territorio: Barbera e Grignolino

Antonello Maietta

Il Bricco del Bosco Vigne Vecchie Riserva

Gli Accornero esercitano l’attività di viticoltori a Vignale Monferrato fin dal lontano 1897. Già il toponimo “Vignale” richiama nitidamente la spiccata vocazione viticola dell’areale, nel contesto collinare del Monferrato, con questa cittadina situata quasi al centro di un triangolo ideale che ha come vertici Casale Monferrato, Asti e Alessandria.

L’azienda, guidata da Ermanno Accornero, dopo la prematura scomparsa del fratello Massimo nel 2004, dispone di circa 25 ettari vitati, che assicurano una produzione intorno alle 150mila bottiglie.

Nell’articolata gamma produttiva, in cui sono presenti tutti i vitigni tradizionali, svettano i due grandi alfieri del territorio: Barbera e Grignolino.

Ermanno Accornero (foto tratta dal sito aziendale)

L’origine del nome Grignolino sembrerebbe derivare dall’antico termine dialettale “grignòle”, ossia i vinaccioli, molto abbondanti in questa varietà e responsabili della sua marcata tannicità. Un’altra teoria lo legherebbe a “grigné”, sempre in dialetto, a indicare l’espressione che si dipinge sul volto di chi lo assapora per via dei tannini. Passando ai dati certi, il Grignolino è citato per la prima volta in un atto d’affitto del 1249, trascritto dai monaci del Capitolo di Sant’Evasio di Casale Monferrato. Quasi un secolo dopo, nel 1337, il vino “Grignolerii” compare nell’inventario dell’Abbazia di San Giusto di Susa.

Veniamo ai giorni nostri: nel 2016 è nata l’Associazione Monferace – e gli Accornero sono tra i dodici soci fondatori – per tutelare le espressioni più nobili del Grignolino; per questo si è dotata di un disciplinare di produzione ancora più restrittivo di quello della Doc.

Sotto la lente mettiamo il Grignolino del Monferrato Casalese Bricco del Bosco Vigne Vecchie Riserva, un nome lungo e articolato, proprio come il suo profilo organolettico. Il Bricco del Bosco occupa circa due ettari all’interno di quattro particelle del foglio mappale n. 1 del comune di Vignale. Questa Riserva si ottiene però solo dalla selezione delle vigne più vecchie, impiantate nel 1961. Le rese sono bassissime, nell’ordine di 35 ettolitri per ettaro, ma assicurano un vino che si fa ricordare.

Dopo la vendemmia le uve fermentano a contatto con le bucce per oltre un mese; seguono 30 mesi in tonneau di rovere e altri due anni di affinamento in bottiglia.

La veste è affascinante: un colore granato antico screziato da tenui riflessi aranciati. Il naso è prezioso: ricorda ciliegie sotto spirito, confettura di fragoline, chinotto, chiodi di garofano, bastoncino di liquirizia, caffè, con un finale balsamico di eucalipto. Al palato risulta perfettamente equilibrato, grazie a un tannino ben espresso che accompagna le vellutate morbidezze lungo un finale gustoso e interminabile.

È un vino da carni rosse alla brace, oppure da pietanze in umido. Un esempio? La lepre in civet, piatto tipico piemontese.

Va servito intorno ai 16 °C.

 

Grignolino del Monferrato Casalese Doc Bricco del Bosco Vigne Vecchie Riserva 2019 – Accornero grignolino 100%

 

In apertura, foto di Ilaria Santomanco

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