Il Cagnulari Ultimastella di Gavino Delogu
Un vitigno sardo che rischiava l’estinzione è oggi il portabandiera di Ùsini, nel Sassarese. Siamo al centro dell’areale storico del Coros, nel Logudoro. Le uve provengono da un unico vigneto collinare esposto a sud. L’assaggio è tonico e appagante

Ùsini è un piccolo comune sardo, in provincia di Sassari, situato al centro dell’areale storico del Coros, nel Logudoro. L’etimologia del suo nome probabilmente deriva dal greco euxénos, o dal latino euxinus, di pari significato, ossia “paese ospitale”. Di certo le dolci colline su cui è adagiato il borgo e l’innata propensione dei suoi abitanti all’accoglienza hanno contribuito a consolidare questa definizione.
La vocazione agricola è testimoniata da 380 ettari di oliveti e 350 di vigneti, attorniati da altri 200 ettari di carciofaie, le produzioni più tradizionali dell’isola. Se in futuro dovesse nascere un’associazione dedicata alle città del carciofo, siamo sicuri che Ùsini vi entrerebbe di diritto, così come già da lungo tempo aderisce all’Associazione Nazionale Città del Vino e a quella delle Città dell’Olio.
Nella produzione locale il Vermentino – qui declinato al femminile, ovvero “Vermentina” – e il Cannonau sono affiancati dal Cagnulari, vero e proprio orgoglio del territorio. Si tratta di un vitigno autoctono a rischio di estinzione, riscoperto e valorizzato nei primi anni Settanta da Giovanni “Billìa” Cherchi, il produttore che fece conoscere il nome di Ùsini nel contesto vitivinicolo italiano di qualità.
Sulle origini del Cagnulari non vi sono ancora certezze; tuttavia, date le sue affinità genetiche con il Bovale, si può ipotizzare che sia stato anch’esso introdotto in Sardegna durante la dominazione spagnola. È caratterizzato da un elevato contenuto di sostanze coloranti e di polifenoli, motivo per cui in passato era impiegato per rinvigorire altre varietà che ne erano carenti.
Dal punto di vista normativo, il Cagnulari può essere declinato all’interno della Doc Alghero, che interessa otto comuni del comprensorio, oppure nell’Igt Isola dei Nuraghi, che abbraccia l’intera regione, ma i tempi potrebbero essere maturi per una denominazione territoriale più specifica.
Per dare un’idea dell’apprezzamento di cui gode questo vitigno in ambito locale, dei 320 ettari complessivi coltivati in Sardegna, più della metà si trovano nel comune di Ùsini, dove hanno sede undici aziende vitivinicole.

Gavino Delogu
Quella di Gavino Delogu, fondata nel 2016, è tra le più recenti, malgrado la famiglia sia attiva in vigna da tre generazioni. La superficie vitata conta poco più di tre ettari, con una produzione in via di incremento, orientata su Vermentino, Cannonau e Cagnulari, tutti vinificati in purezza e identificati in etichetta con un riferimento alle stelle.

Gavino Delogu con Antonello Maietta
Il Vermentino, realizzato in 1300 bottiglie, si chiama Primastella perché, per utilizzare le parole di Gavino, “la prima stella della sera appare luminosa all’orizzonte al calar del sole e indica al vignaiolo che è ora di rientrare a casa”.
Istellamanna, ossia la stella polare, è un Cannonau prodotto in soli 700 esemplari e dedicato al papà, suo punto di riferimento e costante esempio da seguire.
Sotto la lente mettiamo il Cagnulari denominato Ultimastella, perché “l’ultima stella della notte è ancora lì nel cielo quando albeggia e il vignaiolo inizia la sua giornata di lavoro tra i vigneti”. Anche in questo caso la produzione è limitata, attestandosi intorno a un migliaio di bottiglie, rigorosamente numerate.
Le uve provengono da un unico vigneto collinare esposto a sud, impiantato su terreni argillosi con una buona presenza di calcare. Dopo la vendemmia, intorno alla metà di settembre, segue una vinificazione tradizionale in rosso condotta in recipienti d’acciaio, dove poi riposa per circa sei mesi.
Mette in evidenza un manto rubino intenso, intarsiato da vivide sfumature porpora. Il bouquet è modulato su sentori di rosa canina, mora di rovo, ribes nero e amarena candita, con accenni di erbe mediterranee. L’assaggio è tonico e appagante, grazie a una coesione gustativa senza protagonismi tra una ricca dotazione calorica e un tannino ben integrato.
Servito alla temperatura di 16 °C si abbina felicemente ai primi piatti di pasta fresca, anche ripiena, accompagnati da condimenti saporiti, come gli “andarinos”, la pasta tipica di Ùsini, condita con il “ghisadu” un sugo rosso realizzato con diversi tipi di carne tagliati a pezzettoni.
Alghero Cagnulari Doc Ultimastella 2022 – Gavino Delogu
Cagnulari 100%
In apertura e all’interno, foto di Ilaria Santomanco
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