Sotto la lente

Il tocco soave di Inama

Dal comprensorio del Soave Classico ai Colli Berici, l’azienda da sessant’anni mostra una visione imprenditoriale originale e anticipatrice di tendenze. Sotto la lente il Soave Classico Foscarino, ottenuto da una selezione di vecchie vigne di Garganega

Antonello Maietta

Il tocco soave di Inama

Il Veneto vanta la maggior superficie vitata e la più alta produzione di vino in Italia. Parliamo di cifre significative, con oltre 90mila ettari di vigne, da cui si ricavano circa 10 milioni di ettolitri di vino, quasi il 20 per cento del prodotto nazionale.

Questi numeri non devono trarre in inganno, perché la regione è punteggiata da numerose realtà di medie e piccole dimensioni che assicurano elevati standard qualitativi, svolgendo contestualmente un ruolo socioeconomico di presidio del territorio e di valorizzazione della produzione vitivinicola.

L’azienda Inama è tra queste. Fondata nel 1965, esattamente sessant’anni fa, da Giuseppe Inama con l’acquisto del suo primo vigneto alle pendici del Monte Foscarino, all’interno dell’odierno comprensorio del Soave Classico, si è sempre caratterizzata per una visione imprenditoriale originale e anticipatrice di tendenze. Anche l’ingresso in azienda del figlio Stefano nei primi anni Novanta non è stato per nulla canonico, poiché il suo esordio non è avvenuto con il Soave, il vino della tradizione locale, bensì con il Vulcaia, un Sauvignon di grande successo che tuttora caratterizza la gamma produttiva in due declinazioni.

Matteo, Alessio e Luca, i figli di Stefano, rappresentano la terza generazione, e sono animati dallo stesso entusiasmo e spirito di iniziativa ereditati dal nonno, ora scomparso.

Dalla cantina escono circa 700mila bottiglie all’anno, grazie a una superficie vitata di oltre sessanta ettari, suddivisa in egual misura tra due areali differenti tra loro – il Soave Classico e i Colli Berici – con peculiarità produttive altrettanto nitide.

Il comprensorio del Soave Classico è caratterizzato da un terreno di basalto lavico di origine vulcanica, pressoché unico in tutto il Nord Italia. Qui, tra i comuni di Monteforte d’Alpone, Soave e Costalunga, l’azienda realizza solo vini bianchi da uve Chardonnay, Sauvignon e Garganega. Quest’ultima, vinificata in purezza, dona eleganza e carattere a ben quattro tipologie di Soave, dal fragrante Vin Soave ai più complessi Foscarino e Carbonare (dal nome delle unità geografiche previste dal disciplinare), fino al sontuoso I Palchi.

I vini rossi provengono invece dalla vicina provincia di Vicenza, nel territorio dei Colli Berici, fra i comuni di Lonigo e San Germano dei Berici, dove per tradizione allignano le varietà bordolesi, tra le quali svetta il Carmenère. La famiglia Inama ha identificato questo comprensorio come il più vocato e ha avviato il progetto più ampio in Europa per il recupero, lo studio e la valorizzazione di tale varietà, presentando nel 2009 il primo Carmenère Riserva, con l’etichetta Oratorio di San Lorenzo. I terreni sono composti da argille rosse e calcare marino, mentre le colline sono state plasmate nell’antichità dal sollevamento della crosta terrestre generato dalla pressione magmatica del sottosuolo, un fenomeno definito scientificamente “bradisismo”. Non è casuale che il primo vino prodotto già nel 1997 nei Colli Berici – un taglio di Cabernet Sauvignon, Carmenère e Cabernet Franc – sia stato chiamato proprio Bradisismo.

Per rendere omaggio al fondatore dell’azienda, sotto la lente mettiamo il Soave Classico Foscarino, proveniente dall’omonima unità geografica, ottenuto da una selezione di vecchie vigne di Garganega, allevate tuttora con il sistema della pergola veronese.

La Garganega è la varietà che vanta la maggior storicità del comprensorio: si ipotizza che fu introdotta qui duemila anni fa dai Romani con il nome di grecanicum, appellativo con cui erano definite le uve provenienti dalla Grecia.

Come da tradizione, per preservare il corredo aromatico e l’integrità delle componenti estrattive, la vendemmia avviene nel mese di ottobre. Dopo un’accurata selezione, le uve sono avviate a una pigiatura soffice, con una macerazione sulle bucce di alcune ore. Si procede poi con una decantazione statica e la successiva fermentazione condotta per il 30 per cento in acciaio, per un altro 30 per cento in botti grandi di rovere e per la parte restante in barrique di terzo e quarto passaggio. Segue una lunga sosta sulle fecce fini, con bâtonnage ogni sei settimane, per concludere con l’affinamento in bottiglia per circa sei mesi.

Sfoggia un manto paglierino intenso e luminoso, con bagliori dorati. Il ventaglio olfattivo si apre su sentori floreali di gelsomino e sambuco, seguito da cenni di pesca gialla, uva spina, miele di corbezzolo, mandorla e nocciola tostate, per sfumare in un garbato effluvio minerale e iodato nel finale. Anche al sorso ha stoffa da vendere grazie al perfetto bilanciamento tra una calibrata dotazione calorica e una invitante sapidità, che incrementano la persistenza aromatica e lasciano presagire una lunga evoluzione nel tempo.

Una temperatura di servizio intorno ai 12 °C mette in risalto i tratti di freschezza, che lo rendono il compagno ideale per primi piatti saporiti a base di pesce o di verdure, ma è con il baccalà mantecato che dà il meglio di sé.

 

Soave Classico Foscarino Doc 2022 – Inama

Garganega 100% – 12,5% vol.

 

In apertura, foto di Ilaria Santomanco

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