Sotto la lente

Il vitigno Lacrima, perla nelle mani di Stefano Mancinelli

Era il 1985 quando si riuscirono a superare le obiezioni della Regione Piemonte, che vedeva nel nome Morro d’Alba un possibile equivoco con la celebre cittadina nel Cuneese. La peculiarità di questo vitigno marchigiano sta nell’uva che, a maturazione raggiunta, tende a fessurarsi lasciando “lacrimare” il succo. Il vino ha sentori di rosa rossa, fiori di lavanda essiccati, confettura di ciliegia e succo di mirtillo

Antonello Maietta

Il vitigno Lacrima, perla nelle mani di Stefano Mancinelli

Si dice che trovarsi nel posto giusto al momento opportuno rappresenti una circostanza favorevole per intraprendere un’attività di successo.

È molto probabile che un personaggio intraprendente come Stefano Mancinelli la sua strada verso la gratificazione professionale l’avrebbe trovata comunque, ma è altrettanto vero che il suo ritorno a casa, a Morro d’Alba, dopo aver completato gli studi di Agraria a Firenze, coincide con l’anno di approvazione del disciplinare del Lacrima di Morro d’Alba, un vino la cui zona di produzione si estende soltanto su sei comuni in provincia di Ancona.

Era infatti il 1985 quando, finalmente, si riuscirono a superare le obiezioni della Regione Piemonte, che vedeva in quel nome un possibile equivoco con la cittadina di Alba, epicentro di una fiorente produzione vitivinicola nel Cuneese. Una soluzione di buon senso, perché il piccolo borgo di Morro d’Alba e l’areale circostante, con soli sette ettari dedicati all’epoca al vitigno lacrima, non avrebbero potuto in alcun modo impensierire la capitale delle Langhe.

 

Il nome curioso di questa varietà deriva dal fatto che gli acini, caratterizzati da una buccia spessa e ricca di polifenoli, a maturazione raggiunta tendono a fessurarsi lasciando gocciolare, “lacrimare”, il succo. Durante la fermentazione le uve rilasciano antociani, tannini e sostanze aromatiche, tra cui il geraniolo, che conferisce i tipici sentori di rosa.

Stefano si mise subito al lavoro rivoluzionando completamente non solo l’attività agricola di famiglia, ma anche le tecniche di vinificazione fino ad allora adottate. Studiò a lungo quelle uve, che davano un vino ruvido e scontroso, e lo trasformò in una perla enologica dotata di grazia ed eleganza, grazie a un’accurata selezione in vigna e una drastica riduzione dei tempi di macerazione.

Oggi Mancinelli è un’azienda agricola modello, che si estende su circa 60 ettari, di cui 25 vitati. Si coltivano in prevalenza Lacrima e Verdicchio – l’altro vitigno di razza del territorio –, entrambi vinificati in purezza, senza ricorrere all’utilizzo di altre varietà consentite dai rispettivi disciplinari fino al 15%, e sono declinati in diverse tipologie, anche passito. Su questi terreni sono impiantati 2500 olivi di cultivar tradizionali del Centro Italia, come Frantoio, Leccino, Raggia e Raggiolo, trasformate in un pregiato olio extra vergine di oliva nel proprio frantoio. Una prerogativa dell’azienda, pressoché unica nel panorama agricolo italiano, è infatti quella di riunire nello stesso complesso che ospita la cantina anche un frantoio e un impianto di distillazione, dal quale si ottengono grappe di elevata qualità partendo da vinacce freschissime.

Mettiamo dunque sotto la lente il Lacrima di Morro d’Alba nella versione Superiore, ossia quello più strutturato, vinificato esclusivamente in acciaio, con un’evoluzione di un paio d’anni dalla vendemmia.

Carminio intenso con bagliori rubino. Emana sentori di rosa rossa, fiori di lavanda essiccati, confettura di ciliegia e succo di mirtillo, intrecciati a refoli speziati di cardamomo e chiodi di garofano. L’assaggio è avvolgente, connotato da tannini finissimi e perfettamente integrati in una calibrata dotazione calorica.

Servito a una temperatura di circa 16 °C, per evidenziare la sua proverbiale freschezza, si abbina con il tradizionale ciauscolo o i succulenti vincisgrassi.

 

Lacrima di Morro d’Alba Superiore Doc 2022 – Mancinelli

Lacrima 100%

In apertura, foto di Antonello Maietta

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