Sotto la lente

Occhi puntati su “La Firma” di Cantine del Notaio

In uno dei luoghi più suggestivi del Sud Italia, nel nord della Basilicata, dove il vitigno più diffuso e storicamente accreditato è l’Aglianico, a Rionero in Vulture, il 5 ottobre 1998, giorno del suo quarantesimo compleanno, Gerardo Giuratrabocchetti ha fondato, insieme con la moglie Marcella Libutti, un’azienda che porta con sé una lunga tradizione agricola

Antonello Maietta

Occhi puntati su “La Firma” di Cantine del Notaio

Chissà se fu l’antenato dell’odierno Aglianico del Vulture a ispirare a Orazio il verso Nunc est bibendum, “Ora bisogna bere”. Il poeta latino era originario di questi luoghi – di Venosa per la precisione –, amava la buona tavola ed era affascinato dalla bellezza del territorio.

L’areale del Vulture, nel nord della Basilicata, al confine con la Puglia e la Campania, è dominato dal maestoso vulcano spento, i cui crateri principali ospitano oggi i due laghi di Monticchio. Le pendici sono ricche di sorgenti di acqua purissima, che viene imbottigliata in loco e commercializzata da aziende di caratura internazionale.

Il vulcano non è più attivo da circa 130mila anni, ma fenomeni vulcanici secondari si sono verificati anche in epoca contemporanea. Il materiale eruttivo che si è depositato nel corso dei millenni ha creato terreni particolarmente adatti a ospitare la vite; sono infatti caratterizzati da una composizione variegata, un’alternanza di suoli diversi, come tufi vulcanici e tufi di deposito arenario, che svolgono una preziosa azione di riserva idrica nei siccitosi mesi estivi. Pure le condizioni climatiche, con luce prolungata e forti escursioni termiche, contribuiscono a incrementare la qualità delle uve.

Fuori dalle mete turistiche più gettonate, ci troviamo senza dubbio in uno dei luoghi più suggestivi del Sud Italia, dove il vitigno più diffuso e storicamente accreditato è l’Aglianico. In questo pregiato contesto ambientale, a Rionero in Vulture, il 5 ottobre 1998, giorno del suo quarantesimo compleanno, Gerardo Giuratrabocchetti ha fondato Cantine del Notaio insieme alla moglie Marcella Libutti. La sua è una famiglia di lunga tradizione agricola e lui stesso, subito dopo la laurea in Agraria, si è dedicato con passione al settore, anche se il papà Consalvo e il nonno, anch’esso Gerardo di nome, esercitavano la professione di notai. Per render loro omaggio, Gerardo ha deciso di chiamare tutti i suoi vini con termini riconducibili alle pratiche notarili.

Gerardo Giuratrabocchetti, fondatore Cantine del Notaio

Fin dall’inizio particolare attenzione è stata attribuita all’ubicazione dei vigneti: i quaranta ettari di proprietà sono distribuiti su sette areali nelle contrade più vocate, come Rionero, Barile, Ripacandida, Maschito e Ginestra, dove ancora dimorano vigne vecchie di oltre cent’anni. La forte vocazione alla ricerca, alla valorizzazione delle tradizioni e alla sperimentazione ha dato vita anche a un progetto di recupero di vitigni storicamente coltivati in zona, attraverso lo studio del loro germoplasma, in collaborazione con Istituti di Ricerca e Universitari della Basilicata.

Nel corso degli anni l’azienda si è dotata di una moderna cantina di vinificazione, con attrezzature all’avanguardia; tuttavia, buona parte della maturazione dei vini e dell’affinamento in bottiglia degli spumanti avviene ancora nelle grotte sotterranee scavate nel tufo vulcanico.

All’interno di una produzione di quasi 600mila bottiglie, il 70% è occupato dall’Aglianico del Vulture declinato in dieci referenze – cinque vini rossi fermi, un rosso frizzante, due rosati e due spumanti Metodo Classico – che ben sottolineano la versatilità del vitigno.

La gamma si completa con altre sei etichette di vini bianchi da Malvasia, Moscato, Chardonnay e Sauvignon, in purezza o in uvaggio, talvolta con piccole aggiunte di Aglianico vinificato in bianco.

La piccola ma pregiata produzione di olio extra vergine d’oliva, L’Estratto, propone quattro monocultivar: Rotondella, Coratina, Ogliarola del Vulture e Leccino.

Sotto la lente mettiamo l’Aglianico del Vulture “La Firma”, dotato di uno stile contemporaneo che ne ha decretato il successo tra gli appassionati di tutto il mondo, con il limite oggettivo delle sole 25mila bottiglie disponibili ogni anno.

La vendemmia avviene nella prima decade di novembre. Le uve, subito portate in cantina, sono vinificate in acciaio, con una macerazione di circa 20 giorni a contatto con le bucce. In seguito, il vino matura per dodici mesi fra barrique e tonneau in grotte naturali di tufo vulcanico, prima di affrontare un lunghissimo affinamento in bottiglia.

Carminio scuro e impenetrabile, con riflessi granato. Nel corredo olfattivo si intrecciano sentori di violetta, ribes nero, confettura di mirtillo, mora di rovo e liquirizia, intervallati da soffi di mentolo, cannella e tabacco. Al sorso mette in mostra un’appagante tessitura tannica, che dialoga senza sudditanza con una ricca dotazione calorica.

Da assaggiare in abbinamento con carni rosse alla brace, selvaggina in umido e formaggi stagionati, mantenendo la temperatura di servizio intorno ai 18 °C.

 

Aglianico del Vulture Doc La Firma 2018 – Cantine del Notaio

Aglianico 100% – 14% vol.

In apertura e all’interno, foto di Ilaria Santomanco

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