Sontuoso e bevibile il Colleallodole di Milziade Antano
Utilizzato in passato per le celebrazioni religiose, nella versione dolce, il Sagrantino oggi è un vino sontuoso assai rinomato, connotato da una potente dotazione tannica

Unica regione del Centro-Sud a non essere bagnata dal mare, l’Umbria rappresenta il “cuore verde d’Italia” per via dei suoi incantevoli paesaggi agricoli e boschivi: questi ultimi ricoprono addirittura la metà della superficie regionale. A guadagnarsi fin dal 1568 l’appellativo di “ringhiera dell’Umbria” è stata la cittadina di Montefalco: circondata da vigneti e oliveti e arroccata su un colle a 473 metri di altezza, da qui lo sguardo spazia a trecentosessanta gradi sull’intera vallata tra Perugia e Spoleto e dal Subappennino ai Monti Martani. Il borgo, risalente all’epoca romana, si chiamava Coccorone. Il nome fu modificato in quello attuale nel 1240 da Federico II di Svevia, rimasto affascinato dal volteggiare di una nutrita schiera di falchi.
L’areale è strettamente legato al vitigno Sagrantino. Al latino sacer (sacro) rimanda l’etimologia, così come l’uso tradizionale del vino nelle feste e nelle celebrazioni religiose, dove si impiegava la versione dolce, ottenuta dall’appassimento delle uve. Questa pratica offriva anche il vantaggio di smussare gli spigoli dovuti all’elevato tenore di polifenoli, sotto forma di tannini, che tuttora caratterizzano queste uve.
Soltanto nel settembre del 1925, in occasione di una rassegna di vini e oli tenutasi a Montefalco, compare per la prima volta un “Sagrantino asciutto”, ossia vinificato senza residuo zuccherino: questa tipologia troverà la sua diffusione più ampia a partire dagli anni Settanta.
Il riconoscimento della Doc Montefalco Sagrantino per le versioni secco e passito arriva nel 1979, seguito dalla concessione della Docg nel 1992, che mantiene entrambe le tipologie.
La zona di produzione comprende l’intero comune di Montefalco e parte del territorio di Bevagna, Gualdo Cattaneo, Castel Ritaldi e Giano dell’Umbria, tutti ubicati in provincia di Perugia.
Scendendo da Montefalco, prima di dirigersi a Bevagna per ammirare alcune significative testimonianze dell’epoca romana – come i resti del Teatro, o le Terme del II secolo d.C., che conservano al loro interno uno splendido mosaico –, vale la pena fare una piccola deviazione in direzione di Colleallodole, la fattoria di proprietà degli eredi di Milziade Antano.
La famiglia Antano era dedita in origine all’allevamento dei bovini di razza Chianina, ma il richiamo della vite spinse nel 1967 il cavalier Milziade Antano a intraprendere un nuovo percorso.
Dal papà le redini aziendali sono passate a Francesco Antano, oggi coadiuvato dal proprio figlio Giordano per la parte enologica. Nella quindicina di ettari vitati, da cui si ricavano ogni anno circa 70mila bottiglie, il Sagrantino recita il ruolo di primo attore. È declinato come vino secco, passito, ma anche come grintoso complemento del Sangiovese nel Montefalco Rosso. La gamma è completata da un paio di vini bianchi, a base rispettivamente di Trebbiano Spoletino e Grechetto, insieme a una piccola produzione di olio extra vergine da cultivar Moraiolo, Frantoio e Leccino.
Sotto la lente mettiamo il Sagrantino di Montefalco Colleallodole, un vero e proprio cru riconosciuto da sempre ai vertici della Denominazione. Il clima continentale dell’area allunga i tempi di maturazione delle uve: per questo motivo la vendemmia non si effettua mai prima della metà di ottobre. Una rigorosa selezione delle uve precede la fermentazione con i soli lieviti indigeni e una prolungata macerazione sulle bucce. Riposa in tonneau di rovere per 18 mesi, quindi affina a lungo in bottiglia.
Carminio cupo e impenetrabile, con riflessi che tendono al granato. All’olfatto dominano sentori di viola mammola appassita, rosa canina, confettura di mora, ribes nero, seguiti da cenni di cumino, chiodi di garofano, liquirizia e grafite, con refoli balsamici in chiusura. In bocca coniuga struttura sontuosa e bevibilità, grazie a una decisa matrice tannica che tiene a bada la pronunciata alcolicità. Il finale, di lunga persistenza, si arricchisce di richiami alle spezie e alle erbe officinali.
Servito a una temperatura di 18 °C è un perfetto compagno per pietanze in umido a base di cacciagione e selvaggina, magari arricchite nella stagione propizia da lamelle di tartufo nero.
Montefalco Sagrantino Docg Colleallodole 2014 – Fattoria Milziade Antano
Sagrantino 100% – 15% vol.
In apertura, foto di Ilaria Santomanco
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